Preghiere a Gaza perchè l'appello di pace di Leone XIV venga ascoltato
Marie Duhamel - Città del Vaticano
«Siamo rimasti molto contenti e anche colpiti dal fatto che fin dall’inizio del suo pontificato Papa Leone XIV abbia parlato di pace. “La pace sia con tutti voi”, ricordando che questo è il messaggio del nostro Signore risorto. Fin dalle sue prime parole, ha usato la parola "pace" otto volte. Eravamo insieme, cattolici e ortodossi, in chiesa, e tutti i presenti capivano che portava la pace nel cuore. Papa Prevost ha parlato di pace per tutti, e questo vale anche per noi”: è quanto afferma padre Gabriele Romanelli, parroco della Sacra Famiglia a Gaza City, il sacerdote che Papa Francesco contattava ogni sera per assicurare la sua preghiera ai cristiani dell’enclave palestinese.
“La parola – ricorda il sacerdote - ha un potere speciale. È vero che abbiamo bisogno che l'appello del Santo Padre ai potenti del mondo trovi attuazione e che fermino questa guerra. Ma la parola ha una forza spirituale, una forza di consolazione. Lo abbiamo sperimentato durante tutta questa guerra”.Padre Romanelli si dice convinto che gli appelli alla pace, prima di Francesco e adesso di Leone XIV, siano di estrema importanza.
C’è bisogno di tutto
La situazione è terribile, prosegue, "qui abbiamo così tanti rifugiati. I giovani giocano a calcio, altri si esercitano a cantare nel coro durante le funzioni religiose e la messa. È una vita 'ordinaria', ma scandita dai bombardamenti” e purtroppo c’è bisogno di cibo. “Dividiamo e condividiamo tutto quello che abbiamo qui tra di noi, con i 500 rifugiati e con i nostri vicini, ma da un mese non entra nulla nella Striscia di Gaza”. Padre Romanelli sottolinea che non è solo la situazione alimentare a preoccupare, ma anche lo stato mentale della popolazione. “Le persone sprofondano nella depressione. Vedono che nessuno li protegge, né li incoraggia a dire loro: "Sì, avete il diritto di vivere qui e di essere presenti nella vostra terra"”.
L’auspicio di una vita dignitosa nella Striscia di Gaza
Il parroco auspica che possa essere liberato al più presto l’ultimo ostaggio israeliano in mano ad Hamas. Potrebbe rappresentare “l'inizio della fine di questa guerra. Abbiamo anche saputo che diverse delegazioni si stavano incontrando per discutere un nuovo cessate il fuoco. Questa – prosegue - è una cosa assolutamente necessaria. È assolutamente necessario che tutti gli ostaggi vengano rilasciati, che arrivino gli aiuti umanitari e che la guerra finisca. Dobbiamo cominciare a dare a questa popolazione di oltre 2 milioni di persone l'opportunità di ricostruire la propria vita, qui, nella propria terra”. Una vita che possa essere dignitosa senza violenze, soprusi e la paura di sprofondare ancora una volta. “La paura esiste – conclude il parroco di Gaza - ed è per questo che speriamo che la preghiera e l'appello di Papa Francesco e ora di Papa Leone XIV vengano veramente ascoltati per il bene di tutti, per la pace tra israeliani e palestinesi, per il futuro di tutti e soprattutto delle giovani generazioni. Abbiamo così tanti bambini qui, adolescenti per i quali la guerra è una parte essenziale della loro vita. Non dobbiamo permettere che ciò continui.
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