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Natale nella lotta al Covid, militari e medici sempre vicini ai malati

In Italia sono le forze della Difesa a prendere in custodia le prime dosi di vaccino Pfizer che arrivano dal Belgio allo Spallanzani di Roma. Da tempo sono in prima linea nella pandemia, come testimonia il Direttore Sanitario dell'Ospedale da campo militare di Perugia, dottor Gaetano Luigi Nappi, al lavoro anche il 25 dicembre nell'unità mobile di soccorso

Fausta Speranza – Città del Vaticano

I Paesi dell'Unione Europea hanno pianificato un avvio delle vaccinazioni in contemporanea il 27 dicembre per sottolineare il valore simbolico di una battaglia contro il virus gestita insieme. In Italia i primi vaccini Pfizer Biontech, provenienti dal Belgio, sono attesi all'ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma tra il 25 e il 26 dicembre, ovvero a Natale e Santo Stefano. Lì le dosi saranno spacchettate e, quindi, inviate nelle varie regioni per la distribuzione. Tra le primissime vaccinazioni, il 27, ci saranno quelle di tre operatori sanitari proprio dello Spallanzani.

Il vaccino scortato dall'esercito

Su richiesta del commissario, Domenico Arcuri, le prime dosi di vaccino Pfizer sono custodite in una prima fase nell'hub centrale dello Spallanzani e poi, a cura della Difesa, il vaccino sarà distribuito e somministrato su 21 siti nazionali. La parte delle 9.750 dosi destinate alle isole saranno trasportate al maxi hub nazionale di Pratica di Mare da dove poi partiranno, in particolare per la Sicilia e la Sardegna, ovviamente per via aerea. In allerta anche i C-130 della 46^ Brigata aerea di Pisa. Il resto dei vaccini partirà a bordo di mezzi militari di terra. E' quanto ha confermato il generale Luciano Portolano, rivolgendosi, martedì 22 dicembre, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l'incontro con il Comitato operativo di vertice delle Interforze (Coi). Si è trattato del saluto per le festività natalizie alle missioni internazionali, durante il quale Mattarella ha sottolineato: "Nell'esprimere la mia riconoscenza, a nome della Repubblica, rivolgo a tutti gli appartenenti alle Forze armate, ai Corpi militari dello Stato e ai loro familiari gli auguri più grandi per il Natale e per un 2021 migliore, che restituisca serenità e assicuri ai nostri concittadini prospettive rassicuranti e positive". “Gli italiani sono orgogliosi delle loro forze armate”, ha aggiunto il presidente.

Negli ospedali da campo l'esperienza è dare, ma soprattutto ricevere

Da metà novembre è operativo a Perugia, nell'area adiacente l'eliporto dell'ospedale Santa Maria della Misericordia, l'ospedale da campo che l'Esercito ha organizzato, su richiesta della Regione Umbria tramite la Protezione civile, al fine di alleggerire la pressione sul sistema sanitario locale. Strutture analoghe sono state organizzate anche a Lodi, Aosta, Cosenza e in altre zone d'Italia, come spiega il Direttore Sanitario dell'Ospedale da campo militare di Perugia, dottor Gaetano Luigi Nappi, ricordando che la seconda ondata di pandemia è stata peggiore di quanto si potesse immaginare.

Ascolta l'intervista al dottor Nappi

Ci si aspettava una recrudescenza, ma non così drammatica, sottolinea Nappi. Tanto drammatica – aggiunge – da richiedere il dispiegamento degli ospedali da campo oltre ai presidi 'drive through', sempre militari, per i tamponi. Dell'esperienza il dottor Nappi dice che è stata molto forte e intensa, in quanto tale ha insegnato molto dal punto di vista professionale. Ma Nappi aggiunge che è stata straordinaria anche la ricchezza sul piano umano.

Dall'Afghanistan a Perugia

Il chirurgo cardiovascolare è già stato in supporto negli ospedali da campo in aree di guerra, come ad esempio l'Afghanistan di alcuni anni fa, e spiega che c'è differenza per il tipo di interventi medici richiesti. Nel caso di conflitti ricorda che ci sono traumi e lesioni mentre in questo caso i pazienti erano tutti in emergenza respiratoria. Ma la pressione è stata tanta, conferma, e anche l'emozione di prestare soccorso a concittadini che hanno restituito tantissimo – sottolinea – in termini di “riconoscenza, affetto, incoraggiamento, calore oltre al riconoscimento delle autorità locali e della popolazione locale, non solo dei parenti dei malati”. In particolare, Nappi ricorda il biglietto di accompagnamento per una pianta, che familiarmente si chiama “stella di Natale”, che il suo staff medico ha ricevuto da una signora curata e dimessa proprio nei giorni che hanno preceduto il Natale. Si tratta di un biglietto breve che esprime però proprio l'intensità della gratitudine e dell'empatia creatasi tra paziente e personale medico-sanitario, ma anche con i familiari e gli amici dei pazienti con cui è importante – sottolinea Nappi – curare i contatti.

Il salto ad Assisi, all'ombra di San Francesco

Nappi racconta della decisione di raggiungere Assisi con un collega in un rarissimo momento di pausa tra le cure, di aver respirato spiritualità e di aver ripensato ad alcune parole di San Francesco. Nel silenzio e nella semplicità della Messa in quei luoghi, dove – sottolinea - non si recava dai tempi dell'adolescenza, racconta di aver capito in modo nuovo il valore dell'insegnamento di San Francesco: “E' dando che si riceve”.

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24 dicembre 2020, 08:00