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UCID: non lasciare sole le imprese nella ripartenza

Dati Istat sull'occupazione in ribasso nel secondo trimestre con 191 mila occupati in meno nel commercio, più colpiti gli autonomi senza dipendenti, in particolare quelli nella fascia d’età tra i 35 -50 anni. Uno dei tanti tasselli di una crisi sociale alla quale guarda l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti -UCID - col suo programma sulla ripartenza presentato stamani

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Una ripartenza immediata, con una serie di aiuti economici alle imprese, perché nessuno si senta lasciato solo. Chiedono questo gli imprenditori dell’UCID, l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, nel programma che è stato inviato anche al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. “Il nostro documento – spiega Riccardo Pedrizzi, presidente Nazionale del Comitato tecnico scientifico dell’UCID - fa proprio l’appello di Papa Francesco del 12 aprile 2020, quando durante la benedizione Urbi et Orbi della Domenica di Pasqua ha richiamato l’Unione Europea sulla sfida epocale rappresentata dalla pandemia. Si tratta di rilanciare un nuovo modello di sviluppo umano integrale che, partendo dall’Italia e dall’Europa, possa modificare l’intero assetto globale. In questo senso, la Dottrina Sociale della Chiesa deve tornare ad essere una bussola per governi, istituzioni, forze politiche, sociali ed economiche”.

Ascolta l'intervista a Riccardo Pedrizzi

Aiuti non sempre arrivati a destinazione

Purtroppo, in questi mesi così difficili per l’economia mondiale, spesso a pagare il prezzo più alto sono state proprio le piccole e medie imprese, che non sempre hanno ricevuto sostegni sufficienti per andare avanti.  “Se andiamo a vedere la struttura dell’apparato economico e produttivo italiano –  continua il presidente Pedrizzi – è formato soprattutto da imprese a conduzione famigliare, o un po' più grandi. Abbiamo visto che  le grandi somme di cui si è parlato spesso, non sono riuscite ad arrivare ai destinatari, e in migliaia di dipendenti aspettano ancora la cassa integrazione. Credo che una delle soluzioni sarebbe quella di una velocizzazione burocratica, e l'attuazione di un centro decisionale unico, che faccia arrivare direttamente le risorse ai destinatari”.

Pensare a nuove soluzioni necessarie

E tra i tanti settori colpiti dall’emergenza sanitaria, vi sono alcuni che soffrono particolarmente. “Alcune imprese purtroppo – continua Pedrizzi – hanno dovuto chiudere perché non ce l’hanno fatta. Questo non deve succedere. Vi sono settori, come quelli della ristorazione, del turismo, ma penso anche ai tanti lavoratori dello spettacolo, che hanno urgente bisogno che arrivino sostegni economici sostanziosi per non morire”. E il decreto Ristori, non ha soddisfatto tutte le richieste. “Ci sono delle forti mancanze – sottolinea il presidente - perché non tutte le categorie sono state coperte. Ad esempio, hanno aiutato in parte i ristoratori, ma dietro c’è tutta una filiera che non è stata sempre considerata. Hanno dato una mano agli hotel, ma non hanno pensato ai bus turistici, che pure fanno parte del settore turismo, e che in assenza di visitatori potrebbero essere utilizzati per altri ambiti. Ad esempio, un’idea potrebbe essere di metterli a disposizione del trasporto degli studenti a scuola, là dove sono ancora aperte, per alleggerire così il trasporto pubblico, troppo sovraffollato”.

Coniugare etica e profitto è possibile

Importante diventa anche la vicinanza a chi vive momenti di difficoltà. “Noi come imprenditori cattolici – spiega Pedrizzi – in un momento complesso come questo, vogliamo essere sempre più una testimonianza che si può coniugare profitto ed eticità, e che si può fare del bene ed avere risultati positivi. Obiettivo dell’impresa non deve essere solo un mero profitto economico, ma il ben servire chi opera per noi e il territorio dove l’impresa vive”.

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18 novembre 2020, 15:19