Vista dall'alto della città di Brisbane - Australia (EPA) Vista dall'alto della città di Brisbane - Australia (EPA)

L'Australia firmi il Trattato contro le armi nucleari

Lo chiede la Conferenza episcopale australiana (Acbc) al Primo Ministro del Paese, Scott Morrison, con una nota a firma di Monsignor Terry Brady, delegato episcopale per la Giustizia sociale. L’Australia, infatti, non è ancora tra le nazioni firmatarie del documento

Isabella Piro - Città del Vaticano 

L’Australia si unisca ai Paesi che hanno firmato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. L’appello dei presuli è arrivato ieri, 22 gennaio, giorno in cui è entrato in vigore il Trattato.

Un passo importante

Sottoscritto da 86 Paesi e ratificato da 51, il documento internazionale è giuridicamente vincolante. Da ricordare che la Santa Sede lo ha firmato e ratificato già il 20 settembre del 2017, nel primo giorno utile per la ratifica. L’Australia, invece, non è ancora tra le nazioni firmatarie. Per questo, monsignor Brady, delegato episcopale per la Giustizia sociale, ricorda che “l’eliminazione delle armi nucleari sarebbe un passo importante per creare la pace nel mondo”. “L’esperienza – si legge nella nota episcopale – ci ha insegnato che la minaccia di distruzione reciproca, con la possibilità di una totale catastrofe per l’umanità e per l’ambiente, nostra casa comune, non può essere la base della pace e della sicurezza nel mondo del XXI secolo”. Le armi nucleari, infatti, non sono in grado di “affrontare il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, i problemi ecologici o la povertà”.

Favorire la pace

“Qualsiasi uso delle armi nucleari è chiaramente immorale – continuano i vescovi – in quanto esse agiscono intrinsecamente in modo indiscriminato ed hanno un impatto incontenibile nel tempo e nello spazio”. L’Acbc rileva, poi, che la continua disponibilità di simili armamenti “pone il rischio, inaccettabile, di un loro uso deliberato o accidentale”, e “sottrae risorse a ciò che, invece, favorisce positivamente la pace”. Ricordando, quindi, quanto detto da Papa Francesco nel 2017, i vescovi australiani affermano: “La pace deve essere costruita sulla giustizia, sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita pubblica, sulla fiducia fra i popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà”.

La contraddizione

Monsignor Brady riconosce, inoltre, l’impegno del governo di Canberra nella promozione della pace, ma al contempo sottolinea che “l’impatto di questo sforzo è minato dalla continua esistenza di armi nucleari che creano paura, ledono i rapporti di fiducia e limitano il dialogo". "È ora che l'Australia – conclude il presule - inizi il processo di abbandono di ogni coinvolgimento con le armi nucleari, firmando il Trattato sulla loro proibizione”.

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23 gennaio 2021, 14:23