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Croce Rossa. Rocca: “Blocco migranti in Niger non è la soluzione”

Condizioni umanitarie e sostegno allo sviluppo i temi al centro della visita in Niger del presidente della Croce Rossa internazionale. Rocca ha visitato i crocevia dei flussi migratori per pianificare nuovi interventi insieme alle autorità locali.

Marco Guerra – Città del Vaticano

Il Niger è diventato il nuovo crocevia dei migranti che dall’Africa Occidentale tentano di raggiungere le coste libiche per imbarcarsi verso l’Italia e poi risalire fino al cuore del continente europeo, verso le nazioni più ricche e dotate di risorse per l’accoglienza e integrazione.  Il Paese della fascia del Sahel ora rappresenta un vero e proprio “collo di bottiglia” dei flussi migratori che attraversano il deserto africano. Fatto sta che il governo francese, da qualche mese, ha iniziato ad esaminare le domande di asilo di migliaia di persone direttamente in Niger per scoraggiare i traffici di uomini e i pericolosi viaggi nel Mediterraneo. Secondo fonti di Stampa però i funzionari dell’Ofra, l’Agenzia francese per i rifugiati, sono poche unità e non riescono a far fronte alla mole di richieste di asilo. Tutto questo avviene in un Paese dove oltre un milione e 400mila persone hanno bisogno di assistenza alimentare e mentre il centro di transito di Agadez, nel Niger centrale, ha raggiunto una capienza limite.

La missione della Croce Rossa in Niger

Per sincerarsi delle condizioni umanitarie dei migranti, la scorsa settimana il neoeletto presidente della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Francesco Rocca ha visitato proprio le località del Niger interessate dai grandi flussi migratori. Il numero uno della Croce Rossa ha fatto visita anche al centro di Agadez dove ha avuto modo di raccogliere le testimonianze di chi aspira a raggiungere l’Europa e di parlare con le autorità locali riguardo alla gestione di una crisi che diventa sempre più pressante.

Rocca: migranti blocca a Agadez

Gli aspetti più importanti di questa prima missione in Africa del neo presidente della Croce Rossa, sono stati riferiti dallo stesso Rocca a Vaticanews:

La visita a Agadez mi ha provato molto, perché, oltre ad essere la porta verso la Libia, sono migliaia le persone – vite di esseri umani – che restano bloccate in questo limbo, e che ovviamente si trovano senza una via di uscita. Indietro non vogliono tornare, abbiamo parlato a lungo con alcuni di loro; e questo lascia addosso un senso di frustrazione e tanta, tanta amarezza. Per quanto riguarda le autorità – soprattutto ad Agadez in occasione degli incontri con le autorità locali – è stato sottolineato che, più della sicurezza, loro hanno necessità di investimenti e sviluppo: questa è la grande preoccupazione in un’area fortemente depressa”.

Rocca ha poi spiegato anche i problemi di convivenza tra la popolazione locale e la  pressione delle persone migranti che “può essere fonte di ulteriori tensioni”. Rocca ha inoltre riferito che non accennano a diminuire i flussi che “vengono prevalentemente dai Paesi dell’Africa occidentale: Nigeria, Gambia, Senegal, Guinea Conakry e Sudan”.  “Quello che mi ha meravigliato”, ha aggiunto il presidente di Croce Rossa, “è invece il fatto di non aver incontrato i rifugiati che scappano dalla Somalia e l’Eritrea. Questo mi ha lasciato pensare che evidentemente sono già aperte altre rotte, perché comunque noi sappiamo che anche lì il flusso non si è mai interrotto”.

Rocca: oltra la sicurezza serve lo sviluppo

Secondo Rocca, questo è segno che non è soltanto in termini di sicurezza che va affrontato il problema. Se quindi va comunque stroncata ogni attività lucrativa fatta sulla pelle di ogni essere umano, dall’altro lato, “dobbiamo essere consapevoli della necessità di fare di più” in termini di cooperazione e sviluppo. “Non mi sembra che sia più ritornato il tema ‘dell’Aiutiamoli a casa loro’, degli investimenti e della cooperazione”.

Nessuna africano, ha evidenziato Rocca, è contento di lasciare la propria casa. “Chi proviene da quel continente non ha certo dei sentimenti diversi rispetto alla propria casa, famiglia, genitori, figli, e luoghi dell’infanzia e delle radici”. Il tema, afferma in conclusione il leader della Croce Rossa, “è coltivare quel terreno per fare in modo che quelle radici rimangano profonde e ben radicate”. 

Ascolta l'intervista a Francesco Rocca

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01 marzo 2018, 14:26