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Tracce di un attentato di Boko Haram a Maiduguri nel nord-est della Nigeria Tracce di un attentato di Boko Haram a Maiduguri nel nord-est della Nigeria 

Violenza senza fine in Nigeria: la denuncia del card. Onaiyekan

Non solo Boko Haram insanguina la Nigeria. Il Paese è afflitto da una violenza diffusa che colpisce chiunque al di là della appartenenze religiose. Il card. Onaiyekan: governo instabile e troppo debole per assicurare sicurezza ai suoi cittadini. Deluse le speranze del popolo.

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Si chiama Salomi Pagu ed e' stata ritrovata in questi giorni, a 4 anni dal suo rapimento da parte dei fondamentalisti islamici di Boko Haram. Si tratta della 86.esima studentessa nigeriana del liceo Chibok tratta in salvo dalle autorità di Abuja. Una buona notizia che riporta però in evidenza un fatto drammatico: nelle mani degli estremisti rimangono ancora un centinaio di ragazze. 

 

Non è solo Boko Haram a mettere in pericolo la vita della popolazione

E' di almeno 20 morti il bilancio di una serie di attacchi condotti dall'etnia dei pastori Fulani che si oppongono ad una nuova legge contro il pascolo libero di bestiame. Oltre 300 persone sono state uccise negli ultimi due anni in scontri fra gli allevatori musulmani e le comunità di agricoltori cristiane dello Stato di Benue, al centro del Paese. Almeno 10 persone sono rimaste uccise mercoledì scorso in un attacco ai danni di una moschea nello stato del Borno, nel nord della Nigeria. Ieri, uomini sospettati di appartenere a gruppi di criminalità organizzata, hanno ucciso sette persone nella Nigeria sud-orientale, pochi giorni dopo una sparatoria all'esterno di una chiesa che ha fatto 16 vittime.

 

In Nigeria c'è una situazione d'insicurezza su cui il governo non riesce ad intervenire

E non sono state ancora liberate le sei suore rapite un mese e mezzo fa dal convento di Iguoriakhi e per le quali il Papa ha rivolto un appello. Fatti che spiegano perché il card. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, la capitale, denuncia uno stato di generale insicurezza nel Paese e la sostanziale incapacità del governo di far fronte alla situazione. “ Il popolo nigeriano - dice il porporato -  si sta chiedendo: ma è veramente impossibile fare qualcosa? Certo che si può fare meglio! Abbiamo chiesto al governo di fare ciò che si attende da ogni governo, cioè assicurare la sicurezza e il bene delle persone, niente di più… Se un governo non riesce a farlo vuol dire che non è capace di prendersi la responsabilità di governare ed è ciò che cominciamo adesso a dire".

Il conflitto tra pastori e contadini

Gruppi criminali sono in azione un po’ dovunque in Nigeria. Alcuni agiscono per motivi tribali e etnici, altri meramente per soldi. Ad essere potenziali vittime di violenze è tutta la popolazione, sia cristiani sia musulmani. Da sempre il cardinale invita a non leggere negli attacchi a chiese o moschee un conflitto di religione. Ne è un chiaro esempio ciò che sta accadendo nel Paese tra pastori e contadini.“Si pensa- spiega l’arcivescovo di Abuja - che la ragione principale abbia a che fare con il clima. Infatti, a causa del clima che sta cambiando tutta la regione del nord della Nigeria si è inaridita e dove i pastori avevano i loro pascoli non c’è più erba da mangiare e allora si spostano sempre al sud. E portando gli animali al sud incontrano i contadini che hanno i loro campi e gli animali entrano nei campi, mangiano le piante dei contadini e così cominciano i problemi. Alle volte i contadini si arrabbiano e uccidono gli animali, i pastori tornano e uccidono i contadini. Ora il fatto è che i pastori sono per la grande maggioranza musulmana e i contadini sono per la grande maggioranza cristiani e la cosa assume l’aspetto di 'i cristiani che uccidono i musulmani e viceversa'. Mentre questo non ha veramente niente a che fare con la religione."

Contatti in corso con i rapitori delle suore rapite 

Delle sei suore nigeriane ancora nelle mani dei rapitori si sa che sono vive e che per la loro liberazione è stato chiesto un riscatto. La Conferenza episcopale nigeriana sente il peso della responsabilità, ma si chiede anche come dare un segnale agli autori del rapimento perché fatti simili non accadano ancora. I soldi si possono trovare, afferma il card. Onaiyekan, ma così non finiremo mai di pagare:
“C’è un contatto con i rapinatori - afferma ancora il card. Onaiyekan - loro continuano a chiedere tanti soldi per lasciare le suore. Immagino che i rapinatori non hanno niente da guadagnare uccidendo le suore o trattandole male, ma intanto le suore restano lì...  Tutta la comunità religiosa nigeriana prega per queste suore. Il fatto è che dobbiamo decidere se dovremo continuare a pagare perché è molto facile sequestrare delle suore, allora la Chiesa ha dovuto prendere la decisione che non è nel nostro interesse di cominciare a pagare i riscatti, perché se li paghiamo li continueremo a pagare e non pagheremo mai abbastanza. Credo che prenderemo qualche decisione - conclude il cardinale - qualche attività. forse anche mandare qualche delegazione direttamente a parlare con le alte cariche del governo per dire: la cosa che sta succedendo non è possibile, il Santo Padre ne ha già parlato, il nostro Paese dovrebbe avere vergogna di quanto è successo. Speriamo che fra poco avremo la possibilità di parlare con le alte cariche del governo, anche con il presidente stesso, ma la decisione non l'abbiamo ancora presa".

Ascolta l'intervista integrale al card. Onaiyekan

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05 gennaio 2018, 09:39