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Festeggiamenti in strada per la fine dell'era Mugabe Festeggiamenti in strada per la fine dell'era Mugabe 

Zimbabwe: nunzio, dimissioni Mugabe accolte da entusiasmo

L'arcivescovo Marek Zalewski riflette sull'attuale momento politico del Paese africano

di Giada Aquilino

È attesa per venerdì la cerimonia di giuramento del nuovo Presidente dello Zimbabwe, Emmerson Mnangagwa, dopo le dimissioni dell’ormai ex capo di Stato Robert Mugabe, per 37 anni al potere. Il 93.enne Mugabe si è dimesso ieri, di fronte alle procedure di impeachment ormai avviate in Parlamento, abbandonato dal partito Zanu-Pf e apertamente osteggiato dalla popolazione. La gente ha accolto la notizia delle dimissioni del più anziano capo di Stato al mondo “con grande entusiasmo e con grande speranza per il futuro”, testimonia l’arcivescovo Marek Zalewski, nunzio apostolico in Zimbabwe. “Qui ad Harare - racconta mons. Zalewski - abbiamo visto le feste, la gente ballare e suonare in strada per festeggiare questa notizia, perché dopo 37 anni di un regime abbastanza duro, di difficoltà economiche, la gente veramente aspettava un cambiamento”.

Dopo l’arrivo al potere nel 1980, “per vari motivi storici, economici, l’influenza di altri Paesi, lo Zimbabwe - spiega mons. Zalewski - pian piano è andato giù economicamente, il livello di vita delle persone è sceso molto”. Si è arrivati “quasi ad un livello di povertà assoluta”, che si riscontra soprattutto nei servizi scolastici, sanitari e in “migliaia di famiglie povere che vivono in particolare nella provincia”.

Una fase di declino che ha avuto il suo apice nel primo decennio degli anni Duemila, contrassegnato da una super-inflazione. Ad incidere, aggiunge il nunzio, la responsabilità “in parte dei governanti”, soprattutto per la “crisi che ha colpito il Paese tra il 2008 e il 2009” e che in un certo senso ancora oggi attanaglia il Paese.

“In questi ultimi mesi - evidenzia l’arcivescovo - si è registrata di nuovo una grande inflazione”, i cui livelli si attestano “al 40-50%”: c’è stata l’introduzione dei “cosiddetti bond notes, obbligazioni cartacee emesse dallo Stato con la garanzia che un bond note, come lo chiamano qui, vale un dollaro”. Ma, aggiunge il nunzio Zalewski, il loro “valore reale è minore del dollaro e ciò ha provocato un’inflazione ancora più grande”. Alle responsabilità istituzionali, si aggiungono poi “la mancanza di competenza, di professionalità, l’influenza di altri Paesi, la corruzione, presente in molti altri Stati africani”.

Nelle sue prime dichiarazioni, il futuro capo di Stato Emmerson Mnangagwa, la cui defenestrazione aveva innescato l'intervento militare che ha portato alla caduta di Mugabe, ha assicurato una transizione pacifica verso la democrazia, la pace e l’unità: “gli zimbabwani - sottolinea il nunzio - aspettano con grande entusiasmo e speranza che cominci a lavorare per il loro Paese”. In Europa, prosegue, “ci chiederemmo quale sia il suo programma politico, cosa voglia cambiare”. In Zimbabwe invece “la gente aspetta pazientemente” un cambiamento, “per vivere bene, per avere più cibo da dare ai figli, per avere i soldi ed essere curata o mandare i bambini a scuola”.

Nei giorni scorsi, in un messaggio, i vescovi hanno invocato “un processo democratico inclusivo e partecipativo” che porti ad una “normalità durevole”: molte sono state le dichiarazioni in queste ultime ore, anche da parte di organizzazioni e “altre Chiese non cattoliche”, ma - conclude il nunzio Zalewski - “solo la Chiesa cattolica ha sottolineato l’importanza del rispetto dei diritti dell’uomo, del concetto di giustizia”, lanciando un appello “alla nuova leadership di lavorare per il bene del Paese, per il progresso sociale, per il rispetto della libertà religiosa e della persona umana”.

Ascolta e scarica l'intervista a mons. Zalewski

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22 novembre 2017, 14:17