Il podcast “E voi chi dite che io sia?”, un tuffo nell’umanità degli amici di Gesù
Silvia Guidi – Città del Vaticano
“Amo Dumbo che vola con le orecchie, vola con il suo difetto trasformato in opportunità. Non mi piace invece il brutto anatroccolo perché diventando cigno conferma il pregiudizio dei bulli”; Alessandro Sortino, giornalista, scrittore e conduttore tv, sta parlando di un podcast appena uscito, che ha per protagonista la voce di don Luigi Giussani. Il progetto “E voi chi dite che io sia?” è stato presentato il 3 febbraio scorso nell’Auditorium della Biblioteca Nazionale di Roma da don Andrea D’Auria, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione, organizzatore dell’evento, Erik Varden, monaco trappista, vescovo di Trondheim in Norvegia, amministratore apostolico di Tromsø e presidente della Conferenza episcopale della Scandinavia, reduce dall’incontro con il Papa, insieme ad altri pellegrini dei Paesi del Nord, dal giornalista e scrittore Mattia Ferraresi e da Alessandro Sortino, autore del libro “Il dio nuovo. Storia dei primi cristiani che portarono Gesù a Roma”, pubblicato da Rizzoli un anno fa. Che c’entra uno degli eroi più amati della scuderia Disney, l’elefantino volante amato dai bambini, con lo stile comunicativo di Giussani? Molto di più di quello che sembra, vedremo poi perché.
Un viaggio attraverso i Vangeli
“Il passato è pieno di storie che hanno influenzato il corso degli eventi - si legge sul sito di Chora Media, che ha prodotto il podcast - ma una in particolare ha diviso il tempo in due: la vita di Gesù. A più di duemila anni di distanza, don Luigi Giussani ci riporta a quel periodo attraverso i Vangeli, evidenziando la figura di Gesù e il suo messaggio sempre attuale. Sacerdote ambrosiano e fondatore di Comunione e Liberazione, Giussani (1922-2005) è oggi Servo di Dio, e il processo per la sua beatificazione è in corso”. “E voi chi dite che io sia?” è un tuffo, lungo otto puntate, nell’umanità degli amici del Figlio di Dio che percorreva le strade del suo tempo, uomo tra gli uomini, grazie alla viva voce del sacerdote di Desio, introdotta e accompagnata da Michele Borghi. Le registrazioni, in gran parte inedite, risalgono agli ultimi decenni del ventesimo secolo, fino ai primi anni duemila. Tra i protagonisti c’è un pescatore che si chiama Simone - ma ha ricevuto un nuovo nome e un nuovo compito, che gli cambierà la vita - e un esattore delle imposte, Zaccheo, che quando meno se lo aspetta incontra una presenza eccezionale, capace di innescare in lui una “inversione a U”, diremmo adesso, un radicale cambiamento delle priorità nella sua vita.
Lo strano “casting” del Vangelo
Le storie del Vangelo sono vere proprio perché spesso suonano strane, poco credibili, interpretate come sono da protagonisti inadeguati, pieni di limiti e difetti, ha notato Sortino. Personaggi che in un ideale casting nessun regista avrebbe mai scelto. “Uno sceneggiatore non accetterebbe mai la storia di un pescatore che parte dal suo paese natale, arriva fino a Roma e cambia la storia del mondo; troppo strampalata”. Se qualcuno avesse inventato a tavolino le storie raccontate nei quattro Vangeli sarebbero state sicuramente più plausibili. Un altro errore da matita rossa nella sceneggiatura - per la nostra mentalità - è la scarsa differenza tra buoni e cattivi. Tutti più o meno sbagliano, ma cambia tutto se ci si fa intrappolare o meno dal proprio errore. “Giuda si sente definito dal suo peccato, Pietro no - continua Sortino - Il nostro problema è che, in fondo in fondo, siamo fieri di fare un po’ uno schifo. Ci vuole umiltà per accettare di essere perdonati, per non impiccarci al nostro orgoglio”.
Il mistero della Misericordia di Dio
Commentando lo stralcio di podcast su Zaccheo, ascoltato durante l’incontro di presentazione, Erik Varden ha ricordato un passo contenuto in una Colletta di Quaresima dal significato sorprendente, per la nostra mentalità spesso così manichea e così pronta a condannare: “Deus innocentiae amator et restitutor; significa che l’innocenza è una realtà dinamica, è un divenire, accettando che Dio possa fare di me una nuova creatura” spiega Varden, autore, tra l’altro, di un bellissimo libro intitolato “La solitudine spezzata” in cui mette a tema le radici profonde della nostra angoscia e fa dialogare il desiderio di significato che ognuno di noi ha nel cuore con i capolavori della letteratura e della musica che sono stati decisivi per la sua conversione. Zaccheo, continua il vescovo di Trondheim, “sale sull’albero anche per mettersi a distanza” forse per non rischiare di essere troppo coinvolto da quello che vede. Gesù invece non solo lo chiama per nome, ma gli dà subito un compito. Qui entra in gioco il mistero della Misericordia di Dio. Don Giussani, chiosa Varden, è eroico nel suo tentativo di comunicare a chi lo ascolta qualcosa di questo mistero, nel voler parlare comunque dell’ineffabile.
Riscoprire Gesù come compagno di cammino
“Dio solo conosce il nostro vero nome; il valore del nome è un tema che nella Bibbia è molto presente. L’uomo invisibile Zaccheo viene visto, stimato, e gli viene dato un compito, preparare una cena”. Uno dei regali di Dio è mostrarci che abbiamo anche noi qualcosa da dargli, qualcosa di prezioso. Non c’è solo gratuità, c’è anche reciprocità, come in ogni autentica relazione di amicizia. “L’innocenza non è all’inizio, ma alla fine del cammino”, riassume Sortino. “Nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa avvenimento nel suo ambito”; durante il dialogo, moderato da Mattia Ferraresi, è stata citata spesso questa frase di Romano Guardini, molto amata da don Giussani. “Non è più obiezione la mia miseria, il mio “difetto”, il mio peccato; la resurrezione diventa la legge della vita”. Le otto puntate del podcast sono un’occasione per riscoprire Gesù come compagno di cammino, accettando il “rischio” - una parola molto amata da don Giussani - della sua presenza eccezionale; in fondo è un rischio anche accettare di essere amati così come siamo “perché non sappiamo dove questo ci porterà”.
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