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Profughi al confine con la Moldova (Ciro Fusco/Ansa) Profughi al confine con la Moldova (Ciro Fusco/Ansa)

Ucraina. Il grido dell’Oceania: è in gioco la pace nel mondo

I vescovi dell’Australia e i leader cristiani della Nuova Zelanda-Aotearoa in un messaggio congiunto lanciano il proprio appello alla pace ed esprimono solidarietà al popolo ucraino. Mobilitate le Caritas locali

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Indignazione, rifiuto della follia della guerra e un ritorno alla ragione: questi i sentimenti espressi dal presidente della Conferenza episcopale cattolica australiana, monsignor Mark Coleridge, in una dichiarazione su quanto sta accadendo in Ucraina in cui precisa che "la pace nel mondo è in gioco".

Mons. Coleridge: Ucraina non così lontana

"L’Ucraina può sembrare molto lontana dall'Australia, ma quello che sta succedendo lì non lo è. L'Ucraina è diventato il mondo che non sarà mai più lo stesso a causa di questa barbarie – ha detto ancora l’arcivescovo - esprimiamo la nostra profonda compassione per il popolo ucraino e la nostra solidarietà con tutte le persone di eredità ucraina qui in Australia". Il presule lancia, quindi, il suo appello alla comunità internazionale affinché non si limiti a condannare lo spargimento di sangue, ma faccia tutto ciò che è in suo potere per fermare la violenza. "Questo non è un gioco geopolitico. Sono in gioco delle vite. Le bugie devono finire. La verità e la giustizia devono prevalere, se vogliamo che ci sia un futuro per tutti noi”, ha aggiunto. Infine, il presidente dei vescovi ha sottolineato che, come per altri Paesi che hanno conosciuto la guerra negli ultimi anni, più recentemente l'Afghanistan, "è necessaria una risposta generosa da parte del governo australiano per aiutare le persone che fuggono dalla violenza in Ucraina". Intanto Caritas Australia si è mobilitata per fornire assistenza umanitaria vitale alle vittime della guerra, in collaborazione con Caritas Ucraina.

Il leader della Chiesa cattolica ucraina in Australia: preoccupati per libertà di fede

Monsignor Mykola Bychok, il leader della Chiesa cattolica ucraina in Australia, ha riportato testimonianze terribili dall’Ucraina durante questi giorni di guerra: “L'Ucraina è una nazione pacifica, non vogliamo la guerra. Un'escalation dell'invasione russa provocherà sempre più morti e feriti, milioni di rifugiati, sempre più lacrime e dolore", ha detto. "Questa è una questione di vita o di morte perché la nostalgia di un impero perduto ha portato a un massacro insensato e a un'immensa sofferenza in tutta l'Ucraina, ha proseguito esprimendo preoccupazione per una futura libertà dei cattolici ucraini di praticare la loro fede nel Paese riconosciuto nazione sovrana nel 1991, ma la cui identità precede di molto la creazione dell'Unione Sovietica. “Questo sarebbe ancora più amaro per una Chiesa che per 70 anni è stata perseguitata e costretta alla clandestinità”, ha continuato il vescovo Bychok.

In Nuova Zelanda professioni cristiane unite contro la guerra

I leader di quattro importanti denominazioni cristiane neozelandesi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’aggressione russa in Ucraina che da ormai due settimane sta causando morte e distruzione. A firmarla, l’arcivescovo metropolita di Wellington e presidente della Conferenza episcopale locale, cardinale Joh Dew, assieme ai leader della Chiesa anglicana, metodista e presbiteriana presenti nel Paese. “In tutto il mondo la gente è inorridita dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia – scrivono - in una regione che ha imparato le devastanti lezioni della guerra del secolo scorso, lo schema ha la tragica possibilità di ripetersi. È in contrasto con molti dei progressi nella coesistenza pacifica che l'Europa ha fatto negli ultimi decenni. Ancora una volta, sul suolo europeo, vediamo i diritti e il benessere di milioni di persone comuni calpestati da un leader aggressivo e autoritario. Questo è anche in contrasto con i valori di pace di Gesù, quei valori che ci chiamano a stare contro la violenza e a stare con gli oppressi, quei valori che ci chiamano alla de-escalation e ai colloqui di pace, che chiedono umiltà e gentilezza. Come cristiani siamo solidali con il vasto coro di voci che chiede la fine dell'aggressione e finalmente l'inizio di soluzioni pacifiche”.

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09 marzo 2022, 11:29