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India: solidarietà e speranza oltre la pandemia

Situazione ancora drammatica in India a causa del Covid. Secondo il Ministero della Sanità di New Delhi sono stati registrati oltre 6100 decessi in 24 ore. Si tratta del bilancio più grave da inizio pandemia, che porta la cifra totale delle vittime nel Paese ad oltre 350 mila. La testimonianza di suor Suor Mary John Kudiyiruppil, che vive in Italia, ma attualmente è rimasta bloccata nel Paese a causa della pandemia

Marina Tomarro – Città del Vaticano

“In India siamo circa 400 suore dello Spirito Santo, distribuite in tutte le provincie del Paese. Siamo presenti in quelle zone particolarmente colpite dal Covid. Tutte le nostre comunità sono impegnate a dare aiuto alla popolazione che è stremata, dai pasti caldi alla distribuzione di mascherine e prodotti igienici, ma non basta mai!” Suor Mary John Kudiyiruppil, vive a Roma, dove fa parte del Consiglio Generale delle Missionarie dello Spirito Santo, ma da alcuni mesi è rimasta bloccata in India, a Bangalore, nello stato di Karnataka, e cerca di far arrivare, attraverso i suoi racconti, quella che è la situazione drammatica in cui versa il Paese a causa della pandemia che continua a mietere vittime senza tregua.

Ascolta l'intervista a suor Mary John Kudiyiruppil

L’aiuto al prossimo nonostante tutto

“Nel nostro ospedale di Mumbai – continua a raccontare suor Mary – tre reparti sono stati adattati per ospitare malati di Covid, soprattutto i più gravi. Abbiamo anche allestito un reparto per le vaccinazioni. Molti ospedali in altre parti del Paese hanno dovuto trasformare e adattare reparti per ospitare i malati e a Pune, una delle città più grandi, è stata creata un associazione chiamata “La voce delle donne”, dove sono stati organizzati aiuti per le tante domestiche rimaste senza lavoro e per le loro famiglie”. Suor Mary ha preso anche lei il Covid, rimanendo positiva per sette settimane, ma, appena è stata meglio, si è messa subito al servizio insieme alle consorelle per tutte quelle persone che avevano bisogno di aiuto. “Karnakata è una delle zone maggiormente colpite dal coronavirus – spiega –. La nostra congregazione ha tre scuole e quindi cerchiamo di portare aiuto soprattutto al nostro personale scolastico, che da oltre un anno ha dovuto organizzare le lezioni solo online, con tutte le difficoltà connesse che ci sono. Abbiamo cercato di assicurare al nostro personale uno stipendio fisso, e cerchiamo di incoraggiare le persone, mantenendo viva la fiamma della speranza.  Abbiamo anche una casa di riposo e abbiamo cercato di organizzare il più velocemente possibile i vaccini appena sono stati disponibili”.

Una situazione ad alto rischio

E, se nelle città più grandi il Ministero della Sanità del Paese è riuscito a monitorare la situazione, nelle zone rurali è stato molto più complicato. Inoltre i lunghi mesi di isolamento forzato hanno colpito duramente l’economia locale e la popolazione ne ha risentito pesantemente. “Non poter viaggiare e cercare lavoro per migliorare la propria vita ha avuto conseguenze gravi per tantissime persone – sottolinea suor Mary – tanti si sono ammalati di depressione, e hanno perso la speranza di un futuro diverso. La gente ha paura e c’è tanto stress. Invece c’è bisogno di lavoro e di libertà di movimento, di sentirsi di nuovo in una situazione normale e di elaborare il lutto. Ma l’India è una Nazione forte e io sono sicura che supereremo anche questo, con l’aiuto di tutti. L’India deve accelerare il processo di vaccinazione, e rendere il vaccino disponibile a tutti. Credo che questo sia l’unico modo di contenere il virus”.

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11 giugno 2021, 08:00