Il cadinale Béchara Boutros Raï tra la folla accorsa per commemorare le vittime del porto di Beirut Il cadinale Béchara Boutros Raï tra la folla accorsa per commemorare le vittime del porto di Beirut 

Béchara Raï: verità e giustizia per la tragedia di Beirut

Il cardinale patriarca della Chiesa maronita ha celebrato una Messa nella zona del porto, dove il 4 agosto 2020 una terrificante esplosione fece oltre 200 morti e 6.500 feriti. Le parole del Papa, ha detto, aiutano a guarire chi ha subito questa tragedia, adesso è l’ora di ricostruire il Libano

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

Se le parole avessero vene e occhi, da quelle pronunciate dal cardinale Béchara Boutros Raï al porto di Beirut sarebbero uscite sangue e lacrime. Parole di un libanese colpito al cuore come tutti i libanesi, che tuttavia dall’epicentro della catastrofe ha voluto indicare una via d’uscita: verità sui fatti, giustizia per i responsabili, solidarietà per le vittime.
 

La Messa al ground zero di Beirut – nel luogo della “terza più grande esplosione non nucleare della storia umana”, ricorda il patriarca maronita – arriva dopo una giornata di tensioni, di proteste di piazza, di scontri tra manifestanti e polizia, i cui suoni si fondono in dissonanza con i rintocchi delle campane, il canto dei muezzin, le pale degli elicotteri sulla folla. E l’altare della Messa è idealmente poggiato sulle vite scomparse delle 207 persone uccise dalla deflagrazione, dei 6.500 feriti, delle migliaia di famiglie segnate dalla tragedia. “Nelle calamità e nei disastri, solo Dio è la consolazione e la speranza” e in questa prospettiva, assicura il cardinale Béchara Raï, le parole di Papa Francesco al termine dell’udienza generale di ieri sono giunte “in modo speciale a guarire le ferite delle famiglie delle vittime, dei feriti, e di tutti i libanesi”. Ma non è solo la commemorazione di chi non c’è più ad animare il capo della Chiesa maronita.

Beirut, folla per le strade nel giorno del ricordo delle vittime dell'esplosione
Beirut, folla per le strade nel giorno del ricordo delle vittime dell'esplosione

“Perché siamo qui”

“Siamo qui per chiedere verità e giustizia”, afferma con decisione. “La terra rimarrà scossa in questo luogo fino a quando non sapremo la verità su ciò che è successo nel porto di Beirut. Lo Stato non deve la verità solo alle famiglie delle vittime, ai feriti e a chi è rimasto colpito, ma a ogni libanese”, dichiara, invitando gli organi preposti a fare chiarezza sulle circostanze e sulla filiera di responsabilità che ha portato alla terribile esplosione di nitrato di ammonio che si è mangiata un pezzo, un terzo di Beirut. “Testimoniamo l'unità dei cristiani e dei musulmani nella fedeltà al solo Libano”, dice a un certo punto il cardinale Béchara Raï. “Siamo qui per lanciare un appello ai responsabili politici: andate avanti, istituite subito un governo di riforma e di salvezza”. E “siamo qui – incalza - per lanciare un appello ai paesi del mondo: il Libano grida a voi, salvatelo!”. E ringrazia per la Conferenza dei donatori di Parigi che ieri ha raccolto 370 milioni di dollari per il Libano.

Ricostruiamo la città e l’anima

Di fronte al “massacro dell’anima di un popolo”, che “dal potere della preghiera” può trovare sollievo, è doveroso che giustizia e verità facciano il loro corso. Il patriarca dei maroniti si appella con energia alla coscienza dei politici libanesi, ammonendo e spronando. “Non vogliamo più combattere, non vogliamo più guerre”, dice, piuttosto – e il discorso si allarga ad abbracciare speranze di generazioni – “dichiariamo la nostra lealtà a Beirut ricostruendola: con la sua bellezza e il suo patrimonio”, con la sua arte e i suoi edifici, le sue chiese e le sue moschee, “con i suoi fiori e i suoi alberi, con i tratti salienti della sua civiltà e cultura”.

Le lacrime saranno asciugate

“Se il morale rimane intatto e alto, tutta Beirut potrebbe essere ricostruita senza troppi problemi”, si dice convinto il cardinale Béchara Raï. “Nelle grandi tragedie e catastrofi, il tempo cessa di essere cronologico. I giorni diventano anni, e gli anni diventano eternità. Ma per Dio, il tempo è infinito. Dio ci guarda nella sua misericordia, abbraccia le nostre vittime e le unisce alla tenerezza del suo cuore e alle luci della sua gloria”. E termina con le parole dell’Apocalisse, che suonano come un invito alla fiducia per ogni libanese delle migliaia in ascolto: "Asciugherà ogni lacrima dai loro occhi: non ci sarà più la morte, non ci sarà più il pianto, il lamento o il dolore. Perché il vecchio mondo è passato".

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05 agosto 2021, 12:16