Giovani mostrano un poster di benvenuto per il Papa Giovani mostrano un poster di benvenuto per il Papa

Piana di Ninive, ecco i cristiani che accolgono il Papa

Il parroco caldeo di Telskuf, nella Piana di Ninive, racconta speranze e dolori dei cristiani pronti ad abbracciare il Santo Padre: “Siamo minoranza ma non rinunciamo ad annunciare il Vangelo”. Una piccola Chiesa che aiuta tutti e che si è trasformata in sale vivo per l’intera società

Federico Piana- Città del Vaticano

In Iraq tutto è pronto per la visita di Papa Francesco che da oggi si prolunga fino a domenica. Pronti materialmente i luoghi che accoglieranno il Pontefice: Bagdad, Najaf, Ur dei Caldei, Mosul, Erbil e Quaraqosh. Ma, soprattutto, sono pronti gli animi dei cristiani che, per la prima volta nella storia del Paese, riceveranno un Pontefice: in tutte le comunità il viaggio è stato preparato spiritualmente, soprattutto con momenti intesi di preghiera.

Cristiani pieni di speranza

Ma qual è l‘identikit dei cristiani che si apprestano ad abbracciare Papa Francesco? Lo tratteggia padre Karam Shamasha, parroco caldeo di San Giorgio a Telskuf, la cui parrocchia fu distrutta dalle milizie dell’Isis nel 2014, il primo luogo cristiano ad essere profanato nella Piana di Ninive: ”In Iraq ci sono molte confessioni, molte chiese, che hanno delle radici antiche e risalgono già all’origine del cristianesimo. Sintetizzando, possiamo dire che il Papa troverà dei cristiani martoriati dalle persecuzioni, pieni di dolori, ma che vivono nella speranza”. Un atteggiamento di gioia profonda che trae origine dal rapporto intenso col trascendente, che neanche le drammatiche situazioni di violenza possono scalfire. “La nostra serenità è data dalla vicinanza del Signore: nel tempo, in questi luoghi, abbiamo costatato la Sua presenza. E speriamo che anche la visita del Papa possa rappresentare un vero cambiamento”.

Ascolta l'intervista a padre Karam Shamasha

 

Piccola testimonianza

Attualmente i cristiani sono una minoranza nel Paese. Ma in passato non era così. “Una volta – racconta padre Shamasha- eravamo noi la maggioranza, non soltanto nella Mesopotamia. La Chiesa d’Oriente era presente in nazioni come l’Oman, il Bahrain o il Qatar. Nei primi secoli era una Chiesa fiorente”. Poi le persecuzioni e le violenze hanno contribuito ad un rapido e repentino ridimensionamento: “Ora, in tutto l’Iraq ci sono solo 250.000 cristiani. La causa della diminuzione è da ricercare nelle dure repressioni, soprattutto quella del 2003: in quegli anni, tante nostre chiese venivano bombardate, numerosi preti e fedeli sono stati rapiti ed uccisi”.

Sale della società

Le persecuzioni, però, non hanno cancellato la voglia di continuare a testimoniare il Vangelo e ad essere sale per l’intera società. Padre Shamasha lo spiega affermando che “le varie confessioni cristiane sono vicine ai fedeli organizzando molte attività per i giovani, per le famiglie, per bambini. Le nostre chiese sono sempre piene per le celebrazioni. E poi esiste un’intensa attività di sostegno ai cristiani che stanno tornando nelle loro terre dopo essere stati cacciati dall’Isis”.

Minoranza che aiuta

I cristiani, pur essendo minoranza, si impegnano ad aiutare uomini e donne di altre religioni. “Lo facciamo– dice il parroco di Telskuf- perché noi crediamo che l’umanità ci unisca. Per quanto sia possibile, cerchiamo di essere utili a tutti quanti, indipendentemente dalla loro religione. Tentare di costruire ponti, soprattutto con l’Islam sciita, è anche uno degli obiettivi del viaggio del Santo Padre. Papa Francesco, dunque, non verrà solo per noi cristiani ma davvero per tutti, anche per l'intero Medioriente ”.

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05 marzo 2021, 08:00