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Iraq: nuove elezioni il 12 maggio. Appello della Chiesa caldea al voto

Si eleggerà il successore di Abadi dopo le vittorie contro lo Stato Islamico. Mons. Warduni “vogliamo che le elezioni si svolgano con libertà e per il bene del Paese”. La sfida della ricostruzione per i cristiani che tornano nelle loro case.

Michele Raviart – Città del Vaticano

Il parlamento di Baghdad ha fissato per il prossimo 12 maggio la data delle prossime elezioni politiche, le prime dopo le decisive vittorie contro il sedicente Stato Islamico. Un “atto democratico” e una “possibilità di cambiamento” per l’Iraq, ha affermato in una nota la Chiesa caldea, che sta affrontando il difficile ritorno dei cristiani dai campi profughi nel Kurdistan iracheno ai villaggi nella Piana di Ninive. Tra i favoriti a ricoprire il ruolo di primo ministro c’è il premier uscente Haider Al-Abadi, mentre tra gli altri candidati spiccano l’ex capo del governo Nouri el-Maliki e l’ex ministro dei trasporti Hali el-Amiri.

Mons. Warduni: al voto con libertà e senza subire pressioni

“Noi vogliamo che le elezioni si svolgano con libertà e per il bene del Paese”, spiega mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliario di Baghdad dei Caldei, e per questo diciamo ai nostri fedeli di andare a votare “con una coscienza retta” e senza subire pressioni da gruppi di interessi. “Malgrado tutto il male che c’è nella società e le difficoltà che incontriamo”, spiega ancora il presule,  “ciascuno pensa a se stesso” e non al benessere generale. La stessa nota della Chiesa caldea invita a votare candidati “competenti, patriottici, onesti e capaci”, evitando di dare il consenso a persone “inesperte e opportuniste”.

Difficoltà di voto per gli sfollati

Tra i punti più discussi per queste le elezioni, quelli del voto per le decine di migliaia di sfollati che stanno rientrando nelle loro case e la conseguente difficoltà di aggiornare le liste elettorali. Per questo alcuni deputati sunniti e curdi avevano chiesto il rinvio delle consultazioni, bocciato dalla Corte costituzionale irachena.  “Se non riescono a votare tutti non è un bene per il futuro e per la nazione”, afferma mons. Warduni, "ma spero si arrivi ad una soluzione".

Ancora distrutti i villaggi nella Piana di Ninive

Particolarmente critica è la situazione dei cristiani, i cui villaggi all’80% sono ancora distrutti. “Se entrano nelle loro case non possono abitarci, perché sono in cattive condizioni”, dice ancora Warduni, e se non hanno un posto dove vivere, dormire e mangiare”, votare è ancora più difficile.

Ricostruzione e lotta alla corruzione tra le priorità del nuovo governo

La ricostruzione è infatti una delle sfide maggiori che dovrà affrontare il nuovo governo, con una spesa prevista di 100 miliardi di dollari, con l’iraq, che risulta al decimo posto dei Paesi della classifica di Transparency International sulla corruzione. Al governo chiederemo innanzitutto che ci sia “pace con tutti”, a partire dai curdi, e poi “uguaglianza per il popolo senza guardare la religione, la tribù o il partito”, conclude mons. Warduni: “preghiamo per il bene dell’Iraq e per la pace”.

Ascolta e scarica l'intervista integrale a mons. Warduni

 

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25 gennaio 2018, 13:42