Chiesa incendiata a Santiago del Cile Chiesa incendiata a Santiago del Cile 

Condanna dei vescovi cileni per gli attacchi incendiari a due chiese

Ieri gli attentati che hanno distrutto due luoghi di culto a Santiago del Cile. Attacchi, affermano i presuli, del tutto ingiustificabili perchè il Paese chiede giustizia

Anna Poce – Città del Vaticano

“La violenza è il male e chi semina violenza raccoglie distruzione, dolore e morte. Non giustifichiamo mai la violenza”. Lo ha sottolineato, ieri, l'arcivescovo di Santiago del Cile, monsignor Celestino Aós, in un comunicato stampa diffuso sulla pagina web dell’Episcopato, in cui ha respinto con forza gli attentati incendiari a due chiese nel centro della capitale e ha chiesto ai cileni preghiere di riparazione.

Non giustificare la violenza

Domenica 18 ottobre, un gruppo di manifestanti incappucciati ha incendiato la chiesa di San Francisco de Borja, usata regolarmente dalle forze di polizia dei Carabineros per cerimonie istituzionali, e la chiesa de La Asunción, una delle più antiche della capitale cilena, con più di un secolo e mezzo di storia. Azioni avvenute durante la grande manifestazione che ha riunito migliaia di persone per commemorare il primo anniversario dell’inizio delle proteste del 2019. Il presule, nel comunicato, ha ricordato gli attacchi subiti dalle chiese un anno fa e ha sottolineato quanto la ricostruzione abbia richiesto “costanti sacrifici e disagio ai più poveri”. “Speravamo che queste azioni e queste immagini non si ripetessero”: ha affermato monsignor Aós. Rivolgendosi, infine, ai cattolici di Santiago e del Paese e a tutte le persone di buona volontà, che amano la pace, ha chiesto di dire basta alla violenza. “Non giustifichiamo l'ingiustificabile – ha scritto - Dio non vuole la violenza. Ci riuniremo come comunità di credenti per compiere atti di espiazione e di riparazione”.

I cileni vogliono giustizia

"Prendere le distanze dalla violenza irrazionale". Questa è l'esortazione dei vescovi del Cile in un comunicato seguito agli attacchi contro le due chiese. Nel testo, firmato da Santiago Silva Retamales, presidente della Conferenza episcopale cilena, e da Fernando Ramos Pérez, segretario generale, i prelati affermano che i fatti accaduti "dimostrano che non ci sono limiti per chi usa violenza". "La stragrande maggioranza del Cile desidera giustizia e misure efficaci che contribuiscano a superare la disuguaglianza; la corruzione e gli abusi. Crediamo che questa maggioranza non sostenga o giustifichi le azioni violente che causano dolore alle persone e alle famiglie, danneggiando le comunità che non possono vivere pacificamente nelle loro case, spaventate da chi non vuole costruire nulla, ma piuttosto di distruggere tutto". I vescovi cileni concludono il comunicato facendo riferimento alla lettera enciclica di Papa Francesco "Fratelli tutti" che invita a coltivare l'amore per rendere possibile "l'amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti". "Da questo atteggiamento di fraternità, potremo esprimerci con rispetto, partecipare senza timore alla democrazia e concorrere alla ricerca del bene comune”.

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19 ottobre 2020, 18:34