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Venezia affida le vittime del Covid alla Madonna della Salute

Il 21 novembre è la Festa della Madonna della Salute, uno degli appuntamenti più sentiti in Triveneto, in cui si rinnova il voto che nel 1630 il Doge e il Patriarca di Venezia compirono affidando il popolo a Maria per la liberazione dalla peste. Quest’anno le norme sanitarie impongono severe limitazioni, ma lo spirito della festa acquista un significato ancora più forte

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Venezia è svuotata. Venezia è sospesa. Venezia chiude saracinesche, impila le sedie ai perimetri dei campi e delle calli, attende che finisca l'incubo della pandemia. Si assottigliano le frotte di turisti brulicanti ed emerge, con amaro retrogusto, il fascino annebbiato della sua bellezza straordinaria. Atmosfera insolita, soprattutto per chi in questi giorni è abituato a vedere migliaia di fedeli in pellegrinaggio, da tutta la Regione e non solo, fino alla Basilica della Madonna della Salute. E' questo uno dei luoghi a cui i veneti sono più legati, che si staglia con tutta la sua eleganza e imponenza in Punta della Dogana, passaggio peraltro quasi obbligato degli itinerari artistici nella città lagunare.

Il progetto del tempio votivo per la fine della peste nel '600

La pestilenza del 1630 mieteva a Venezia migliaia di vittime. Il Doge, insieme al Senato, decisero di erigere un tempio alla Vergine se il morbo fosse cessato. Il rito del voto fu celebrato in San Marco il 26 ottobre di quell'anno alla presenza del Patriarca Giovanni Tiepolo, del Doge Contarini, del clero e del popolo. Nell'agosto dell'anno successivo la peste si spense. Si decise di erigere una chiesa come segno di ripartenza, di rinascita, per testimoniare la forza della speranza. Undici furono i progetti valutati per l'edificio di culto; fu scelto, non senza incertezze data la novità stilistica, quello del giovanissimo architetto Baldassarre Longhena, uno dei rappresentanti più in vista del barocco venenziano. La tecnica della doppia cupola – quella interna a larghe vele ottagonali, in muratura, e quella esterna in legname, rivestita di lastre di piombo, con intercapedine – permetteva di risolvere il problema statico con quello scenografico. Dopo una lunga opera di costruzione, la chiesa fu consacrata nel 1687. 

Sperare nella salute

Ogni anno qui si esprime una devozione secolare che si rivela quanto mai opportuna in questo tempo di pandemia. Stavolta non sarà possibile vivere la festa e i giorni che la precedono secondo le consuete modalità ma, proprio in virtù di questo limite, saremo chiamati ad "avere motivazioni ancora più forti", come ha scritto in una Lettera pastorale il Patriarca Francesco Moraglia. "Oggi la tragica pandemia in atto ci richiama all'essenziale, alle radici della nostra fede", sottolinea il presule. Nella salute confluiscono fattori fisici e psichici ma, soprattutto, spirituali, compresa la concordia sociale, frutto della giustizia: così il Patriarca di Venezia che invita "in questo tribolato 2020" a guardare alla Madonna, "come fecero quattro secoli fa i nostri progenitori", in modo che non venga meno "il senso intimo del pellegrinare". In questo contesto sarà necessario mettere in campo "una fede più viva e una partecipazione più intensa".

L'icona della Mesopanditissa

"L'icona presso cui i fedeli si recano in atto di ringraziamento o per invocare una intercessione, l'icona attraverso cui il dialogo tra i fedeli e Maria, madre di Gesù, è facilitato è giunta a Venezia molti anni dopo del voto del 1630", spiega don Marco Zane vice rettore della Basilica della Madonna della Salute. Arriva dall'isola di Candia, all'epoca una denominazione della Serenissima, perduta a causa di una sanguinosa guerra contro i Turchi. Fu Francesco Morosini a portarla nella città lagunare e viene denominata la Mesopanditissa, ovvero la mediatrice di tutte le grazie, "colei che si pone dentro a tutte le nostre questioni".

Don Marco Zane, la Basilica e la Festa della Madonna della salute]

L'indulgenza plenaria

La mattina del 21 novembre ci sarà il solenne pontificale presieduto dal Patriarca: sarà concessa l'indulgenza plenaria a chi lo seguirà attraverso i mezzi di comunicazione e a tutti coloro che visiteranno chiese parrocchiali o rettoriali, santuari o cappelle (degli ospedali, delle case di cura, delle carceri) nel territorio del patriarcato dal 19 al 22 novembre. L'indulgenza è estesa anche agli ammalati, e a chi li assiste, che non possono uscire di casa, ma si uniranno spiritualmente nella preghiera del Rosario. L’invito è dunque a vivere la giornata in maniera diffusa e capillare per evitare assembramenti. Un obbligo all’essenzialità che può rafforzare la motivazione spirituale.

La preghiera per le vittime della pandemia

Quest'anno, nel rispetto delle norme anti contagio, non verrà realizzato il tradizionale ponte votivo sul Canal Grande, che è una delle caratteristiche della festa: un ponte galleggiante tra la riva di Santa Maria del Giglio e la riva di San Gregorio, che per l'occasione consente di collegare piazza San Marco con la basilica. La sera della vigilia solo un piccolo gruppo di giovani – solitamente sono centinaia i ragazzi che animano questo momento - si ritroverà alla Madonna della Salute per una veglia di preghiera. Sebbene sia stato ridotto il numero delle Messe in basilica, con un massimo consentito di 215 fedeli partecipanti, in ogni celebrazione eucaristica saranno ricordati in modo particolarissimo i deceduti a causa del Covid. 

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20 novembre 2020, 12:00