Cerca

Manifestanti contro la riforma elettorale, a Monterrey Manifestanti contro la riforma elettorale, a Monterrey 

Messico, i vescovi preoccupati per la riforma costituzionale elettorale

La preoccupazione della Chiesa messicana: "Un affronto alla vita democratica del Paese". In un editoriale pubblicato dal settimanale diocesano "Desde la fe" si ribadisce la posizione espressa dai presuli lo scorso 31 ottobre

Anna Poce – Città del Vaticano

La Chiesa messicana esprime preoccupazione per la riforma costituzionale in materia elettorale, che il governo federale di Andrés Manuel López Obrador sta preparando, ed è già all'esame della Camera dei Deputati. Questa riforma – affermano i vescovi in ​​una nota del loro Consiglio di Presidenza, datata 31 ottobre – “per i suoi orientamenti e le sue ragioni è chiaramente negativa, anzi, costituisce un affronto alla vita democratica del Paese”, poiché è “destinata a pregiudicare la rappresentanza e l'equilibrio delle minoranze e delle maggioranze, assumendo il controllo delle elezioni nell'ambito del governo federale centralista”.

Istituto Nazionale Elettorale (INE)

I vescovi nel testo riconoscono il lavoro svolto dall'Istituto Nazionale Elettorale (INE), l'ente pubblico e autonomo incaricato di organizzare e controllare le elezioni, e dal Tribunale Elettorale del Potere Giudiziario della Federazione (TEPJF), nella vita democratica del Paese. I due organismi hanno infatti consentito lo svolgimento negli ultimi venticinque anni di processi elettorali trasparenti, affidabili e pacifici per il rinnovo delle varie cariche elettive popolari in tutta la Repubblica.

“Nessun cittadino, e tanto meno i governanti che hanno giurato di sostenere la Costituzione degli Stati Uniti del Messico, hanno il diritto di promuovere riforme che eliminino o compromettano la forza delle istituzioni che sono il sostegno dello Stato messicano, come è il caso dell’INE e del TEPJF. La semplice pretesa di farlo – denunciano i presuli - mette in discussione la qualità morale di coloro che la promuovono”.

Riforma costituzionale in materia elettorale

López Obrador, che ha assunto l'incarico presidenziale nel 2018, mira con questa sua proposta ad abbassare il costo delle elezioni, tagliando la quantità di denaro pubblico trasferito ai partiti politici e riducendo al contempo il numero di legislatori e senatori della Camera bassa. Se approvato, il disegno di legge sostituirebbe l'Istituto elettorale nazionale INE con un nuovo istituto elettorale, con membri del consiglio eletti con voto popolare da una lista di candidati scelti dal presidente, dal Congresso e dalla Corte Suprema. 

Difendere le istituzioni elettorali

Dinanzi a questa possibilità, i vescovi esortano rispettosamente il Potere Esecutivo e Legislativo ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti della storia e delle generazioni future, mettendo da parte particolari interessi ideologici che sono inappropriati per il bene comune, in uno Stato costituzionale democratico come il Messico. “La difesa delle nostre istituzioni elettorali è responsabilità e dovere di tutti i cittadini. Per questo – concludono i presuli - diciamo insieme a milioni di voci: non mettiamo a rischio la stabilità e la governabilità democratica del Paese”. La Chiesa ha ribadito questa responsabilità anche ieri, nell’editoriale del settimanale "Desde la fe" dell'arcidiocesi del Messico: “È responsabilità dei cittadini, dei funzionari pubblici, dei legislatori e della società – si legge - curare e difendere ciò che ci ha permesso di far progredire la democrazia”.

“L’INE non si tocca”

Ieri, in più di 25 città del Paese, decine di migliaia di persone sono scese per le strade del Messico per protestare contro la proposta del presidente di rivedere il sistema elettorale, all'insegna dello slogan "L'INE non si tocca".

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

14 novembre 2022, 18:26