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I vescovi di Polonia e Ucraina sulla crisi con la Russia: la guerra è sempre una sconfitta

In un comunicato congiunto i presuli dei due Paesi esprimono preoccupazione per il fallimento dei negoziati tra Mosca e l'Occidente e per le truppe e le armi russe ammassate al confine. Una situazione, scrivono, che minaccia l'Europa centro-orientale e che la comunità internazionale deve riuscire a superare con la diplomazia

Michele Raviart – Città del Vaticano

“Ogni guerra è una disgrazia e non può mai essere un modo appropriato per risolvere i problemi internazionali. È sempre una sconfitta per l’umanità”. Ad affermarlo in un comunicato congiunto sono i vescovi cattolici di Polonia e Ucraina, riferendosi alla crisi tra questo Paese e la Russia. Una situazione di tensione seguita con attenzione anche da Papa Francesco, che proprio ieri all’Angelus ha indetto per mercoledì prossimo una giornata di preghiera per la pace in Ucraina.

Una grande minaccia per i Paesi dell'Europa centro-orientale

I presuli dei due Paesi hanno “appreso con preoccupazione - scrivono - la notizia che i negoziati tra Russia e Occidente non hanno portato ad un accordo”. Nei discorsi dei leader di molti Paesi, evidenziano, si sottolinea “la crescente pressione da parte russa contro l’Ucraina, ai cui confini sono stati massicciamente radunati armi e militari”. Per i vescovi l'occupazione del Donbas e della Crimea dimostra come la Federazione Russa “violando - si legge nella nota - la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dell’Ucraina", manchi "di rispetto per le norme vigenti del diritto internazionale”. La situazione attuale è inoltre considerata “una grande minaccia per i Paesi dell’Europa centro-orientale e per l’intero continente europeo”, che può distruggere l’eredità di molte generazioni che hanno costruito un ordine pacifico e l’unità in Europa”.

Risolvere i conflitti con gli accordi, non con la guerra

Per questo, ribadiscono i vescovi di Polonia e Ucraina, “la ricerca di metodi alternativi alla guerra per risolvere i conflitti internazionali è diventata oggi un'esigenza urgente, perché il potere terrificante degli strumenti di distruzione a disposizione anche delle medie e piccole potenze e i legami sempre più forti esistenti tra le nazioni del mondo intero oggi rendono difficile o addirittura praticamente impossibile limitare gli effetti del conflitto”. L’appello ai governanti è che “si astengano dalla guerra” e l’invito ai leader “è a ritirare immediatamente gli ultimatum e a non approfittare di altri Paesi come merce di scambio”. “Qualsiasi divergenza di interessi”, inoltre, “dovrebbe essere risolta non con l'uso delle armi, ma attraverso gli accordi”. “La comunità internazionale”, si ribadisce, “dovrebbe unire i suoi sforzi in solidarietà e sostenere attivamente in tutti i modi possibili la società minacciata”.

Un delitto contro Dio

Nel comunicato, firmato dall’arcivescovo maggiore Sviatosłav Szewczuk, primate della Chiesa greco-cattolica ucraina, da monsignor Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, dall’arcivescovo Mieczysław Mokrzycki, facente funzione di presidente della Conferenza Episcopale Ucraina, dall’arcivescovo Eugeniusz Popowicz, metropolita di Przemysł-Varsavia della Chiesa greco-cattolica in Polonia e da monsignor Nił Łuszczak, amministratore apostolico della sede vacante dell'eparchia Greco-Cattolica di Mukaczewska sui juris in Ucraina, si ricorda poi che “i regimi totalitari del XX secolo hanno portato nel mondo tragiche esperienze di guerre e terrore politico, ignorando l’autorità di Dio” e che la guerra, secondo la Gaudium et spes, “è un delitto contro Dio e contro la stessa umanità e va condannato con fermezza e senza esitazione”.

La piena responsabilità dei cristiani orientali e occidentali

“La promozione della pace nel mondo”, ribadiscono i presuli delle due nazioni, “è parte integrante della missione attraverso la quale la Chiesa continua l'opera salvifica di Cristo sulla terra”. La situazione attuale, quindi “esige dai cristiani di tradizione orientale e occidentale la piena responsabilità per il presente e il futuro del nostro continente e la disponibilità al sacrificio in difesa della comunità familiare, nazionale e statale”. L’invito finale è alla preghiera comune, con un testo di San Giovanni Paolo II che termina con le parole “Padre, concedi al nostro tempo giorni di pace. Mai più la guerra”.

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24 gennaio 2022, 12:53