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Un murales inneggia alla pace tra i popoli e alla speranza di un tempo nuovo Un murales inneggia alla pace tra i popoli e alla speranza di un tempo nuovo  (2022 Getty Images)

La Cei a cattolici ed ebrei: siate annunciatori di speranza e possibilità

Nella 34esima Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, i vescovi italiani in un messaggio insistono sulla grazia e l’unicità di questa fratellanza antica. L’invito ad entrambi è a curare il proprio sguardo, a farsi in questo tempo, consolatori del popolo di Dio, percosso dalla pandemia, dalla guerra e dalla crisi ecologica

Cecilia Seppia - Città del Vaticano

La Conferenza episcopale italiana conferma in questo giorno dedicato al dialogo l’importanza del rapporto tra cattolici ed ebrei per tutte comunità cristiane. Citando il Papa nella Evangelii Gaudium, i vescovi ribadiscono come la Chiesa condivida con l’Ebraismo una parte importante delle Sacre Scritture e consideri il popolo dell’Alleanza e la sua fede, una radice sacra della propria identità cristiana ma l'esortazione che viene rivolta ai rappresentanti delle due fedi è oggi, in modo particolare, a "cambiare lo sguardo" sul mondo ferito e oppresso affinché i confini diventino orizzonti e nascano nuovi percorsi, nuovi sentieri da percorrere insieme per costruire insieme un futuro di speranza.

Dio ci supera e la Sua Parola resta in eterno

“La stagione che stiamo vivendo, segnata dall’auspicata uscita dalla pandemia che per lungo tempo ha fiaccato la vita del Paese, comprese le comunità di fede – si legge nel testo - ci spinge a interrogarci a fondo sulla nostra presenza nella società come uomini e donne credenti nel Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Il passo del profeta Isaia, scelto quest’anno come nucleo ispiratore per la Giornata del 17 gennaio (Is 40,1-11), è un annuncio di consolazione per il popolo, chiamato a stare saldo nella fiducia che il suo Signore non lo abbandonerà: ‘Nahamù nahamù ‘ammì’, ‘Consolate, consolate il mio popolo’ (Is 40,1). Possiamo avere fiducia nel futuro perché la Parola di Dio ci garantisce che egli è fedele. Fondati in lui, troviamo la forza per dar credito alla vita ed essere fiduciosi, perché ci sentiamo preceduti e superati dalla sua azione”. Dio, infatti, insistono i vescovi, opera oltre le nostre stesse attese e nonostante le fragilità e il rischio della rassegnazione e della perplessità, ma ciascuno deve fare la sua parte, ciascuno deve e può gridare a Dio, con la consapevolezza che Lui ascolta ed è tenace e la Sua Parola dura per sempre. “Questi anni di pandemia, il dramma della guerra, la crisi energetica ecologica ed economica, hanno messo a nudo le crepe delle organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a potenziali inquietanti scenari di complessa interpretazione. Ci hanno fatto toccare con mano la nostra debolezza e ci hanno messo di fronte all’incostanza nel rispondere alla Parola di speranza che Dio rivolge alla vita. Dio è tenace ma Isaia ci invita a guardare oltre, per scorgere la saldezza di qualcosa di incrollabile: la sua Promessa. Se noi siamo come l’erba e come il fiore del campo, c’è una realtà che non viene mai meno: la Parola di Dio che rimane rivolta in eterno”.

Impegnarsi insieme nell'ascolto e nel discernimento

Pur essendo come l’erba, ciascuno è però chiamato ad essere annunciatore di speranza e possibilità e a perpetuare in mezzo alla gente l’annuncio della gioia. “Apriamo gli occhi! Dio agisce oltre noi, oltre le nostre comunità. Come operò nel sovrano pagano Ciro (Is 45,1), che divenne strumento di liberazione nelle mani del Signore. Dio è all’opera nell’estraneo e nello straniero. Dobbiamo quindi impegnarci insieme in un lavoro di ascolto e di discernimento per trovare il Signore là dove sta operando, al di là delle nostre attese e dei nostri progetti. Usciamo per incontrare il Signore, che si muove oltre i nostri ristretti confini! In questo modo potremo diventare gioiosi testimoni di speranza per tutti. Nello spazio pubblico siamo chiamati a farci fiduciosi annunciatori di possibilità, ‘rabdomanti’ alla ricerca di nuovi sentieri, di nuove opportunità per gli uomini e le donne del nostro tempo”.

Cambiare lo sguardo

Annunciatori dunque di un messaggio senza tempo che accomuna le due tradizioni e per questo, ripetono i vescovi, è necessario collaborare con le comunità ebraiche per generare gesti concreti di pace e di solidarietà di cui il mondo ha bisogno, oltre ad alimentare e promuovere momenti di studio, preghiera e comune testimonianza. “Esploratori alla ricerca di strade inedite, con lo sguardo attento a discernere il nuovo che emerge. Cambiamo sguardo! Ai fratelli e alle sorelle delle Comunità ebraiche in Italia esprimiamo una viva gratitudine per il cammino compiuto ‘sotto lo stesso giogo’ (Sof 3,9) e rinnoviamo l’impegno a progredire nel dialogo, nella conoscenza e nella collaborazione. Fondati sull’amore incrollabile dell’Eterno, siamo in grado di guardare con fiducia al tempo che ci sta davanti, indagando nuovi percorsi, creando sentieri per costruire insieme un futuro di speranza, portando il nostro servizio nella società e nelle città. In questo modo ci impegniamo a curare il nostro sguardo: da uno sguardo pauroso, sospettoso e stanco, a uno sguardo coraggioso, fiducioso, vitale, capace di vedere che Dio ‘non si affatica e non si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato’ (Is 40,28-29)”.

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09 novembre 2022, 15:02