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San Francesco, il Papa: seguiamo il suo esempio di pace. Ad Assisi celebrazioni con Zuppi

Tweet del Papa in occasione dell'odierna festa del Santo Patrono d'Italia. Nella cittadina umbra, solenne Messa stamattina nella Chiesa superiore della Basilica papale del Santo presieduta dal presidente della Cei, cardinale Zuppi, che nell'omelia ha pregato per l'Italia e per l'Europa e ha ricordato che "solo insieme" sarà possibile uscire dalle gravi difficoltà del presente: con il Poverello lavoriamo per rendere il mondo più umano e fraterno

Adriana Masotti - Città del Vaticano

La memoria della pandemia da Covid-19, le sue vittime morte in solitudine e i gesti d’amore che ha saputo provocare, e poi “il lupo terribile della guerra”, sono i due temi centrali dell’omelia del cardinale Matteo Zuppi alla Messa solenne celebrata questa mattina ad Assisi alla presenza anche del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con il cardinale, concelebrano il vescovo della diocesi umbra, monsignor Domenico Sorrentino, i ministri generali e provinciali delle Famiglie Francescane con l'assistenza del cardinaler Agostino Vallini, legato pontificio per le Basiliche di Assisi. Le celebrazioni in onore del Poverello si sono aperte nella giornata di ieri con celebrazioni e veglie di preghiera e proseguiranno fino al pomeriggio di oggi con la recita dei Vespri.

Papa Francesco scrive in un tweet di oggi dall'account @Pontifex: "San Francesco d’Assisi, che si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, seminò dappertutto pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi. Seguiamo il suo esempio!". Le sue parole paiono una sintesi dell'omelia alla Messa.

Il grazie del cardinale a Mattarella 

Si celebra San Francesco e l’Italia con le sue ferite passate e presenti è ben presente nella mente e nel cuore del presidente della Cei. San Francesco è “il nostro Patrono ed è una gioia particolare, in questo tempo così segnato da tanta sofferenza e preoccupazione – afferma Zuppi - trovarci qui con tutte le Chiese che sono in Italia e con il presidente del nostro Paese, che rappresenta tutti gli italiani e le italiane e che ringrazio di cuore per la sua presenza e per il suo servizio, pieno di saggezza e di convinta passione per difendere gli ideali costitutivi del nostro Paese”.

Non dimenticare l'esperienza della pandemia 

Il porporato parla di San Francesco come di un innamorato di Gesù che vuol mettere “semplicemente in pratica il Vangelo”, e ci fa scoprire “la fraternità che genera”, orientandoci alla pace, al bene e all’amore per tutte le creature e il creato. In un contesto di paura e di violenza, dice, San Francesco “progetta un mondo fraterno, disarmato, dove c’è spazio per ognuno, a cominciare dai più poveri e fragili” e oggi “ci aiuta a guardare anche le difficoltà con la forza dell’amore”. Andando con il pensiero a quanto vissuto durante la pandemia, il presidente dei vescovi italiani ricorda le parole del Papa nella preghiera di quel Venerdì santo del 2020 in Piazza San Pietro: “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate. Ci siamo trovati impauriti e smarriti”. E invita a non dimenticare quell’esperienza ma a raccogliere “il testamento affidatoci da chi non c’è più per colpa del Covid”. Oggi faremo ricordo di alcuni di loro, afferma Zuppi, deporremo i loro nomi accanto alla lampada di San Francesco, “sapendo quanta amarezza e sconforto ha generato non poter essere vicini a loro nell’ultimo tratto della vita”.

Il cardinale Zuppi presiede la celebrazione
Il cardinale Zuppi presiede la celebrazione

Le luci nella notte e le scelte da compiere oggi

Ma anche in quella “notte terribile” non sono mancate le luci, “riflesso di un amore più grande”, sottolinea Zuppi. “Sono state le luci che il personale sanitario ha acceso con i piccoli grandi gesti di umanità: consolando lacrime, stringendo mani, dando sicurezza, anche solo una carezza o uno sguardo”. Molti anche a costo della propria vita. Ma, prosegue, oltre che a ricordare e ad esprimere gratitudine, oggi siamo qui anche a fare delle scelte “perché non vogliamo dimenticare velocemente ‘le lezioni della Storia’”, perché, citando la Fratelli tutti, “un dolore così grande non sia inutile”, e insieme “facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato”.

L'affidamento dell'Italia, in un momento decisivo

Sull’esempio di San Francesco possiamo trasformare la sofferenza in amore, afferma il cardinale, l'amaro in dolcezza. “Aiutare gli altri ci fa trovare noi stessi!”. L’amore “ci libera dal giogo pesante e insopportabile dell’individualismo”. “Le difficoltà non sono affatto finite – sottolinea ancora Zuppi -. Lo vediamo drammaticamente nel mondo e nel nostro Paese. Affidiamo l’Italia all’intercessione del nostro Patrono. Sostenga, in un momento così decisivo, l’amore politico e di servizio alla casa comune, perché nella necessaria diversità tutti concorrano all’interesse nazionale, indispensabile per rafforzare le istituzioni senza le quali nessun piano può essere realizzato”.

In Europa no alle speculazioni e sì al dialogo per la pace

Lo sguardo del cardinale va oltre e si estende all’Europa per chiedere al Signore che “ci aiuti a sconfiggere ogni logica speculativa, piccola o grande, anonima e disumana, forma di sciacallaggio che aumenta le ingiustizie e crea tanta povertà”. La chiave del futuro è quel "Fratelli tutti" vissuto a tutti i livelli, nei confronti dei poveri e degli immigrati, dei giovani e degli anziani, della vita che va sempre rispettata, fino ad arrivare alla cura dell’ambiente. E poi la guerra in corso: “Facciamo nostro - afferma il cardinale Zuppi - l’accorato appello di Papa Francesco indirizzato certo ai due presidenti coinvolti direttamente, ma anche a quanti possono aiutare a trovare la via del dialogo e le garanzie di una pace giusta. Come San Francesco tutti possiamo essere artigiani di pace. Ecco la luce della lampada che l’Italia intera accende oggi con il suo Patrono – conclude -, perché tante luci rendano umana e fraterna questa nostra unica stanza che è il mondo”.

Mattarella accende la lampada votiva
Mattarella accende la lampada votiva

Mattarella: la forza profetica di San Francesco

Al termine della celebrazione eucaristica è il presidente Mattarella ad accendere la tradizionale Lampada votiva dei Comuni d'Italia offerta a San Francesco ed è il capo dello Stato italiano a prendere la parola, dopo il saluto del ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, fra Carlos Alberto Trovarelli, per pronunciare il suo Messaggio all'Italia. La lezione del Covid e la guerra ritornano nelle sue parole: "Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione", afferma. "San Francesco è una delle radici antiche della nostra identità. La forza profetica delle sue scelte di vita ha esaltato valori che sentiamo vivi per il domani dell'Italia, dell'Europa, del Mediterraneo, del mondo. La pace, anzitutto".

Sull'esempio del Santo di Assisi

"Di Francesco la figura, la vita e la testimonianza rivestono un significato profondo, non soltanto per i credenti", riconosce Mattarella. Insieme a Santa Caterina è stato riconosciuto patrono d'Italia dal Parlamento, che ha qualificato "questa giornata come 'solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse'". Il messaggio spirituale del Santo indica alla nostra comunità, prosegue, un cammino di speranza, di condivisione, di attenzione anche verso la natura che ci è madre e a cui non abbiamo portato il rispetto dovuto (...). Quando si consumano a dismisura le risorse, quando si depreda la natura, quando si creano disuguaglianze tra i popoli, quando si inaridisce il destino delle generazioni future, ci si allontana dalla pace. Dobbiamo riparare, restituire. E' la grande urgenza della nostra epoca. E non abbiamo altro tempo oltre questo".

Il presidente Mattarella ad Assisi
Il presidente Mattarella ad Assisi

Covid, servirà ancora responsabilità

Riguardo alla pandemia, il presidente della Repubblica afferma che "non è definitivamente sconfitta" e che occorrerà ancora da parte di tutti "intelligenza collettiva e senso di responsabilità". Pensa al prezioso apporto della scienza, dell'organizzazione sanitaria e del suo personale e ai tanti concittadini che non ci sono più e alle loro famiglie. Il Covid "ci ha costretti a ripensare a ciò che è essenziale e aciò che è superfluo. Ci ha fatto toccare con mano quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri. Anche a livello internazionale".

Il saluto e la riconoscenza al Papa 

Mattarella rivolge poi il suo "deferente e riconoscente saluto" a Papa Francesco, lui che "per primo ha scelto il nome di Francesco - afferma - ci ha offerto una chiave di interpretazione e di impegno parlando di 'ecologia integrale'. È proprio questa la sfida. Equilibrio ambientale da ricomporre; giustizia sociale da perseguire rimuovendo gli ostacoli che le contingenze frappongono”. Ancora guardando al Santo di Assisi, il presidente Mattarella ricorda il prossimo ottocentesimo anniversario della morte. "A lui guardiamo - conclude - come a uno dei padri della nostra civiltà, come a un visionario che plasma la realtà, capace di indicare il percorso verso un futuro al quale intendiamo essere fedeli. Un futuro migliore! È questo, oggi, l'augurio da Assisi: per l'Italia e per il mondo".

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04 ottobre 2022, 12:50