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Giornata per la sicurezza sul lavoro. Cei: più formazione per ridurre i divari

Il presidente della Commissione per i problemi sociali della Cei mons. Santoro, afferma che qualità dell’ambiente e dignità del lavoratore vanno di pari passo. Trasmettere formazione e competenze per ridurre le diseguaglianze e migliorare la produzione

Marco Guerra - Città del Vaticano

Ricorre oggi la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, promossa dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) con lo scopo di migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Tema del 2018, "Proteggere i lavoratori e l’ambiente". Quest’anno la giornata viene inoltre abbinata a quella per “l’eliminazione del lavoro minorile”, prevista per il 12 giugno, con una campagna internazionale congiunta per migliorare la sicurezza e la salute dei giovani lavoratori.

Per una riflessione sulla qualità del lavoro e la sostenibilità ambientale della produzione abbiamo intervistato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, della Cei:

R. - Questa è una battaglia indispensabile: garantire non solo per chi sta nel luogo della produzione, ma per tutte le città, un ambiente degno, un ambiente in cui i bambini possano respirare, giocare, e anche le persone possano vivere con serenità il loro lavoro. Insieme con questo c’è la grande questione della precarietà del lavoro e soprattutto questa attenzione specifica alla sicurezza nel lavoro. Me ne sono accorto quando ho celebrato i funerali delle vittime del lavoro dell’Ilva: un dolore grande, perché il lavoro è per la vita, non è per la morte. Come ci dice il Papa, gli elementi sono tutti uniti tra di loro, non si può pensare a una cosa senza l’altra: l’ecologia ambientale, l’ecologia sociale, poi anche quella culturale e quella della vita quotidiana.

Quindi i due temi non sono divergenti, come dice proprio il motto della Giornata di quest’anno, “Proteggere i lavoratori e l’ambiente”…

R. - Sicuramente non sono divergenti quando al centro delle attenzioni non sono il consumo e il profitto, come se fossero le cose più grandi, ma sono la qualità del lavoro e la dignità del lavoratore. Perciò, quando l’obiettivo non è il profitto o la pura produzione o, da parte nostra, il consumo, ma è il lavoro. Il lavoro fatto con dignità è una cosa inseparabile dal rispetto dell’ambiente, d’altro canto, si coniuga esattamente con la qualità del lavoro.

Lei ha detto di puntare sulla qualità e infatti ci sono tecnologie che permettono anche di offrire lavoro, offrire tecnologia, industria, in maniera compatibile… Quindi bisogna puntare sull’innovazione?

R. – Certamente, noi non vediamo con paura l’innovazione. Certo, alcuni posti di lavoro saranno ridotti o scompariranno ma diverse altre opportunità si apriranno. Quindi la tecnologia avanzata rende possibile una produzione compatibile. Ma, sempre, la questione fondamentale è il senso del lavoro: la persona si realizza nell’opera, particolarmente i giovani mettono in atto le loro risorse intellettive, le loro risorse relazionali, perciò, realmente, l’attenzione proprio alla qualità del lavoro, al senso del lavoro. Arriviamo anche al punto in cui il puro fatto di aver lavoro non è condizione sufficiente per uscire dalla povertà.

Quindi bisogna guardare anche alla qualità del lavoro che viene offerto…

R. - Certamente e per questo noi insistiamo sul rapporto tra la formazione e il lavoro perché bisogna superare, oltre alla disuguaglianza nord-sud, un’altra disuguaglianza: tra un ceto istruito preparato e aggiornato o aperto all’innovazione tecnologica e un ceto che ha minori competenze, che appunto diventa “parcheggiato”, o senza lavoro o con il lavoro che è segnato sempre da un deficit.

 In vista del primo maggio, la Cei, voi vescovi italiani, avete lanciato anche un messaggio…

R. – ll messaggio che noi abbiamo lanciato è proprio quello di una conversione di mentalità, di un cambiamento di mentalità. Quindi, non solo il diritto al lavoro ma anche l’impegno per la qualità, per la crescita delle competenze nel lavoro. Abbiamo indicato tre punti: rimuovere gli ostacoli per chi vuol creare un buon lavoro - ci sono ancora tanti ostacoli fiscali; avere istituzioni formative - scuole, università, formazione professionale capace di suscitare nei giovani desideri, passioni, ideali, vocazioni; e poi la protezione per i soggetti più deboli.

Ascolta e scarica l'intervista a mons. Santoro

 

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28 aprile 2018, 15:05