La copertina del volume di padre Enzo Fortunato "E se tornasse Gesù?" La copertina del volume di padre Enzo Fortunato "E se tornasse Gesù?" 

"E se tornasse Gesù?", in un libro la centralità e vitalità del Vangelo nel mondo di oggi

A Roma la presentazione del nuovo volume di padre Enzo Fortunato per le Edizioni San Paolo: un percorso di riflessione incentrato sul ruolo della Parola di Dio nella nostra società: "C'è un cristianesimo forte e silenzioso che non va in tv o sulle pagine dei giornali, ma è vivo."

Eugenio Bonanata – Città del Vaticano

Il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato, ha scelto la parrocchia di Santa Maria Regina degli Apostoli, nel quartiere romano di San Paolo, per presentare il suo ultimo libro. S’intitola "E se tornasse Gesù? La domanda al cuore del Cristianesimo" (Edizioni San Paolo 2021, pp. 128, euro 14). Un volume che offre al lettore un percorso di riflessione incentrato sul ruolo del Vangelo nella nostra società. La prima parte ha un sapore storico e letterario. L'itinerario, infatti, prende le mosse da una ricognizione su come alcuni grandi pensatori – da Flaiano a Tolstoj fino a Dostoevskij - abbiano affrontato questa domanda. A seguire, invece, il discorso si sposta su una dimensione più intima ed esistenziale, soffermandosi sull’io e sull’atteggiamento delle persone nel rapporto con il Signore. Un interrogativo che rappresenta la parte viva della Chiesa e del Vangelo secondo l’autore, il quale invita ad immaginare il ritorno di Gesù guardando alla propria vita e non a quella degli altri.

Ascolta l'intervista a padre Enzo Fortunato

Padre Enzo "Se tornasse Gesù" è il titolo del suo nuovo libro. Di cosa si tratta? Qual è il percorso che propone?

Credo che questa non sia solo una domanda, ma forse il cuore del Vangelo. Ogni volta che facciamo qualcosa dovremmo chiederci: c'è Gesù Cristo oppure no?’Io ho cercato di rispondere a questa domanda e ho immaginato che Lui tornasse, bussasse e si presentasse alla porta dell’impegno quotidiano dicendomi: 'Dove sono io in tutto quello che stai facendo?’. Credo che nella misura in cui ciascuno di noi risponda a questa domanda renda vivo il Vangelo.

Solitamente si pensa che queste tematiche siano appannaggio dei teologi. Invece non è proprio così.

All’inizio del libro ho fatto una carrellata, presentando alcuni pensatori che si sono posti questa domanda. C’è la domanda di Ennio Flaiano, quelle di Paolo VI nel dialogo con Jean Guitton, ma cito anche Tolstoj, Dostoevskij e altri, fino ad arrivare a quella terribile domanda di Nietzsche il quale sostiene che le chiese siano la tomba di Dio. Allora mi sono detto: questo è quello che dicono i grandi, ma vediamo cosa dice la gente. E così mi sono accorto che non è affatto vero che le chiese sono la tomba di Dio. Anzi! C’è un cristianesimo forte, silenzioso, che non va sulle pagine dei giornali, che non conquista titoli in televisione. Ma è un cristianesimo vivo. E qui invito a leggere le lettere sull’argomento raccolte nel libro che le persone mi hanno scritto, non pensando minimamente che potessero essere pubblicate e che proprio per questo mantengono una certa freschezza. Sono semplici, ma direi che rappresentano il vissuto della Chiesa vera. Trovo poi interessante ciò che emerge dal rapporto delle persone che hanno incontrato realmente Gesù. In particolare queste persone hanno ammesso la loro infermità, il loro limite. Hanno ammesso davvero il bisogno di essere guariti e fatto anche una professione di fede dicendo: ‘Gesù ti amo, Gesù tu sei per me il Figlio di Dio’. Quindi hanno vissuto questo rapporto dialogico e infine hanno fatto una grande dichiarazione di affetto: ‘Gesù voglio seguirti nel lavoro e nel mio impegno quotidiano’. Quindi una forma di adesione totale, un buttarsi con Lui e per Lui.

Insomma: questo libro conferma che il Vangelo non è poi così fuori moda.

Assolutamente! Direi che il Vangelo è fuori moda solo nei salotti, ma è molto vivo invece in quelle persone che ogni giorno si affidano a Gesù Cristo.

Ma se tornasse san Francesco che cosa direbbe e che cosa farebbe di fronte al nostro mondo?

Coloro i quali si sono posti questa domanda hanno risposto che San Francesco prenderebbe tutti con la mazza, oppure si arrabbierebbe come una belva. Però è sempre una risposta proiettata sugli altri. Credo invece che se provassimo a rispondere personalmente, rivolgendo la domanda a noi stessi, il nostro cuore si aprirebbe alla gioia e i nostri volti inizierebbero a lacrimare anche in un forte pentimento.

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25 ottobre 2021, 18:00