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Una scuola cristiana in Terra Santa Una scuola cristiana in Terra Santa

Scuole cristiane di Terra Santa a rischio. L’appello della Chiesa al futuro governo

Gli istituti sono al collasso per il tracollo delle sovvenzioni statali, nonostante siano classificati come tra i migliori del Paese. La speranza è nell’esecutivo che uscirà dal voto dei prossimi giorni. Padre Bahus: la sopravvivenza delle nostre scuole coincide con la sopravvivenza della comunità cristiana in Terra Santa

Francesca Sabatinelli e Jean-Charles Putzolu – Città del Vaticano

Negli ultimi dieci anni, le scuole cristiane in Israele hanno visto decurtare i finanziamenti statali di oltre due terzi, il che oggi le pone di fronte ad una crisi senza precedenti. A pochi giorni dal voto nel Paese, il prossimo primo novembre, la speranza è che il nuovo esecutivo non lasci inascoltate le richieste, tenendo presente l’importante contributo che arriva da queste scuole, altamente qualificate, che rappresentano un importante spazio di dialogo e di conoscenza tra le diverse comunità religiose. Padre Andreas Bahus, economo dell'Eparchia greco-cattolica di Galilea, spiega a Vatican News come le scuole cristiane siano fondamentali per tutta la comunità araba:

Ascolta l'intervista con padre Andreas Bahus

Padre Bahus, qual è la situazione delle scuole cristiane oggi sul territorio israeliano?

Vorrei prima precisare una cosa: la comunità cristiana in Israele conta 160 mila cittadini, fedeli, un po’ più del 90% degli studenti cristiani frequenta le scuole cristiane, che in Israele in totale sono 64 e che servono tutte le comunità cristiane, non solo quella cattolica. In alcune città importanti della Galilea, come Nazareth o Haifa, il 70% degli studenti arabi, e non solo cristiani, studiano nelle nostre scuole. Dunque, queste scuole servono tutta la comunità araba di Israele, in modo speciale quella cristiana, e per noi queste scuole non sono solo una fonte di istruzione, ma sono la nostra sopravvivenza in Terra Santa, le scuole cristiane sono l’unico luogo in cui si può insegnare la catechesi e anche lo spirito cristiano, non solo religioso, ma lo spirito di nostro Signore Gesù Cristo.

Questo aspetto è un elemento che potrebbe convincere i cristiani a non lasciare la regione, che è uno dei grandi problemi?

Certo, perché se non hai l’istruzione, lì cominciano i veri problemi, perché queste scuole sono isole che proteggono la comunità cristiana, in tutti i sensi.

In 10 anni, però, da parte del Ministero dell’istruzione israeliano sono state praticamente dimezzate, se non di più, le sovvenzioni. Per quale motivo e che difficoltà ha creato tutto questo?

È vero, negli ultimi 10 anni c'è stato un gran cambiamento di leggi che automaticamente hanno cambiato il budget dello Stato. Posso dire che, ad oggi, le scuole primarie ed elementari ricevono il 35% di ciò che viene erogato per le scuole statali, 10-12 anni fa era il 65%.

Ma queste scuole non sono chiuse, continuano a operare. Come siete riusciti a compensare questa perdita?

L’unica soluzione per noi era di chiedere di più ai genitori, aumentare quindi le rette che si pagavano per la scuola, ma oggi anche questo è diventato impossibile, perché lo Stato non permette ai proprietari delle scuole di chiedere quello che vogliono, anzi vengono imposte delle rette fisse per ogni scuola. Ma il problema più grande è che i genitori, dopo il Covid, hanno problemi di soldi, sono diventati molto più poveri e non possono pagare quello che chiediamo. Il 30% dei genitori cristiani delle nostre scuole riceve sussidi dalla Chiesa e noi diminuiamo le rette del 30 e del 40%.

E questo è uno dei pregi delle scuole cristiane, che sono aperte a tutti, indipendentemente dalla religione e dal livello di reddito, di ricchezza delle famiglie, e che in più sono gratuite per le famiglie disagiate…

Certamente, la Chiesa è sempre lì, presente. L’obiettivo che vogliamo raggiungere è poter dare ai nostri ragazzi anche lo spirito cristiano, e non solo a loro, anche alle altre comunità con cui viviamo, come musulmani, drusi e altre religioni. Le nostre scuole, in questi anni, hanno sempre regalato alla nostra società persone che possono cambiare le cose.

Negli anni passati, era il 2016, il Ministero dell’istruzione indicava nelle scuole cristiane le migliori del Paese. Quindi da un lato sono apprezzate, però dall’altro vengono tagliati i fondi...

Sì, e non posso dire se ci sia una ragione chiara, però posso dire che veramente noi abbiamo autonomia. Il nostro programma scolastico è del 30% più avanzato di quello delle scuole statali, noi diamo ai nostri studenti la migliore istruzione, umana e scientifica, e ringraziamo il Signore che, negli oltre 70 anni della sua esistenza, lo Stato di Israele non ha creato alcun problema alle scuole cristiane.

Oggi che cosa chiedete? Cosa vi aiuterebbe a vivere meglio?

In Israele a breve vi saranno nuove elezioni, speriamo che il nuovo governo avrà le orecchie più attente alle nostre domande. Noi, con le richieste, abbiamo già cominciato col governo precedente, c’erano persone che volevano aiutarci, ma l’esecutivo ha retto per un periodo breve. Speriamo che il nuovo governo continuerà ad ascoltarci. Oggi, specialmente in questi ultimi tempi, le scuole cristiane hanno bisogno di aiuto, altrimenti non potranno tirare avanti per molto tempo.

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30 ottobre 2022, 10:00