Siria, un quartiere distrutto dalla guerra ad Aleppo Siria, un quartiere distrutto dalla guerra ad Aleppo

Siria, la Pasqua unica fonte di luce e speranza

Nel Paese dell’Asia occidentale, migliaia di persone partecipano ai riti del tempo pasquale. L’arcivescovo maronita di Aleppo:” La crisi economica e la guerra ci paralizzano, ma noi mettiamo tutte le sofferenze nelle mani del Signore. Solo Lui può salvarci”. Il dolore per la volontà dei giovani cristiani di abbandonare il Paese in cerca di un avvenire migliore

Federico Piana- Città del Vaticano

In Siria, l’unico momento di gioia è il tempo forte della Pasqua. Guerre, attentati, crisi politiche ed economiche, sono sembrate dissolversi durante i riti della Settimana Santa, del Triduo pasquale, della Via Crucis del Venerdì Santo. E’ come se si desiderasse, con trepidazione, una risurrezione collettiva, insieme a quella di Cristo. “E’ la nostra unica speranza. In questi giorni abbiamo celebrato con migliaia di persone, soprattutto nel quartiere cristiano di Aleppo, dove ci sono anche alcune cattedrali di diverse Chiese ortodosse sui iuris” racconta l’arcivescovo di Aleppo dei Maroniti, monsignor Joseph Tobji, il quale spiega anche che “le cerimonie religiose strapiene e le processioni lunghissime ci hanno fatto ricordare i bei tempi della pace, prima del conflitto”.

Ascolta l'intervista a monsignor Joseph Tobji

Tutta la vostra speranza, dunque, è nella Pasqua?

Sì, è l’unica luce in fondo al tunnel. Il resto è buio. La crisi economica e la conseguente povertà paralizzano il Paese. Lo stipendio di un impiegato finisce al massimo in tre giorni. Ma questo tempo pasquale porta un po’ di speranza: noi mettiamo tutte le nostre sofferenze nelle mani del Signore.

Ma c’è ancora spazio per la speranza, nel vostro cuore?

Umanamente parlando, no. Il tunnel, ormai, è troppo buio. Ma il Signore sa come salvarci da questa terribile situazione, Lui lo sa meglio di noi. Ma bisogna pregare molto, bisogna avere fede. Ora il nostro compito è quello di non fare come i discepoli che sulla barca, insieme al Signore, si spaventano per la tempesta e Lui li sgrida definendoli uomini di poca fede.

I cristiani come possono essere portatori di speranza nella società siriana?

I cristiani possono unire le loro sofferenze con quelle di Cristo sulla Croce e tutto ciò ha un valore espiatorio per i nostri peccati. Inoltre, i cristiani stanno facendo del tutto per essere utili con le scuole, i centri sociali,  gli ospedali: sono la testimonianza concreta della luce di Cristo.

I giovani cristiani, sempre più spesso, vogliono fuggire dalla Siria, è vero?

Quasi tutti hanno il sogno di scappare via. Non vedono un futuro perché qui non riescono a vivere una vita normale. E’ difficile trattenerli con l’argomento che possono essere una testimonianza di fede, il sale della terra: non funziona.

Vi sentite tutelati dalla comunità internazionale?

Ci sentiamo completamente abbandonati. E che speranza possiamo riporre nella comunità internazionale se come unico strumento adotta le sanzioni?

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01 aprile 2021, 16:21