Cerca

Una famiglia durante la Santa Messa nella Giornata mondiale dei Poveri 2020, nella Basilica di San Pietro Una famiglia durante la Santa Messa nella Giornata mondiale dei Poveri 2020, nella Basilica di San Pietro

Povertà a Roma. La Caritas: "esploso" il numero di persone assistite dalle parrocchie

Nel Rapporto sulla povertà 2020, il dato che il lockdown e le misure per frenare la pandemia hanno fatto aumentare le richieste di aiuto nell'86 per cento dei centri di ascolto della Capitale, dove a volte sono anche decuplicate. Il direttore don Ambarus: “Grazie ai tanti nuovi volontari. I numeri veri sono ancora più alti, ma le istituzioni ascoltano poco i nostri consigli”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Dall’inizio della pandemia di Covid-19, l’85,9 per cento delle parrocchie di Roma ha visto aumentare le richieste di aiuto, in alcuni casi si sono decuplicate, con anche 500 persone in più che hanno bussato per chiedere pacchi alimentari, ma anche buoni spesa, aiuto attraverso fondi parrocchiali e diocesani, o assistenza ad anziani soli. E’ solo uno dei dati, ma certo tra i più significativi, del Rapporto povertà a Roma 2020 della Caritas diocesana, dal titolo “Nessuno si salva da solo” presentato questa mattina on line.

E' esploso il numero degli assistiti dalle parrocchie

“Il numero delle persone assistite dalle parrocchie è letteralmente esploso” si legge nelle 126 pagine del Rapporto, che raccoglie i dati forniti da 176 centri di ascolto Caritas in diocesi e 137 punti di distribuzione di alimenti, i 13 centri di stoccaggio e i cinque Empori della solidarietà. I Centri di ascolto nel 2020 hanno accolto 21.160 persone, il 35,3% per la prima volta. Il 48,7 per cento dei nuovi iscritti è italiano, i filippini sono oltre il 16 per cento, seguiti da peruviani (4,9) e rumeni (4,7). Fa riflettere anche il fatto che il 54% dei nuovi iscritti è al di sotto dei 45 anni, mentre gli ultrasessantacinquenni sono il 14,7%. Ma tutto il Rapporto mette in evidenza come la rete delle Caritas parrocchiali sia stata in questi mesi, come sempre, la spina dorsale dell’ascolto e dell’accoglienza delle persone fragili sul territorio della Capitale.

A marzo attivato un aiuto alimentare rapido e diffuso

La repentina perdita di lavoro per molte persone, a causa del lockdown, ha reso necessario attivare immediatamente, già a marzo, un aiuto alimentare rapido e diffuso, che potesse raggiungere il maggior numero di persone in necessità. Aiuti che hanno rappresentato l’opportunità per un primo contatto e per una conoscenza approfondita dei diversi fattori di debolezza che colpivano la persona o il nucleo familiare. Grazie anche a queste informazioni sul campo, gli interventi della diocesi hanno trovato forma in vari progetti: gli aiuti alimentari, gli Empori Caritas, il Fondo Anticrisi, i buoni spesa, il Fondo Gesù Divino Lavoratore.

I nuovi volontari nel centri di ascolto parrocchiali

In ogni caso le parrocchie stanno rappresentando, nella dura prova della pandemia, “una sorta di attrattori di energie – si legge ancora nel rapporto - disponibilità, risorse che volevano impegnarsi per la collettività e che forse si sarebbero disperse in assenza di riconoscibili punti di coagulo”. Sul fronte dei volontari, i primi mesi di diffusione del virus “hanno registrato una brusca diminuzione”, soprattutto degli over 60. Ma il lockdown ha influito anche sull’organizzazione delle attività parrocchiali e sull’impegno delle persone già attive nella pastorale, portando molte di esse, dopo lo stop forzato dei gruppi e delle attività “a riorientarsi verso il sostegno delle azioni di carità e distribuzione dei viveri”. Inoltre il rallentamento dei ritmi di vita “ha permesso a coloro che non avevano mai avuto modo di entrare in contatto con le comunità parrocchiali di trovare tempo da dedicare al volontariato in parrocchia. Di questo impegno parliamo con don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma.

Ascolta l'intervista a don Benoni Ambarus

R. - C'è stata una grande azione ecclesiale nell’accorgersi delle fragilità che sono esplose con il lockdown e un rimboccarsi le maniche. Nonostante tutte le difficoltà sanitarie di questi mesi ci sono state tante persone che hanno lasciato la loro “comfort zone” uscendo dalle case e mettendosi al servizio dei più deboli. E’ una cosa che abbiamo visto con grande gioia: è annunciare il Vangelo ai più fragili prendendosene cura.

Qual è il profilo del nuovo volontario in parrocchia, nei centri di ascolto? Gli anziani che per ovvi motivi di fragilità e di salute sono diminuiti, sono stati sostituiti dai lavoratori con più disponibilità di tempo perché a casa in smart working o dai giovani?

R. - Abbiamo avuto entrambe le situazioni: tante persone, professionisti che possono svolgere lo smart working, hanno detto: “io ho del tempo e voglio fare qualcosa per i più fragili e poi invece i ragazzi, i giovani, che si entusiasmano a volte più di noi e sono diventati qua e là addirittura trascinatori dell'azione di sostegno.

Centosettantasei centri di ascolto, 137 punti distribuzione, 600% in più di beni primari distribuiti: voi commentate che “è esploso” il numero di persone assistite dalle parrocchie…

R. – Quello che noi registriamo e che pubblichiamo con il nostro Rapporto, in realtà, è quasi la punta dell'iceberg. La rete territoriale delle parrocchie è enorme: quello che noi certifichiamo è quello che è stato registrato, però dobbiamo assolutamente immaginarci un'azione molto più significativa. Le statistiche che diamo, che danno certezza del registrato, nella realtà sono numeri, cifre e quantità molto più alte.

Eppure il 40% dei centri di ascolto denuncia un’assenza di collaborazione da parte delle istituzioni…

R. - Forse è arrivato il momento che le istituzioni si accorgano di dover fare seriamente un'alleanza sociale sul territorio, che devono seriamente prendere in considerazione i suggerimenti che arrivano dall'associazionismo, dal mondo ecclesiale, dal terzo settore in genere. E dare retta ai suggerimenti che anche noi a volte diamo. Perché avendo le antenne sul territorio, avendo le mani in pasta, a volte ci accorgiamo che certe misure o certe azioni anche di sostegno da parte delle istituzioni non arrivano ai destinatari per questioni pratiche, se vogliamo anche quasi di miopia, direi. Quindi sì: è arrivato il momento che le istituzioni se ne accorgano e ci diano più retta.

Il Covid ha aggravato anche la condizione abitativa già degradata dei romani e le politiche abitative del Comune sono deficitarie. Infatti, voi denunciate il fallimento dei bonus affitti, con milioni di euro non assegnati…

R. - Intanto non esiste una politica abitativa, ancora ad oggi, a Roma e forse è arrivato il momento di farla seriamente e poi la non erogazione dei bonus per gli affitti è veramente uno schiaffo e un'umiliazione ulteriore alle persone più fragili. Non abbiamo ancora capito come mai c'è questo andare a rilento… addirittura stiamo attorno ad un 10% di erogato rispetto al richiesto.

Voi però cercate anche di porre rimedio alla giungla di troppe norme di Governo, Regione e Comune, aiutando chi ha bisogno a districarsi con il vostro “manuale operativo”…

R. – E' il percorso che abbiamo messo in atto sui diritti, perché abbiamo detto: “Non vogliamo più dare per elemosina, ciò che si può dare per giustizia”, e quindi tutto il manuale operativo dei diritti è un percorso che abbiamo tracciato con i centri di ascolto parrocchiali, con i Cda, ed è una specie di corso intensivo pure per noi, per tutta la rete ad accogliere le persone e dire: bene, prima voglio vedere i tuoi diritti. E questo è stato faticoso, e lo è ancora di più, per tutti gli operatori delle Caritas parrocchiali, perché non erano abituati a dover sopperire, per tanti versi, alla pubblica amministrazione, ai presidi istituzionali territoriali. Spesso gli uffici pubblici non sono accessibili alle persone, quindi stiamo sopperendo noi. Ed è una cosa della quale siamo contenti. Però anche qui noi diciamo: siamo solo sussidiari, per favore, non dateci la delega.

Guardiamo le donazioni: che il 60% venga da singoli donatori, più che imprese e istituzioni, che riflessione le fa fare?

R. – E’ la prova concreta del buon cuore dei romani, che ringrazio con tutto il cuore. Perché quando vedo bollettini postali da 5 euro, da 6,25 euro, fino anche a somme più consistenti e considerevoli, veramente mi commuovo, perché sono gli spiccioli della vedova del Vangelo e questa è una cosa molto bella. Dopodiché capisco che forse le aziende sono in affanno, le istituzioni hanno fatto delle cose con distribuzione a pioggia, così. Però noi chiediamo non misure di distribuzione a pioggia, ma diritti, servizi. Le istituzioni devono erogare sempre di più servizi per le persone, altrimenti sembra che ogni volta, bonus di qua di là, ma la dignità delle persone dove rimane?

Chiudiamo con una bella storia: il panificio del Tufello che in due mesi ha donato 120 kg di pane ogni giorno…

R. - Il panificio del Tufello, ma anche tanti ristoranti che avevano i depositi alimentari pieni, ma che non potevano più svolgere la loro attività, si sono messi a cucinare il cibo e a portarcelo, pur di non buttare i prodotti. O hanno svuotato le proprie dispense e ce le hanno consegnate. Aziende agricole che hanno deciso di donare una certa percentuale. Qualche privato che ad un certo punto addirittura ha deciso che, se aveva affittato la casa a una persona e aveva saputo che questa non aveva lavorato, gli ha condonato 2-3 mesi di affitto. Le storie sono veramente tante e molto belle. 

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

15 dicembre 2020, 12:23