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Benevento: forte aumento dei nuovi poveri nel Sannio per la pandemia

Il report di Caritas Benevento fotografa il progressivo aumento dei bisognosi nella provincia: il 60% sono disoccupati di lunga durata, il 16% piccoli imprenditori e commercianti. Dati che testimoniano l'impoverimento delle aree interne del Sud Italia come ci spiega don De Blasio, direttore di Caritas Benevento

Luca Collodi - Città del Vaticano 

“Umanità al bivio: l’emergenza che divide, la fraternità che unisce”, è il titolo del dossier Novembre 2020 della Caritas diocesana di Benevento. Il Report registra un forte aumento delle richieste di aiuto economico. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi sono oltre un migliaio le persone assistite dalla Caritas. Il 60% di questi è composto da piccoli imprenditori, lavoratori in cassa integrazione, pensionati e commercianti. 

"Una situazione generale, afferma il direttore di Caritas Benevento don Nicola de Blasio a Radio Vaticana Italia,  che mostra un incremento della povertà che sta interessando il ceto medio colpito dalla pandemia". "I mesi di emergenza non hanno modificato la tendenza che vede ai primi posti tra le problematiche espresse, quelle relative alla mancanza di lavoro ed al conseguente stato di deprivazione economica. A seguire si collocano i problemi familiari che si acuiscono quando ci si trova in condizioni di disagio diffuso e le difficoltà abitative, che si concentrano tra gli stranieri, molti dei quali richiedono la permanenza in dormitorio, in quanto impossibilitati a trovare una soluzione abitativa adeguata alle proprie necessità".

Ascolta l'intervista a don De Blasio

R.- Da anni realizziamo il Report per i nostri territori perché crediamo che possa essere uno strumento innanzitutto pastorale, per orientare le scelte di testimonianza della carità all'interno delle parrocchie della Diocesi. E’ uno strumento che poi diamo anche nelle mani di chi amministra la cosa pubblica, perché ci si renda conto che le scelte che si fanno a livello politico, soprattutto con gli investimenti e con le riforme del welfare, vanno ad incidere su una fascia di popolazione che è quella che non ha voce, persone che non hanno potere contrattuale, che non sono tutelate da nessuno. Persone alle quali la Chiesa può dare voce, ascoltando il grido di questi poveri che chiedono maggiore giustizia, ma soprattutto, che vengano abbattute le diseguaglianze. Questa pandemia, questa emergenza, ci sta facendo capire sempre di più che la lotta alle disuguaglianze sociali deve essere prioritaria nelle scelte politiche, ma anche nelle scelte pastorali della Chiesa.

La pandemia, sembra trasformarsi sempre più da emergenza sanitaria a sociale…

R.- E’ soprattutto un'emergenza sociale che trova le sue radici in scelte fatte più di 20 anni fa. Perché abbiamo oggi un’emergenza sanitaria, perché mancano posti in terapia intensiva? Perché in anni passati sono stati fatti tagli alla sanità che hanno ridotto gli ospedali e allontanato le persone dall’avere un’assistenza sanitaria degna di portare questo nome. Non riesco a comprendere ed a capire come ci siano categorie di persone che riescono a fare i tamponi, forse perché hanno possibilità economiche, anche più di uno a settimana. Parlo degli sportivi, dei politici, parlo di realtà dove ci sono grandi interessi economici, mentre la povera gente per fare un tampone, per sapere se può liberarsi, se può tornare al lavoro, deve fare ore di fila in macchina in un drive-in, aspettando una risposta dopo 10-15 giorni. Qualcosa non funziona. Qualcuno dovrebbe chiedersi il motivo di tutto questo.

Quali sono gli interventi di Caritas Benevento?

R. - Nella prima fase abbiamo potenziato la distribuzione dei generi alimentari. Grazie alla collaborazione con i Carabinieri, abbiamo organizzato 3 panieri di distribuzione per più di 400 nuclei familiari. Ora prepariamo un quarto paniere per il 15 dicembre, perché l’emergenza di questa seconda ondata è ancora più tragica della prima. Poi siamo intervenuti per aiutare le persone che, nelle zone del beneventano, hanno il lavoro a nero, piccoli artigiani che hanno chiuso la loro bottega, commercianti e pensionati che non arrivano alla fine del mese. Addirittura una mamma stava evitando di curare la sua malattia, molto seria, perché quei soldi gli servivano per curare la figlia che aveva un'altra patologia. Siamo intervenuti nel sostegno di questa donna che aveva messo da parte la sua vita per salvare la vita della figlia. Tante persone ci chiedono il pagamento di utenze, affitti. Molti rischiano lo sfratto dalle loro case perché non riescono a pagare il fitto con la cassa integrazione arrivata in ritardo o non arrivata del tutto. Nelle nostre zone, poi, molti lavorano in nero e sono sconosciuti al fisco, quindi senza nessun aiuto dello stato sociale. Abbiamo avuto il 50% in più di persone arrivate al nostro centro di ascolto: gente che non avevamo mai visto prima in Caritas.

Don De Blasio, un'emergenza che anche secondo il vostro Report sta investendo la classe media italiana…è così?

R.- Sì, precisamente. Attacca la classe media, le famiglie monoreddito, i pensionati e attacca soprattutto quelle persone che già vivevano in uno stato di precarietà. Una situazione conflittuale che sta smantellando anche l'idea comunitaria. Siamo diventati tutti quanti delle monadi. Ecco perché l'appello di Papa Francesco per la passata Giornata Mondiale dei Poveri ci invita non a distanziarci socialmente ma a tendere la mano verso l'altro, ed a capire che soltanto insieme ne possiamo uscire. L'invito accorato che noi come Caritas di Benevento facciamo ai nostri politici è quello di superare, in questo momento, le divisioni ideologiche, di rinunciare ad  interessi di parte e di salire, realmente, tutti quanti sulla stessa barca, sperando di non affogare tutti quanti insieme come purtroppo sta avvenendo nel nostro Mare Mediterraneo.

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17 novembre 2020, 14:46