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Viaggio in Kazakhstan: incontro con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli pperatori pastorali. Viaggio in Kazakhstan: incontro con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i seminaristi e gli pperatori pastorali.

Kazakhstan, il grazie del Papa. Monsignor Dell'Oro: uno stimolo alla concordia

Francesco rimanda come di consueto alla prima udienza generale dopo una visita apostolica il ricordo della sua recente trasferta nel cuore dell'Asia, da dove il vescovo della diocesi di Karaganda commenta: “Siamo piccoli e questa è l’occasione perché il Signore possa agire ancora di più attraverso di noi”

Antonella Palermo e Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano

Dalla sua finestra affacciata su Piazza San Pietro Francesco ringrazia e promette. Ringrazia per quanto vissuto durante il viaggio apostolico in Kazakhstan concluso tre giorni fa e promette di condividerne pensieri e impressioni, come sua abitudine, durante la prossima udienza generale. E la riconoscenza per la visita appena terminata e l'impegno da tradurre nell’immediato futuro sono anche i sentimenti e la direttrice di marcia che la Chiesa del Kazakhstan mette adesso a fuoco, secondo quanto espresso da monsignor Adelio Dell’Oro, vescovo di Karaganda, al termine del viaggio effettuato dal Papa in occasione del Congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali. 

Ascolta l'intervista a monsignor Adelio Dell’Oro

Qual è il sentimento a caldo che si percepisce fra la gente?

C’è innanzitutto da parte di tutti una immensa gratitudine al Papa, che è voluto venire in Kazakhstan, nonostante le sue difficoltà fisiche. Ci siamo presi l’impegno a non lasciar passare questo grande avvenimento, a non lasciarlo sfiorire nel tempo, ma a lavorarci con i sacerdoti, i religiosi e i laici lungo quest’anno perché i suggerimenti e le indicazioni di Francesco diano ancora più vigore alla nostra testimonianza. Mi ha colpito il fatto che questo popolo sia arrivato da tutte le parti del Kazakhstan, a volte anche con viaggi faticosi. Un popolo composto anche da cattolici arrivati dall’Uzbekistan, dalla Russia e perfino dalla Mongolia (una quindicina di persone che hanno percorso in macchina oltre 3.400 chilometri). Questo popolo ha sperimentato una forte unità e una appartenenza alla Chiesa universale nella celebrazione dell’Eucaristia. Mi ha colpito anche la presenza di persone non cattoliche che hanno voluto partecipare alla Messa, attratti - penso - dalla figura e dalla presenza di Papa Francesco. Questo è il segno che il cuore dell’uomo, là dove vede una presenza e un fatto significativo per la propria vita, è attirato.

Il Papa ha detto che il dono di una piccola Chiesa è una grazia. E vi ha invitati a non rinchiudervi in un guscio. Come risuonano queste parole?

Risuonano con tanta gioia perché è proprio una parola di cui avevo bisogno per servire di più la Chiesa in questo Paese. L’essere piccoli, l’essere questo piccolo germoglio - come ci aveva detto anche Papa Benedetto XVI quando eravamo stati a Roma per la visita ad limina - ci toglie ogni pretesa di potenza umana: siamo piccoli e questa è l’occasione perché il Signore possa agire ancora di più attraverso di noi. Mi ha colpito proprio il fatto che Papa Francesco ci abbia caldamente invitati a non essere chiusi nelle nostre chiese, nelle nostre sagrestie, nelle nostre piccole comunità. Ma ad essere segno di Gesù per tutti e, quindi, a vivere insieme per gli altri nella società.

Il pellegrinaggio di Papa Francesco in Kazakhstan è avvenuto in occasione del Congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali. Da qui l’impegno unanime al dialogo interreligioso per la pace e la riconciliazione nel mondo…

È stato un invito molto importante lanciato al Congresso a tutti i leader delle religioni mondiali. Un invito che, prima di tutto, dobbiamo raccogliere noi cattolici affinché, in nome dell’appartenenza all’unico Dio, dobbiamo guardarci ancora di più non come estranei, ma come fratelli e sorelle. Possiamo, ciascuno mantenendo la propria identità, accogliere l’altro nella verità per costruire una società veramente unita e concorde. Il Papa ci ha mostrato la strada per essere liberi e aperti nella convivenza tra persone diverse, dal punto di vista nazionale e religioso. In Kazakhstan, in particolare, la cultura kazaka è profondamente religiosa perché nasce dall’esperienza dura di uomini che vivevano nelle steppe in continuo movimento e in condizioni climatiche molto difficili. Si devono dunque accogliere i valori che questa cultura racchiude in sé e ci comunica.

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18 settembre 2022, 12:30