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Monsignor Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana Monsignor Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana

CEI, Baturi: dal Papa una grande testimonianza anche nella malattia

Il segretario generale della Conferenza Episcopale italiana riferisce sui lavori della Riunione del Consiglio Episcopale permanente. I conflitti che "insanguinano" il contesto globale ed europeo possono essere attenuati solo curando il "linguaggio" e non trasformando i temi di "sicurezza" e difesa" in "tamburi di guerra". Rilanciati gli appelli di Francesco ed auspicata una maggiore partecipazione dei cristiani alla vita politica

Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano

La  "testimonianza" di “sequela a Cristo” di Papa Francesco, ricoverato al Gemelli, e di “offerta alla vita della Chiesa, anche nella malattia e nella debolezza”. I conflitti che "insanguinano" il contesto globale, compreso quello europeo, per il quale si auspica un ritorno alla sua "vocazione" originaria, fondata su "pace, libertà, democrazia". Conflitti spesso alimentati da "nazionalismi antiumani" e che possono essere attenuati solo attraverso una "maggiore cura del linguaggio", evitando di trasformare i temi della "sicurezza" e della "difesa" in "tamburi di guerra". L'ambito politico, in cui i cristiani sono chiamati a svolgere un ruolo importante, tornando a partecipare attivamente, soprattutto di fronte alla crescente "disaffezione" dei cittadini verso tali contesti. Questi i temi toccati da monsignor Giuseppe Baturi, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), durante la conferenza stampa presso la sede in Circonvallazione Aurelia 50, a Roma, a conclusione dei lavori della Riunione del Consiglio Episcopale permanente e presentare il relativo comunicato finale.

La preghiera per il Papa

Rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, monsignor Baturi ha ricordato come tutto il Consiglio si sia riunito in un clima di “preghiera” per Francesco, in questo tempo di malattia. “La fragilità non denuncia un’assurdità”, ha affermato il segretario generale della CEI, ricordando quanto sia “preziosa” l’opera del personale ospedaliero e deplorando ''le tante, troppe aggressioni" ai loro danni sui luoghi di lavoro. Il vescovo, risponendo alle domande sulla possibilità di dimissioni del Pontefice, ha definito "irriguardoso" il "voler costringere la coscienza libera di un Papa dentro ragionamenti". “Se c’è un punto su cui dobbiamo fermarci” è proprio quello “della coscienza”, ha detto.

La manifestazione del 15 marzo

Riguardo alla manifestazione Una piazza per l’Europa, in programma in Piazza del Popolo a Roma il prossimo 15 marzo, il presule ha ribadito la “libertà legittima” di adesione all’evento, sottolineando come il tema europeo “stia molto a cuore” alla Chiesa "e non da oggi". "Non abbiamo preso posizione, c’è una libertà legittima delle nostre organizzazioni, associazioni e singoli fedeli”, ha affermato, “per noi è decisivo il tema della pace e dell’Europa. Alcuni hanno aderito, altri no: fa parte del legittimo pluralismo che la Chiesa riconosce alle parti politiche, quando riguardano cose non essenziali”.

I temi del Comunicato finale

Nel comunicato finale del Consiglio permanente, i vescovi hanno sottolineato l’importanza del Giubileo in corso come un “tempo di scelte coraggiose”. Hanno ribadito l’impegno a proseguire “nella rotta dell’ecologia integrale” e a seguire gli appelli del Papa per la riduzione del debito economico dei Paesi poveri e per il sollievo delle sofferenze dei detenuti, anche attraverso "forme di amnistia o condono della pena". Il Consiglio ha poi affrontato il delicato contesto internazionale, esprimendo dolore “per le violenze che insanguinano diversi angoli del pianeta” e sottolineando la necessità di una “maggiore cura del linguaggio”, evitando “una retorica bellicistica per tornare a parlare di pace” attraverso iniziative multilaterali. I presuli italiani hanno evidenziato come “la guerra, spesso alimentata da nazionalismi antiumani”, sia “tornata ad insanguinare l’Europa”, soffermandosi sulle sfide che il continente è chiamato ad affrontare.

“In un momento storico in cui si insiste sui temi della sicurezza e della difesa, è fondamentale che tali preoccupazioni non si trasformino in tamburi di guerra”, ha ammonito il Consiglio, auspicando che l’Europa torni alla sua “vocazione” originaria, fondata su valori quali "pace, libertà, democrazia". Un orizzonte che non può prescindere dallo spazio politico, in cui i cristiani “possono riconoscersi e attraverso il quale si possono formare personalità capaci di affrontare l’agone politico con dignità e coerenza”, specialmente alla luce della crescente "disaffezione dei cittadini" verso la partecipazione politica e dell’aumento dell’astensionismo. Infine, il documento ha ricordato che le Chiese in Italia si stanno preparando alla seconda Assemblea nazionale, in programma a Roma dal 31 marzo al 3 aprile.

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12 marzo 2025, 16:00