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Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita rapito in Siria 2013 Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita rapito in Siria 2013

Padre Paolo Dall’Oglio: un messaggio che vive

Cade oggi il compleanno del gesuita, sequestrato in Siria nel 2013. Nell’occasione, la sua famiglia torna a chiedere verità verso di lui e verso migliaia di persone rapite e di cui da tempo non si sa più nulla

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Sessantasei anni, gli ultimi sette dei quali lontano dalla famiglia, dalla sua comunità di Deir Mar Musa, il monastero fatto rinascere in Siria e divenuto espressione della cultura della convivenza, del dialogo e della riconciliazione. Oggi è il compleanno di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso a Raqqa nel luglio 2013. “Sette anni lunghi e dolorosi – scrive la sorella Francesca in un messaggio - anche se sempre accompagnati dalla consapevolezza che Paolo si sentiva chiamato ad una missione che sentiva profondamente dentro di sé”. Missione che aveva ben definito nel suo libro “Collera e luce. Un prete nella rivoluzione siriana”:

“Per ragioni che hanno a che vedere con l’impegno della mia vita, questa è una guerra civile che lacera la mia anima. Vorrei fare qualcosa per fermarla… Ma non voglio vivere una vita che sia altro da un dono radicale”

Sete di verità

E’ in questa occasione che la famiglia di padre Paolo intende ribadire l’importanza della verità nella vicenda del gesuita e per la sorte di “migliaia di siriani scomparsi perché arrestati, sequestrati o peggio, uccisi”. Una domanda di verità all’Italia e alla comunità internazionale che è un diritto per chi chiede risposte e un dovere da assolvere. Solo nella verità, infatti, si possono “innestare i semi dell’armonia”, “gettare le basi per una futura pacificazione”, “guarire tutte le ferite che in questi nove anni di conflitto si sono aperte”.

Padre Paolo nel deserto
Padre Paolo nel deserto

Il dovere e la speranza

“Riportare a casa – scrive Francesca Dall’Oglio - chi è ancora segregato e dare sepoltura a chi è stato ucciso, offrire finalmente sollievo alle famiglie che da anni aspettano, è un dovere che chiama in causa anche i Paesi occidentali”. Solo nella comprensione di quanto accaduto si può continuare a camminare sulla strada della speranza che viene, oggi, anche dalle recenti liberazioni di Silvia Romano, Padre Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio, “tutte persone – evidenzia la sorella di padre Paolo - su cui le speranze cominciavano a indebolirsi”.

Ed è con questo tipo di ottimismo che si rinnova l'appello a non lasciare intentata nessuna strada. Sarebbe il più bel regalo che si potrebbe fare a Paolo e al suo impegno per l'armonia su questa terra.

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17 novembre 2020, 10:17