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Sisma L’Aquila. Mons. Petrocchi: la città sia messaggio di Resurrezione

A nove anni dal terremoto che colpì L'Aquila, l'arcivescovo del capoluogo abruzzese ricorda le "ferite dell'anima" ancora vive tra la popolazione. Questa notte, dalle 22,30, fiaccolata in ricordo delle 309 vittime del sisma

Fabio Colagrande - Città del Vaticano 

I 309 rintocchi, uno per ogni vittima, della campana della Chiesa di Santa Maria del Suffragio, meglio conosciuto come Anime Sante, alle 3 e 32, ora del terremoto del 6 aprile 2009, hanno concluso la notte dedicata alla memoria. A nove anni dalla tragedia dell'Aquila non si sono attenuati dolore e commozione, sentimenti che hanno segnato i cuori fin dalla fiaccolata che, secondo alcune stime, ha richiamato circa 5mila persone.

Dopo la mezzanotte, nel piazzale è stata deposta una corona di fiori, cerimonia seguita dalla lettura dei nomi delle vittime alla Villa Comunale dove, novità di quest'anno, è arrivato il corteo partito da via XX settembre. Durante l'omelia nel corso della Santa Messa celebrata nella chiesa San Giuseppe Artigiano nella notte, l'arcivescovo del capoluogo abruzzese mons. Giuseppe Petrocchi ha auspicato la ricostruzione delle coscienze e delle anime con amore e solidarietà.

"L'Aquila diventi un messaggio di Resurrezione, non solo per la sua comunità" è l'appello ai nostri microfoni di mons. Petrocchi. Mentre la ricostruzione sul territorio continua, il presule invita a non sottovalutare il "terremoto dell'anima" che nove anni fa ha colpito il cuore, la mente e le relazioni sociali della popolazione della sua diocesi. In un messaggio pubblicato per questo anniversario mons. Petrocchi sottolinea come oggi sia il tempo non solo del "progettare e del fare", ma soprattutto "di ascoltare e incontrare" per ricostruire un tessuto sociale che rischia ancora di essere compromesso.

Il vescovo cita studi dell'Università de L'Aquila che attestano una crescita - nella popolazione locale - di sindromi di ansietà, depressioni e malattie legate al trauma come i tumori e le patologie cardiovascolari. "La ricostruzione - commenta Petrocchi - non può quindi essere solo un'opera ingegneristica, che resta prioritaria, ma anche valoriale, morale, culturale". "Ancora oggi, c'è una comunità che soffre dentro - spiega - e dunque resta fondamentale l'impegno ecclesiale".

"Ma la sfida principale in questa Ottava di Pasqua - conclude l'arcivescovo de L'Aquila - è vivere la rinascita del territorio, dalla morte e dalla distruzione, con un'apertura alla creatività, al futuro. La città deve essere pronta ad accogliere la novità, per diventare, con i fatti e non con le parole, un vero e proprio messaggio di Resurrezione per tutti".

Ascolta e scarica l'intervista a mons. Petrocchi

 

 

 

 

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05 aprile 2018, 14:40