La Corte d'Assise di Milano durante il processo a Marco Cappato La Corte d'Assise di Milano durante il processo a Marco Cappato 

Per suicidio assistito dj Fabo ricorso alla Consulta. Medici cattolici: no a diritto all'eutanasia

La decisione dei giudici di Milano durante il processo a Marco Cappato. Massimo Gandolfini (Medici cattolici): sconcertante chiedere alla Consulta di sancire come diritto l’aiuto al suicidio

Giancarlo La Vella - Città del Vaticano

Diritto all’autodeterminazione e diritto alla vita. E' nella scelta tra questi due poli che si inserisce la scelta dei giudici di Milano di interpellare la Corte Costituzionale, per decidere alcuni profili di legittimità sull'art. 580 del cod. penale, che disciplina l'istigazione o l'aiuto al suicidio. 

Di questo reato deve rispondere Marco Cappato, accusato di aver accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, il 40 enne milanese, che il 27 gennaio 2017 ha scelto il suicidio assistito in Svizzera.

“E’ sconcertante che si chieda ai giudici della Consulta di sancire come diritto l’aiuto al suicidio”. Lo afferma Massimo Gandolfini, presidente dei Medici cattolici della Lombardia. “È evidente il tentativo di legittimare a colpi di sentenze il suicidio assistito e tutti coloro che propongono la legalizzazione di questa barbara pratica. Qualora la Corte dovesse valutare che il reato di aiuto al suicidio viola i diritti costituzionali dei cittadini si aprirà anche in Italia la strada che porta alle cliniche della morte. Noi restiamo convinti che la magistratura non possa esercitare tali forzature sulla legislazione italiana”, sostiene Gandolfini

Ascolta e scarica l'intervista a Massimo Gandolfini

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

14 febbraio 2018, 19:44