Cerca

Severodonets una delle tante città simbolo della distruzione della guerra Severodonets una delle tante città simbolo della distruzione della guerra 

Ucraina, il nunzio: i “veri negoziati” presuppongono la conversione dei cuori

Da Kiev, monsignor Visvaldas Kulbokas, commenta l’appello del Papa nel giorno di Pentecoste: i leader degli Stati devono convertire i loro cuori per non distruggere l’umanità

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano 

Nella domenica di Pentecoste il Papa è tornato ad appellarsi ai responsabili delle Nazioni perché mettano in atto tutti gli sforzi possibili per mettere fine alla guerra in corso in Ucraina e si adoperino per mettere in atto “veri negoziati, concrete trattative per un cessate-il-fuoco e per una soluzione sostenibile”. Papa Francesco ha lanciato il suo nuovo grido a 100 giorni dall’aggressione armata all’Ucraina invocando quel “sogno di Dio sull’umanità” negato da chi non ha alcun rispetto per la vita umana e prosegue nella macabra opera di distruzione di città e villaggi. Monsignor Visvaldas Kulbokas, il nunzio che non ha mai abbandonato Kiev mentre infuriavano i bombardamenti russi e che per questo è stato insignito di un’onorificenza direttamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelenski, commenta l’appello del Papa nel contesto del conflitto in corso e del rischio di un’ulteriore aggravarsi della guerra.

Ascolta l'intervista integrale a monsignor Kulbokas

Il presupposto di “veri negoziati”

“Dalle parole e da tutto l’atteggiamento di Papa Francesco - afferma il nunzio Kulbokas - emerge in maniera inequivocabile che farebbe qualsiasi cosa per mettere fine a questa guerra il prima possibile. Quando il Papa parla di v'eri negoziati' e ' trattative concrete non bisogna commettere l’errore di interpretarle da un punto di vista politico o strategico-militare. Nessuna delle due parti in conflitto ha infatti conseguito obiettivi che possano portarli al negoziato: la Russia, paese aggressore, non ha conseguito ancora quella che considera una posizione di forza; l’Ucraina, giustamente, esige la fine dell’aggressione e il ritiro russo. Da questo punto di vista non si può certo essere ottimisti per degli spazi di trattativa".

"Quando però il Papa parla di ‘veri negoziati’ – e lo fa nel giorno di Pentecoste - fa riferimento all’assunzione di responsabilità che i leader delle Nazioni devono fare di fronte all’umanità, un’umanità che rischia di essere distrutta dalla negazione del ‘sogno di Dio’, che è un sogno di pace e fraternità". "Il vero negoziato, in realtà, è possibile quando non si parte dalla logica militare o politica, ma dalla comprensione di questo dovere morale e di responsabilità di fronte Dio e all'umanità”.

Per una “soluzione sostenibile” serve una conversione dei cuori

"Il Papa - prosegue monsignor Kulbokas - ha parlato anche della ricerca di una ‘soluzione sostenibile’. Nella situazione attuale questo obiettivo supera le sole forze umane. Qui abbiamo veramente bisogno del grande aiuto di Dio affinché il cuore dei responsabili delle Nazioni, a partire da chi ha cominciato la guerra, si convertano di fronte a Dio”.

Il dramma dei bambini in guerra

“Centinaia di bambini sono rimasti uccisi nei bombardamenti, migliaia hanno dovuto lasciare le proprie case, tantissimi sono rimasti orfani. Il giorno della vigilia di Pentecoste il Papa ha voluto incontrare proprio loro, le vittime innocenti per eccellenza".

"Tra i ricordi che non potrò mai cancellare - ci rivela il nunzio apostolico a Kiev -  c’è l’immagine dei bambini di un orfanotrofio di Vorzel, una cittadina vicina a Kiev, che escono dai rifugi dopo tre giorni al freddo e al buio, mentre fuori si combatteva e si moriva. Un ricordo che vivo sempre con grande commozione; la stessa che provo quando stringo tra le mani una Bibbia recuperata tra le macerie di un palazzo bombardato a Borodyanka, in mezzo a quello che rimaneva di una stanza per bambini. Basterebbe a chiunque essere stato testimone di questi fatti per comprendere cosa intende dire il Papa quando parla di ‘macabra distruzione delle città. ”

Il peso delle parole

“I mass media ucraini sono sempre molto attenti alle parole che il Papa pronuncia sulla guerra e devo dire che viene accolta con favore. Anche i media russi – che seguo regolarmente - riservano grande attenzione alle parole del Papa. Il modo in cui esse vengono recepite però è un altro discorso. In Ucraina, pur non essendo questo un paese a maggioranza cattolica, tutti si rendono conto dell’autorevolezza e dell’importanza internazionale della voce del Papa. E’ proprio per questo che si percepisce chiaramente quanto Papa Francesco valuti ogni parola, sapendo il peso che assumerà e con quanta attenzione scelga qualsiasi frase in cui fa riferimento a questa guerra”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

07 giugno 2022, 08:49