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Stop all'abuso di minori Stop all'abuso di minori

Regno Unito, abusi. Nel Rapporto Ncsc i punti chiave per la tutela delle vittime

L'organismo indipendente che opera all’interno della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles esorta alla preghiera, affinché “Dio non venga lasciato fuori dalle soluzioni”, e richiama l’importanza della “formazione”: “Bisogna dare la priorità - si legge nel documento - a livelli appropriati di formazione che siano forniti da chi è adeguatamente qualificato per farlo, da un punto di vista professionale e personale, tenendo conto della sua credibilità dal punto di vista delle vittime e dei sopravvissuti”

Isabella Piro - Città del Vaticano

Sono sei i punti-chiave per la tutela delle vittime di abusi, indicati nel Rapporto annuale pubblicato dalla National Catholic Safeguarding Commission (Ncsc), organismo indipendente che opera all’interno della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles. Il Report, riferito all’anno 2019, è stato diffuso il 10 febbraio e si apre con una prefazione dell’allora presidente della Commissione, Chris Pearson, prematuramente scomparso il 30 gennaio. Il primo punto indicato dal documento è quello della “comunicazione”: occorre “rispondere con onestà, umiltà e cuore aperto”, si legge nel testo; segue il richiamo ad “ascoltare con il cuore”: “Non c'è bisogno di sospendere le proprie facoltà critiche, ma di imparare ad ascoltare dal profondo del cuore, incontrare i sopravvissuti e le vittime di abusi; sedersi faccia a faccia con loro, ascoltare le loro storie, cercare di capire come si sentono”. In terzo luogo, l’Ncsc esorta a “riconoscere i problemi”, in modo “vero e onesto”, “chiedendo scusa e facendo sul serio” per “mostrare tolleranza zero nei confronti degli abusi o di qualsiasi tipo di copertura”.

Preghiera e formazione

E ancora: la Commissione esorta alla preghiera, affinché “Dio non venga lasciato fuori dalle soluzioni”, e richiama l’importanza della “formazione”: “Bisogna dare la priorità – spiega il Rapporto - a livelli appropriati di formazione che siano forniti da chi è adeguatamente qualificato per farlo, da un punto di vista professionale e personale, tenendo conto della sua credibilità dal punto di vista delle vittime e dei sopravvissuti”. Centrale anche la raccomandazione di non far mai calare l’attenzione: “Non dare per scontato e non dire ai sopravvissuti di cosa hanno bisogno, ma chiederlo a loro. Ascoltare, rispettare, rispondere e supportare le loro necessità”.

Politiche e procedure nazionali 

Dai dati della relazione, emerge che “il 96 per cento delle parrocchie ha un rappresentate per la salvaguardia” e che “un ulteriore 2 per cento ha avviato accordi in questo senso”. Ampia, inoltre, la gamma di corsi di formazione fornita al personale addetto, così da “sostenerlo nel loro ruolo cruciale di assicurare che le politiche e le procedure nazionali di salvaguardia siano seguite, creando un ambiente sicuro a livello parrocchiale”. I Piani di salvaguardia “rimangono uno strumento efficace”, tanto che ora quelli in vigore sono 479, con un aumento del 3 per cento rispetto al 2018.

Le cifre su adulti e minori

Per quanto riguarda i minori, tra il 2018 e il 2019 il numero di persone contro cui sono state mosse accuse o espresse preoccupazioni è aumentato del 29 per cento. 161, in totale, gli individui accusati in questo periodo; tra loro, il 77 ricopriva incarichi per nomina della Chiesa, mentre il 23 per cento non aveva alcun legame con i ruoli ecclesiali. Simili le cifre che riguardano gli adulti, sempre tra il 2018 ed il 2019: in aumento del 14 per cento il numero di persone contro cui sono state avanzate accuse o preoccupazioni; 79 gli individui accusati, di cui il 73 per cento ricopriva incarichi nella Chiesa, mente il 27 per cento non aveva legami con essa. Alcuni dati riguardano anche le donne: il Rapporto evidenzia, ad esempio, che 9 religiose hanno ricevuto accuse e che, in questi casi, “l'abuso sessuale rappresenta il 10 per cento delle denunce, quello fisico ed emotivo l'80 per cento, mentre nel 10 per cento dei casi l’abuso è sconosciuto”.

I ritardi nelle denunce

La Relazione sottolinea, inoltre, “ritardi significativi nella denuncia degli abusi sui minori” avvenuti in passato, il che “rimane un problema rilevante per la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles”. Ed anche se oggi molte persone, soprattutto adulte, denunciano l’abuso entro l’anno o pochi anni in cui esso è avvenuto, tuttavia “bisogna incoraggiare e facilitare la denuncia” di tale crimine “nel momento in cui si verifica, in modo che le vittime possano ricevere un sostegno tempestivo e i responsabili possano essere affrontati”.

I traumi

Il Report 2019 è dedicato al tema dell’impatto”: “L'abuso sui minori causa danni significativi e ha effetti traumatici a lungo termine nell'età adulta – si legge nel documento - Tutti noi proviamo vergogna per il profondo impatto causato dagli abusi sessuali perpetrati da coloro che occupano posizioni di fiducia e di potere nella Chiesa cattolica”. Non solo: l'abuso ha “un effetto a catena in quanto ha conseguenze sulla vittima, la sua famiglia, gli amici, i sacerdoti, la vita religiosa e su tutti i fedeli”. La Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles ha, quindi, “la responsabilità di rispondere pastoralmente e spiritualmente per assicurare un efficace sistema di salvaguardia che prevenga e risponda a tutte le forme di abuso su bambini, giovani e adulti a rischio”.

Ascoltare le vittime

“Tutta la Chiesa ha bisogno di ascoltare la voce delle vittime e dei sopravvissuti e di imparare da ciò che ascolta – conclude il Rapporto - La sua responsabilità pastorale e spirituale, infatti, è quella di camminare a fianco di coloro che sono stati feriti, permettere che la loro voce sia ascoltata, e riconoscere sempre il loro contributo nella risposta e nella prevenzione di tale crimine”.

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11 febbraio 2021, 17:24