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I vescovi di Haiti: il Paese sull’orlo dell’abisso, serve unità

In una nota inviata ad Aiuto alla Chiesa che soffre, i presuli fotografano la difficile situazione in cui vivono, alle prese con violenza, povertà e timori per il futuro. Fanno appello alle bande armate perché depongano le armi

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

“La nostra cara Haiti sta attraversando una fase difficile della sua storia. Chi fermerà la sua discesa agli inferi? Il popolo haitiano non ce la fa davvero più. Le persone sono stanche, sfinite, esauste”. Le parole dei vescovi di Haiti sono cariche di sofferenza e allo stesso tempo sono una denuncia di quello che ogni giorno si vive sull’isola, ostaggio delle bande armate, della violenza che imperversa, di una condizione di emergenza ormai diventata perenne.

La nota che scrivono ad Aiuto alla Chiesa che soffre arriva nel giorno in cui il mandato del presidente Jovenel Moïse, assassinato nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2021, sarebbe dovuto finire. Al suo posto, dopo l’assassinio, c’è Ariel Henry ma i presuli temono che proprio in questo giorno possano nascere nuove fiammate di volenza.

Servono decisioni coraggiose

“Il momento che stiamo vivendo – scrivono - è estremamente serio e particolarmente decisivo in questa svolta irreversibile della nostra storia. È in gioco il nostro presente e il nostro futuro, e quindi la nostra stessa esistenza come popolo, come nazione, come Stato. Dobbiamo prendere decisioni coraggiose ed efficaci”. Negli ultimi mesi, il Paese ha visto aumentare i crimini legati alla droga e anche i rapimenti, lo scorso agosto si è verificato un terremoto di magnitudo 7,2 che è costato la vita ad oltre mille persone e ha fatto precipitare la popolazione in uno stato di maggiore povertà. Proprio Aiuto alla Chiesa che soffre ha risposto con aiuti come tende, cibo, acqua potabile, medicine e supporto per la riparazione urgente di case parrocchiali e per altri 600 edifici. Nel 2022 è stato assicurato un secondo pacchetto di aiuti per sostenere la ricostruzione. 

Unità e non divisione

I vescovi lanciano un appello all’unità, ai politici perché arrivino ad un consenso ampio, perché facciano di tutto “per ristabilire l'ordine, la pace, la sicurezza e il rispetto della vita" e perché si esca dalla crisi. Non è tempo, aggiungono, "per la divisione, la disunione, il disaccordo, la discordia e le lotte fratricide per il potere, per la ricerca incontrollata e spudorata di interessi personali, egoistici e meschini". L’invito è di "lavorare insieme per salvare e trasformare il nostro Paese, che si trova sull'orlo di un abisso". L’appello è anche ai gruppi armati e alle bande che operano rapimenti "nella più completa impunità” seminando “violenza, paura, morte, lutto, desolazione e angoscia", i vescovi chiedono che "depongano le armi, rinuncino alla violenza e ai rapimenti e smettano di spargere il sangue delle loro sorelle e dei loro fratelli".

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07 febbraio 2022, 17:40