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Le manifestazioni per la scarcerazione di padre Swamy Le manifestazioni per la scarcerazione di padre Swamy 

India #StandwithStan, mobilitazione dei Gesuiti dell’Asia

Nuova sollecitazione per ottenere la scarcerazione del confratello gesuita di 84 anni, malato di parkinson, attivista per i diritti dei tribali, in carcere da più di un mese con l’accusa, sempre da lui respinta, di sedizione e di terrorismo. In previsione anche una “Giornata di mobilitazione”

Isabella Piro- Città del Vaticano 

#StandwithStan: questo l’hashtag con cui la Conferenza dei Gesuiti dell’Asia Meridionale ha lanciato una mobilitazione per la scarcerazione di padre Stan Swamy, il confratello di 84 anni, attivista per i diritti dei tribali, in carcere da più di un mese con l’accusa di sedizione e di terrorismo. “Sosteniamo Stan – afferma la Compagnia di Gesù asiatica – condanniamo il suo arresto perché illegale e chiediamo il suo immediato rilascio”. La campagna di solidarietà verrà intensificata nei prossimi giorni e si prevede l’indizione di una “Giornata di mobilitazione” per la liberazione del religioso, che è malato di Parkinson e necessita di aiuto urgente.

Con i gesuiti un coro di voci dei leader religiosi e dei vescovi

La voce dei Gesuiti dell’Asia Meridionale è una delle tantissime voci che si sono levate per il rilascio di padre Swamy: il 17 novembre, ad esempio, un gruppo di leader cristiani ha presentato una petizione al premier Narendra Modi e al Capo dello Stato Ram Nath Kovind, mentre ad ottobre la Conferenza episcopale indiana ha parlato di “arresto incomprensibile”, ribadendo il notevole impegno del sacerdote a tutela dei diritti degli Adivasi, gli aborigeni indiani. I vescovi hanno ricordato, inoltre, che “i cattolici in India sono sempre stati elogiati da tutti come una comunità di cittadini leali, rispettosi della legge e al servizio della ‘Madre India’. Hanno sempre contribuito alla costruzione della nazione e continuano a collaborare con il Governo per il bene comune di tutti gli indiani e per il progresso del nostro Paese. Chiediamo seriamente che i diritti, e i doveri di tutti i cittadini siano salvaguardati e che prevalgano pace e armonia tra tutti”.

Anche la Conferenza dei religiosi dell’India ha lanciato un appello per la scarcerazione di padre Swamy, così come la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc) che, in una nota, ha scritto: “L'arresto e la spietata incarcerazione di padre Stan Swamy ci rammentano il trattamento riservato al Mahatma Gandhi quando si è battuto per i diritti del popolo indiano”. Da ricordare anche la partecipazione di monsignor Peter Machado, arcivescovo di Bangalore, alla catena umana di solidarietà, lunga 3 km, che si è svolta recentemente nella città dello Stato del Karnataka. "Il sacerdote deve essere rilasciato - ha detto ai media il presule - Invece di perseguitarlo, il governo dovrebbe incoraggiarlo per il grande servizio che ha reso ai poveri e ai diseredati".

Arrestato l’8 ottobre scorso a Ranchi, nella sua abitazione, padre Swamy è stato prelevato da alcuni funzionari dell’Agenzia di investigazione nazionale (Nia) per presunti legami con i ribelli maoisti e il coinvolgimento nei disordini scoppiati nel 2018 a Bhima-Koregaon, nello Stato del Maharashtra. Accuse che il religioso ha sempre respinto.

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30 novembre 2020, 10:03