Lo stile “diligente” di un apostolo

Il ritratto del vescovo Franco Croci, scomparso due giorni fa, nell’omelia funebre del cardinale Filoni pubblicata su L'Osservatore Romano

«L’amabilità del tratto cordiale e sincero» di monsignor Franco Croci «nei rapporti umani, la sua mitezza e accoglienza, la profonda fede che animava ogni sua azione, l’amore al Papa e alla Chiesa» sono stati ricordati dal cardinale Fernando Filoni durante la celebrazione delle esequie del vescovo che fu segretario della Prefettura degli affari economici della Santa Sede dal 1999 al 2007. Il Gran maestro dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme le ha presiedute all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro ieri pomeriggio, giovedì 29 luglio, all’indomani della morte del presule — che era Gran priore della Luogotenenza dell’Italia centrale dell’ordine gerosolimitano — avvenuta a Roma mercoledì 28.

Insieme con il porporato hanno concelebrato una decina di vescovi, tra i quali gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e numerosi sacerdoti. Il Gran magistero era rappresentato dal Governatore generale, ambasciatore Leonardo Visconti di Modrone, dal tesoriere, Saverio Petrillo, e dal cerimoniere, monsignor Fortunato Frezza.

All’omelia il cardinale celebrante, nel sottolineare come la «sensibilità ecclesiale, unita ad uno spiccato senso del dovere», abbia permesso al vescovo Croci «di svolgere con scrupolosa fedeltà le mansioni a lui affidate», ha rimarcato che alla preghiera dei presenti si univa «spiritualmente» Papa Francesco, che nell’affidarne «l’anima alla misericordia del Padre celeste», ha espresso «le sue condoglianze ai familiari e a quanti lo hanno conosciuto e stimato».

Nel ricostruire la biografia del vescovo titolare di Potenza Picena, morto novantunenne «dopo una lunga malattia vissuta con incrollabile fede e fiducioso abbandono al Signore», il cardinale Filoni ha spiegato che monsignor Croci «ha vissuto per ben 60 anni come ministro del Signore, prima a Crema e poi, per oltre cinquant’anni, al servizio della Santa Sede». Infatti, «dopo gli studi alla Gregoriana, come alunno del collegio Capranica, di cui divenne anche vicerettore, nel 1968 Paolo VI l’aveva chiamato per lavorare in Segreteria di Stato».

A Roma, ha proseguito il celebrante, egli «visse intensamente il suo sacerdozio, lavorando con stile diligente e metodico, e con quel tratto affabile e gentile, con cui si caratterizzò anche il suo apprezzato servizio di economo alla Pontifica Accademia ecclesiastica», ove «rimase per trent’anni, benvoluto dagli alunni che vedevano in lui un uomo sollecito e aperto al dialogo, un prete sereno e contento del proprio sacerdozio, un officiale di Curia fedele e docile». 

Quindi, ha detto ancora Filoni, «dopo tre decenni passati al servizio della Segreteria di Stato, dove aveva maturato anche una singolare esperienza in ambito amministrativo ed economico», nel 1999 monsignor Croci era stato «nominato segretario della Prefettura degli affari economici della Santa Sede e successivamente elevato all’episcopato. In seguito gli fu affidato l’incarico di vice-presidente dell’Ufficio del lavoro della Sede apostolica». E, ha aggiunto, «nella sua sollecitudine pastorale, ha svolto altresì un generoso ministero presso l’Ordine equestre del Santo Sepolcro, come Gran priore per la Luogotenenza dell’Italia centrale, mostrandosi pastore di singolare caratura spirituale e capace di quelle finezze della carità, tipiche di quanti hanno preso sul serio il Vangelo».

In conclusione, l’invito rivolto  ai presenti dal celebrante «a ringraziare il Signore per il dono che ha fatto alla Chiesa, attraverso l’opera, il generoso e zelante ministero, la testimonianza e la persona» del vescovo Croci: «Il bene che egli ha profuso nel cuore di molti, non solo costituisce un caro ricordo di cui fare grata memoria, ma rimane come seme che porta frutto».

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30 luglio 2021, 16:22