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L'attentato di Kabul L'attentato di Kabul 

Kabul e San Pietroburgo nel mirino del terrorismo jihadista

Il terrorismo jihadista ha colpito oggi a Kabul un Centro culturale sciita: almeno 40 i morti. L’attentato a poche ore dall’esplosione in un Centro commerciale di San Pietroburgo in Russia, che ha causato 13 feriti

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Il terrorismo fa ancora vittime in Afghanistan. Una serie di esplosioni ha colpito oggi un Centro culturale sciita a Kabul, che ospita fra le altre cose un’agenzia di stampa e una scuola islamica. Ci sarebbero almeno 40 morti e una trentina di feriti. I Talebani si chiamano fuori e puntano il dito contro il sedicente Stato Islamico che inevitabilmente sta perdendo terreno in Siria e Iraq, ma continua a minacciare nazioni e governi, soprattutto gli Usa, appellandosi ai cosiddetti lupi solitari.

 

Attentato anche in Russia


Nei giorni che precedono il Capodanno, festa molto sentita in Russia, lo spettro del terrorismo torna a San Pietroburgo, già colpita lo scorso aprile dagli attacchi nella metropolitana che provocarono la morte di 15 persone. Un ordigno rudimentale, infarcito di chiodi, è infatti esploso ieri sera al pianterreno del centro commerciale Gigant Hall, lasciando a terra, ferite in modo grave, almeno 13 persone.

 

Putin: è terrorismo


La polizia, che ha aperto un’indagine per tentata strage, sostiene che la bomba avesse un potenziale esplosivo pari a 200 grammi di tritolo. Tante le piste al vaglio, ma il Presidente Vladimir Putin non ha dubbi e durante la cerimonia di premiazione dei militari che si sono distinti in Siria, dichiara: “è un deplorevole atto terroristico, puniremo i responsabili”. 

 

L’Is dietro l’attacco


Intanto sostenitori jihadisti già inneggiano allo Stato islamico, rivendicando il gesto sulla rete. Solo il 16 dicembre grazie ad una soffiata della Cia, i servizi segreti russi avevano sventato un altro attentato ad opera di una cellula dell’Is, con un kamikaze pronto a farsi esplodere all’interno di una struttura religiosa. Il Cremlino ha disposto comunque il rafforzamento della sorveglianza nei luoghi pubblici in questi giorni di festa.

 

I paesi più colpiti


 “Non siamo in presenza di cambiamenti significativi nella geografia del terrorismo” afferma Alessandro Orsini, direttore del sito web sulla sicurezza internazionale della Luiss Guido Carli. “Vorrei ricordare però – prosegue - che in realtà la forza non è delle organizzazioni terroristiche piuttosto della debolezza dello Stato centrale. Nell’ultimo anno statistico 106 Paesi sono stati colpiti da attentati terroristici, ma in realtà i tre più colpiti sono stati: l’Iraq al primo posto, l’Afghanistan al secondo posto e la Siria al terzo posto; guarda caso sono tre Paesi completamente devastati dalla guerra”.

 

L’obiettivo dell’Is


“L’obiettivo dell’Is – sostiene ancora Orsini - non è quello di uccidere gli americani. Il suo obiettivo è uccidere i musulmani moderati. L’unica ragione per cui lo Stato islamico attacca gli americani, i francesi o gli inglesi è che questi bombardano le sue postazioni. Noi abbiamo questa sorta di illusione ottica: pensiamo che lo Stato islamico nasca per uccidere gli americani, gli inglesi i francesi o che viva per uccidere gli americani, i francesi, gli inglesi; non è affatto così! Quello che lo Stato islamico rappresenta è una guerra intestina all’interno del mondo islamico e se gli Stati Uniti, gli inglesi, i francesi si disinteressassero completamente di questa guerra, questo cesserebbe di fare attentati contro gli Usa perché non avrebbe interesse nel realizzarli. Lo Stato islamico vuole conquistare il governo dell’Iraq, quello della Siria, quello del Libano, quello della Turchia. Vuole conquistare tutti i governi dei Paesi islamici e i Paesi occidentali intervengono affinché questo non avvenga. Dobbiamo ricordare che il centro della cultura jihadista, e quindi il pilastro della cultura politica dell’Is, è la vendetta”.

Ascolta l'intervista ad Alessandro Orsini

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28 dicembre 2017, 12:14