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Ecuador. I vescovi: il nuovo Codice sanitario non difende la vita

Forte presa di posizione dell'arcivescovo di Quito, monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, contro il disegno di legge, approvato di recente dall’Assemblea nazionale, in quanto incentivo all'aborto, all'uso dei contraccettivi da parte dei minori, e impedimento al diritto all’obiezione di coscienza dei medici. La richiesta al governo è di fare marcia indietro e ai fedeli di "non farsi ingannare"

Isabela Piro - Città del Vaticano      

Il nuovo Codice sanitario organico “non difende la vita, ma promuove la morte”: lo afferma l’arcivescovo di Quito e primate dell’Ecuador, monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, in riferimento al disegno di legge approvato dall’Assemblea nazionale il 25 agosto scorso. Cinque, in particolare, gli articoli messi in discussione dal presule, perché contrari ai diritti umani. In essi, si promuove l’aborto in maniera “ambigua”, presentandolo come un’emergenza ostetrica e andando così anche contro il diritto all’obiezione di coscienza dei medici; si favorisce l’uso indiscriminato dei contraccettivi da parte dei minori, senza il consenso dei loro genitori; si impongono visioni di genere contrarie all’etica e alla scienza; si viola la dignità del corpo umano autorizzando la pratica dell’utero in affitto e si va contro il diritto all’identità sessuale, permettendo il cambio di sesso nella fase della pubertà. Nell’omelia della Messa celebrata il 30 agosto nella parrocchia di San Francesco di Assisi, dunque, l’arcivescovo di Quito ha chiesto al governo di porre il veto a tali articoli.

Il messaggio dell'arcivescovo ai fedeli 

Al contempo, monsignor Espinoza ha esortato i fedeli a “non mettere a tacere la verità” e a “non farsi ingannare”. “Non vogliamo un aborto a causa di una presunta emergenza ostetrica – ha spiegato - non vogliamo che i genitori perdano il loro ruolo nell'educazione sessuale dei loro figli, non vogliamo che i medici non possano esercitare la loro obiezione di coscienza all'aborto, non vogliamo surrogati che ledono la dignità stessa della donna e il senso della maternità, non vogliamo che qualcuno non possa decidere di farsi accompagnare professionalmente nella comprensione della propria sessualità biologica”.

Al governo: siamo una società che rispetta la vita

“Ascoltate la voce del popolo davanti ad una legge di morte – ha incalzato il primate dell’Ecuador, rivolgendosi alle autorità – guardate alla Croce di Cristo che è una Croce di vita, non di morte, e seguite l’esempio della Vergine Maria, Colei che porta in grembo la vita”. Infine, monsignor Espinoza ha concluso: "Siamo una società che rispetta la vita e la dignità dell'essere umano, non siamo una società di morte o che ama o cerca la morte. Non macchiamo le nostre mani con il sangue di innocenti. Difendiamo la vita e viviamo e agiamo secondo i nostri principî e valori”.

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04 settembre 2020, 08:25