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L'evento "Notizie e non solo, al di là e al di fuori dei Palazzi" nella Chiesa di San Giorgio, a Rieti, con il Prefetto Paolo Ruffini L'evento "Notizie e non solo, al di là e al di fuori dei Palazzi" nella Chiesa di San Giorgio, a Rieti, con il Prefetto Paolo Ruffini  

Festival di Rieti, Ruffini: comunicare è costruire relazioni

Raccontare la comunicazione al di fuori dei palazzi istituzionali è stato il tema dell’incontro di mercoledì sera al festival della comunicazione di Rieti, organizzato da Paolini e Paoline con la collaborazione della diocesi sabina ed ispirato al messaggio di Francesco per la Giornata dalle Comunicazioni sociali. Tra i relatori il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede Paolo Ruffini e il direttore di Famiglia Cristiana don Stefano Stimamiglio

Michele Raviart - Rieti

Come comunicano le grandi istituzioni come il Vaticano o il Quirinale? Che spazio c’è nell’informazione globalizzata e immediatamente disponibile a tutti per le storie delle persone? Come si può coniugare il digitale con l’instaurare una relazione con l’altro? Sono alcuni degli interrogativi emersi dall’incontro “Notizie e non solo, al di là e al di fuori dei Palazzi. In ascolto della gente, al servizio della Chiesa e della società”, evento del Festival della Comunicazione delle Paoline e dei Paolini che si svolge a Rieti, con la collaborazione della diocesi sabina.

Comunicare la Chiesa

“Nessuna istituzione comunica se stessa in quanto “Palazzo”, spiega Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Questo infatti è un “modo per non comunicare, perché crea un diaframma e questo vale ancor di più per la Chiesa”. La Chiesa, sottolinea Ruffini, “non è un Palazzo, ma una comunità dove ognuno ha la propria vocazione, il proprio carisma” e la sua comunicazione, “ancora di più che altrove” è la relazione stessa dell'essere fratelli gli uni degli altri, dell'essere membra gli uni degli altri”.  La comunicazione che più funziona "è quella capace di costruire relazioni vere fra fratelli, uniti nella fede e che attraverso il loro amarsi e con la loro capacità di testimoniare la fede comunicano la bellezza della fede con una capacità di lettura sapienziale delle cose che accadono”.

Ascolta l'intervista integrale a Paolo Ruffini

Relazione e testimonianza

In questo senso il compito della comunicazione della Santa Sede, spiega ancora Ruffini nel suo intervento, “non è fare marketing o pubblicità, ma testimoniare e costruire una rete tra la Chiesa di Roma e le chiese di tutto il mondo con tutti gli strumenti”. Un servizio, ribadisce, “basato più sulla relazione che sull’informazione”, che paradossalmente “è la cosa che manca di meno”, mentre invece c’è bisogno di interpretazione e testimonianza diretta. Ad aiutare è il fatto che la comunicazione sia più vera e autentica possibile, come ha spiegato anche il direttore del’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica Giovanni Grasso, in collegamento da Roma. “Tutto quello che riguarda il presidente Mattarella durante i suoi incontri è in presa diretta”, sottolinea Grasso, con la parte “umana” che spesso viene preferita a quella più ufficiale.

L'ascolto dell'altro

A fare da guida per questo incontro, come anche all’intero festival, che si concluderà domenica 29 maggio, è il messaggio di Papa Francesco per la 56esima Giornata delle Comunicazioni. “Ascoltare con l’orecchio del cuore” è il tema di quest’anno, che sottolinea come l’ascolto sia uno dei fondamenti del buon giornalismo. “L’ascolto", sottolinea ancora Ruffini, “comprende anche il silenzio. Sembra un paradosso, ma nell'ascolto si costruisce una relazione. Nell’incontro con l’altro si costruisce una relazione”.  “Per Fede”, ricorda, “sappiamo che nell'altro c'è il Signore. In questa capacità di ascoltarci gli uni gli altri, di fare silenzio, nel non inseguire il frastuono delle parole pronunciate senza nemmeno starci a pensare sopra, c'è la capacità di costruire una relazione che è essa stessa bellezza della comunicazione”.

Il digitale e l'incontro

Un incontro con l’altro che al tempo del digitale ha trovato nuovi modi per realizzarsi. “Il digitale non va demonizzato, ma vissuto” ha sottolineato monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, che ha spiegato, in questo senso, come le parrocchie siano una sorta di “controcampo alla comunicazione virtuale” e uno dei pochi luoghi in cui le persone possono aggregarsi “in presenza”. Un aspetto dell’incontro nel giornalismo è dato anche da Famiglia Cristiana, a cui è stato dedicato questo evento e che pochi mesi fa a festeggiato i suoi primi 90 anni. Nel settimanale voluto dal beato don Giacomo Alberione ampio spazio è dato alle storie personali. “Dentro una storia ci si riconosce tutti in un qualche modo”, spiega il neodirettore don Stefano Stimamiglio, “ci si rispecchia e si impara”. “Soprattutto per un settimanale e tanto più oggi al tempo dell'era digitale, della contemporaneità e della globalizzazione delle notizie”, sottolinea, “la narrazione dello spazio riflessivo delle persone rispetto alla loro storia e alla società in cui vivono diventa fondamentale”.

Ascolta l'intervista integrale a don Stefano Stimamiglio

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26 maggio 2022, 13:32