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Il memoriale per le vittime della strage nella scuola elemantare di Uvalde, in Texas Il memoriale per le vittime della strage nella scuola elemantare di Uvalde, in Texas 

Il vescovo Jackels: “Non solo l'aborto, anche limitare le armi è una questione di vita”

L’arcivescovo di Dubuque, nello Iowa, a seguito delle recenti stragi a Buffalo e Uvalde, ha inviato una lettera ai fedeli della sua diocesi per invitare a un cambio di prospettiva: “Alcuni vogliono riparare allo scandalo dei politici cattolici pro-choice rifiutando loro l’Eucaristia. Invece meglio mettere l’Eucaristia nelle mani di questi cattolici nella speranza che un giorno presto metteranno le loro mani al lavoro in difesa di tutta la vita”

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Identifichiamo prontamente cose come l’aborto e la pena capitale come questioni di vita, che la dottrina cattolica indica come assolutamente sbagliate in qualsiasi circostanza. Ma proteggere la terra, la nostra casa comune, o rendere accessibili cibo, acqua, riparo, istruzione e assistenza sanitaria, o la difesa dalla violenza delle armi... anche queste sono questioni che riguardano la vita”.

Lettera ai fedeli 

I recenti fatti di sangue che hanno sconvolto ancora una volta l’America - il massacro nel supermercato di Buffalo, dove un suprematista ha ucciso dieci persone, e la strage nella scuola elementare di Uvalde, in Texas – hanno mosso la mano di monsignor Michael O. Jackels, arcivescovo di Dubuque (Usa). Il vescovo – dottorato nella Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, collaboratore negli anni ’90 di Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – ha inviato una lettera ai fedeli della sua diocesi, nello Iowa, dal titolo “Riparare lo scandalo attraverso la guarigione dell’Eucaristia”. Una missiva di poche righe, sufficienti tuttavia a suscitare una serie di interrogativi e riflessioni su cosa realmente significhi essere e dirsi cristiani nel mondo di oggi.

Limiti ragionevoli al possesso di armi

Con la cronaca sotto gli occhi e il Vangelo in mano, Jackels esprime anzitutto sentimenti di “pietà per chi fa la spesa a Buffalo, per i ragazzi delle scuole del Texas, per le loro famiglie in lutto, e tutti coloro che ora hanno più paura che mai di fare queste semplici cose quotidiane”. Poi afferma: “C’è da chiedersi quali siano le ragioni per rifiutare limiti ragionevoli al possesso di armi, che si ispirano al bene comune e offrono protezione dal male”.

Questioni che riguardano la vita

Il presule invita a un cambio di prospettiva: non sono solo l’aborto e la pena di morte ad essere “questioni di vita” secondo l’insegnamento cattolico, lo è anche garantire a uomini e donne quelli che Papa Francesco in più di un’occasione ha definito “diritti fondamentali”. Tra questi, “la difesa dalla violenza delle armi”. “Anche queste sono questioni che riguardano la vita”, scrive il vescovo.

La guarigione dell'Eucarestia 

Ricordando poi la questione che ha visto discutere e dividersi lo scorso anno l’episcopato statunitense, ovvero se concedere o meno l’accesso ai Sacramenti a politici che promuovono politiche a favore dell’aborto, monsignor Jackels scrive: “Alcuni vogliono riparare allo scandalo dei politici cattolici pro-choice rifiutando loro l’Eucaristia. Ma questa è una risposta sbagliata per almeno due motivi”. Il primo, afferma, lo spiega Gesù stesso: “Sono i malati che hanno bisogno di un medico, non i sani”. Cristo “ci ha dato l’Eucaristia come strumento di guarigione”, sottolinea Jackels, “non bisogna negare la medicina a chi ne ha bisogno”.

Poi, aggiunge, “per essere coerenti, per riparare allo scandalo dei cattolici indifferenti o contrari a tutte le altre questioni della vita, bisognerebbe negare loro anche la Santa Comunione”. Invece, secondo il presule è “meglio mettere l’Eucaristia nelle mani di questi cattolici nella speranza che un giorno presto metteranno le loro mani al lavoro in favore della vita, in difesa di tutta la vita”.

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28 maggio 2022, 16:00