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Monsignor Marco Tasca dall'8 maggio 2020 arcivescovo metropolita di Genova Monsignor Marco Tasca dall'8 maggio 2020 arcivescovo metropolita di Genova 

Monsignor Tasca: sia un Natale di speranza, aiutiamoci tutti

Solidarietà, speranza, pensare agli altri, fare squadra: ecco gli auguri alla città di monsignor Marco Tasca, arcivescovo di Genova, incontrando il mondo della comunicazione in Episcopio in occasione del Natale

Dino Frambati - Genova

Speranza: è la parola che ha ripetuto più volte monsignor Marco Tasca, incontrando il mondo della comunicazione genovese in prossimità del Natale. Per l'arcivescovo era la prima volta, dalla sua nomina al vertice della Chiesa sotto la Lanterna, succedendo al cardinale Bagnasco, che capitava di presentarsi a quello che è un ormai consolidato e tradizionale appuntamento con la stampa per le festività. Auguri alla città il tema principale, ma anche moniti importanti, che sono arrivati da piazza Matteotti ai fedeli genovesi.

Tutti devono avere una barca per salvarsi

Un concetto su tutti, ha esordito l'arcivescovo, circa il momento che stiamo attraversando: ”siamo tutti nella stessa tempesta, ma non nella stessa barca”. Lo ha ripetuto più volte, sottolineando come “non si chieda un transatlantico per salvarsi ma almeno una barchetta”.
“Dobbiamo darci tutti una mano – ha insistito - perché pur nella tempesta tutti possano avere una barca, seppur semplice, per affrontare questo Natale nel modo più sereno possibile nonostante la situazione. Solo se affronteremo questo momento insieme potremo trovare delle soluzioni”.

Informazione e missionarietà 

L'invito a collaborare monsignor Tasca lo ha espresso anche nei confronti dell'informazione: “mettersi tutti assieme e pensare cosa fare”; come fare per uscire dalla difficoltà del momento. Mai sminuita peraltro, ma neppure mai drammatizzata dal francescano, che ha invitato a non cadere nella rassegnazione. “Io sono e sarò sempre un frate”, ha poi ribadito, indicando che non occorre andare lontano per fare i missionari, ma è “necessario esserlo ovunque perché ce n'è bisogno ovunque”. Quindi un incitamento a ricordare che le difficoltà fanno parte della storia, della vita: “sento, leggo che sarà un Natale diverso, più triste e senza gioia e penso al povero Gesù non certo nato in un contesto più semplice – ha affermato -. Giuseppe è dovuto partire da Nazareth e andare per il censimento con una donna incinta e nessuno li voleva accogliere; ha avuto tante difficoltà quindi mi pare che vedere il Natale solo come una cosa bella in realtà non corrisponda alla storia”.

La fede e la storia

La fede è la bellezza e la grandezza della vita per il pastore della Chiesa di Genova, ed è necessaria all'uomo. “Io credo – ha indicato - che per chi è cristiano, Natale sia un momento molto bello perché ci parla di un Dio che si fa uomo, che può condividere la nostra vita perché la vita è fatta di momenti belli, ma anche di difficoltà, tensioni, gioie e di speranze e quest'anno, per noi cristiani, il Natale ci viene offerto come un'occasione per dire davvero che il Signore è entrato nella nostra storia”. “Come cristiani – ha poi affermato l'arcivescovo - dobbiamo chiedere al Signore che ci aiuti a capire la sua presenza in questa situazione. Questa è la vera sfida, una grazia che io chiedo per noi tutti, che il Signore ci aiuti a cogliere la sua presenza anche in questa fatica e in questa difficoltà per essere uomini e donne davvero di speranza”.

Il Natale per tutti è occasione di solidarietà

Monsignor Tasca ha dedicato un pensiero anche a chi non ha la gioia di credere, perché il Natale ha comunque senso e significato. “Per chi non crede, penso che sia una festa molto bella della famiglia anche se quest’anno sarà più faticoso, ma la fantasia non deve mancare e soprattutto la solidarietà che è anche quello che io ho colto in queste settimane: noi siamo chiamati ad aprire gli occhi e a vedere i bisogni, le esigenze che sono intorno a noi”.

A Genova ho trovato apertura e accoglienza 

L'arcivescovo ha poi ricordato come, dopo l'annuncio del suo incarico a Genova, in molti gli avevano indicato della difficoltà a far aprire i genovesi, ad incontrarli. Gli avevano parlato del loro carattere chiuso. “Invece – ha replicato l'arcivescovo – ho trovato nelle parrocchie persone che non soltanto mi hanno dato il buongiorno, ma mi dicevano che ero il benvenuto, che erano contenti fossi qui. Una grande apertura e accoglienza. E devo dire lo stesso dei sacerdoti, che mi hanno accolto benissimo. Mi avevano detto che le persone sono burbere e chiuse ma non è così; io dappertutto, dalla gente ai miei sacerdoti, ho trovato accoglienza, mi ritengo fortunato. Le voci erano diverse”.

Il mondo del lavoro

Quindi un passaggio sull'inizio della sua opera pastorale ed il mondo del lavoro per il quale la Chiesa di Genova è sempre stata un punto di riferimento e lo è ancora di più in un momento storico di inedita difficoltà sociale. “Da quando, durante la mia ordinazione, ho sentito il sindaco ringraziare il lavoro dei cappellani del lavoro – ha detto – ho parlato con imprenditori e sindacalisti oltre che con lavoratori e tutti sono molto preoccupati per il 2021 e in particolare per marzo quando dovrebbero arrivare i licenziamenti”. Ma anche qui l'esortazione è a lavorare assieme e a non rassegnarsi: “quello che ho già detto alle istituzioni è che bisogna sedersi tutti insieme intorno a un tavolo e lavorare per il lavoro, non possiamo aspettare che la situazione precipiti. O facciamo squadra o la mia sensazione è che non avremo un grande futuro: per venirne fuori dobbiamo stare uniti, la Chiesa è pronta a fare la sua parte”.

La sofferenza per la pandemia e l'affluenza nelle chiese

Circa l'attuale momento che rende meno facile muoversi e quindi recarsi in chiesa, e quindi sulla minore affluenza ai luoghi sacri, l'arcivescovo ha detto che “dobbiamo fermarci e capire se è solo paura o c’è altro”. Immancabile un diretto riferimento alla pandemia ed ai lutti che ha provocato, con un'esperienza vissuta da lui stesso. “Mi ha colpito moltissimo – ha detto - l’ho vissuta al cimitero di Staglieno quando ho incontrato una signora che piangeva a dirotto perché non aveva più visto suo marito. Credo sia un dolore terribile a cui non riesco a pensare e proprio questi giorni sono momenti fondamentali per stare vicini alle persone che hanno vissuto questo dolore e per le quali l’elaborazione del lutto sarà molto difficile”. Facendo onore allo spirito francescano, monsignor Marco Tasca il giorno di Natale sarà con chi soffre e vive nel disagio, insieme ai volontari di Sant’Egidio.

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23 dicembre 2020, 16:59