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Elezioni in Cile, i vescovi: difendere vita, famiglia, poveri

Intervista con il segretario generale della Conferenza episcopale, mons. Fernando Ramos

di Alina Tufani

Ampia partecipazione e discernimento nella scelta dei candidati è l’appello dei vescovi cileni agli oltre 14 milioni di cittadini che questa domenica 19 novembre sono chiamati ad eleggere il nuovo presidente, i membri del Parlamento e i consiglieri regionali. Nei giorni scorsi, la Conferenza episcopale cilena ha pubblicato una lettera pastorale, “Cile, una casa per tutti”, nella quale i vescovi esortano tutti i settori del Paese ad impegnarsi per “creare spazi di dialogo e rispetto che abbiano come priorità la protezione dei più deboli e l’inclusione dei più poveri nello sviluppo della nazione”.

Età e personalità molto eterogene caratterizzano gli 8 candidati alla presidenza per il periodo 2018-2020. Negli ultimi sondaggi, tra i candidati più vicini ad occupare l’incarico dell’attuale presidente Michelle Bachelet si trova proprio il suo predecessore, l’ex presidente Sebastián Piñera, a capo di una nuova coalizione di destra “Chile Vamos”. A seguire ci sono Alejandro Guillier, sociologo e giornalista, candidato della coalizione di centrosinistra “Nueva mayorìa”; Beatriz Sánchez, anche lei giornalista della coalizione di sinistra “Frente Amplio” e una delle due donne che aspirano alla presidenza; e infine il candidato e deputato indipendente di destra José Antonio Kast, cattolico, figlio d’immigrati tedeschi.

Se nessuno dei candidati raggiunge la metà più uno dei voti è previsto il ballottaggio il prossimo 17 dicembre. I comizi si svolgeranno con la nuova legge elettorale del 2015, che sostituisce il vecchio sistema binominale con un sistema proporzionale per le elezioni di deputati e senatori. La nuova normativa prevede anche l’aumento del numero dei deputati da 120 a 155, e dei senatori da 38 a 50, che saranno rinnovati ogni quattro anni. Sono stati predisposti oltre 43 seggi elettorali in Cile e, per la prima volta, altri 162 che permetteranno di esercitare il diritto di voto a circa 40 mila cileni all’estero.

Il segretario generale della Conferenza episcopale, e vescovo ausiliare di Santiago, mons. Fernando Ramos lancia un appello agli elettori perché esercitino il loro diritto con un voto consapevole che abbia come priorità il bene comune, in particolare dei più poveri: "come Conferenza episcopale di questo Paese, stiamo cercando di fare in modo che tutti i cattolici prendano sul serio quello che significa essere un cittadino coinvolto nella situazione del nostro Paese, e questo si esprime fondamentalmente andando a votare. Crediamo che sia molto, molto importante, che in coscienza tutti i cileni, in particolare i cattolici, prendano sul serio il significato di questo momento per il Paese".

Il nostro invito, dice, "è votare in coscienza e questo significa illuminare la coscienza con i valori del Vangelo, nel caso  dei cattolici, certamente. Questo significa vedere quali sono le proposte che rispettino la persona umana, il bene comune, il diritto alla vita, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, il diritto dei padri a educare i propri figli secondo le loro convinzioni, l’attenzione particolare ai più poveri e agli scartati, come dice il Papa. Per cui, c’è il gruppo di valori e idee che è molto importante portare nel discernimento perché non basta andare a votare. Si dovrebbe votare per programmi che veramente aiutino tutti a progredire, cercando il bene comune equilibratamente".

Tra le sfide sociali più importanti per il Paese, mons Ramos cita le differenze sociali ed economiche. "Ci sono alcuna aree nel nostro Paese, come la regione dell’Araucanía", dice "dove c’è un popolo indigeno – i mapuches – e loro si trovano nella situazione più povera rispetto al resto del Paese. Lì c’è una sfida importante, per una loro integrazione non solo dal punto di vista economico ma anche culturale, politico, accettando la loro originalità e riconoscendo l’importanza che hanno per il nostro Paese. Un’altra sfida molto importante, anche a livello sociale, è quella di integrare tutti i migranti che stanno arrivando in Cile e che sono tanti: vengono dai Paesi vicini – Perú, Bolivia, Ecuador, Colombia, Venezuela, Repubblica Dominicana e Haiti. Questa è una sfida grande. La Chiesa è molto coinvolta nel loro sostegno. Dunque, ci sono tante sfide … sono anche sfide culturali: nel nostro Paese è in atto un processo di cambiamento culturale molto forte; ci avviamo da una società solidale, in cui la famiglia veniva maggiormente valorizzata, a una società più individualista, più consumista, e questo significa anche differenze per quanto riguarda la fede, la religione e la sfida della risoluzione dei problemi sociali".

Ascolta l'intervista a mons. Ramos

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18 novembre 2017, 16:25