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Nostra Signora di Aparecida, santuario in lotta contro il virus

Il blocco dei pellegrinaggi ed il timore per il futuro stanno mettendo in crisi il luogo santo mariano, uno dei più visitati al mondo. Ma la preghiera alla Vergine non si affievolisce, anzi aumenta. Padre José Ulysses da Silva: “La Vergine di Aparecida è sempre stata vista come la Madonna dei poveri,e delle persone investite dalle difficoltà della vita. La gente continua a rivolgersi a lei con estrema fiducia”

Federico Piana- Città del Vaticano

La Basilica di Nostra Signora di Aparecida si erge maestosa nella piccola cittadina di Aparecida, che si trova nello Stato di San Paolo, in Brasile. Il santuario, dedicato alla patrona del Paese, è una delle strutture religiose più visitate al mondo, stando agli ultimi dati registrati prima della crisi sanitaria: erano 13 milioni i pellegrini provenienti dai cinque continenti che vi si recavano ogni anno; in un solo fine settimana se ne arrivavano a contare più di 200 mila. Imponenti erano anche le celebrazioni eucaristiche con migliaia di persone in una chiesa che ne poteva ospitare 20 mila.

Il portavoce del santuario: con la pandemia, tutto è diventato deserto

Con l’arrivo della pandemia le cose, però, sono cambiate. I pellegrinaggi si sono interrotti, molta gente del posto non entra più nella basilica per timore degli assembramenti e quei numeri eclatanti si sono trasformati in un ricordo sfocato. “Oggi tutto è diventato un deserto” ammette padre José Ulysses da Silva, portavoce del santuario. “Non possiamo più permettere – spiega desolato – l’arrivo di pellegrinaggi organizzati. Ora, con la riapertura dopo il confinamento ed il rispetto del protocollo per la salute, possiamo accogliere al massimo un migliaio di pellegrini al giorno. Un numero davvero simbolico, di semplice rappresentanza”.  A prendere il posto delle migliaia di pellegrini ormai assenti, ci sono numerose famiglie locali che hanno riscoperto la preghiera e la partecipazione ai sacramenti. Una vera e propria grazia in un tempo di incertezza e paura.

Ascolta l'intervista a padre José Ulysses da Silva

I grandi pellegrinaggi sostituiti dall’uso dei media

La ripartenza dei grandi pellegrinaggi dovrà attendere molto tempo, forse sarà possibile solamente quando sarà diffuso un vaccino efficace. Intanto, per andare incontro alle esigenze spirituali dei fedeli saranno utilizzati i mezzi di comunicazione del santuario, che durante il lockdown si sono rivelati davvero utili, quasi imprescindibili: “Durante il confinamento – entra nel dettaglio José Ulysses da Silva- le celebrazioni sono state trasmesse dalla nostra tv, dalla nostra radio e dai nostri social: la partecipazione della gente è aumentata vertiginosamente. A quel punto, per dare modo a tutti di prendervi parte, abbiamo moltiplicato le messe”. Anche la festa della Vergine di Aparecida, che si celebrerà il prossimo 12 ottobre, si svolgerà soprattutto in modo virtuale, anche se sarà ammessa una piccola partecipazione fisica al santuario.

Cresciuta la preghiera alla Vergine

Nonostante le estreme difficoltà, la preghiera non si è mai affievolita. “Anzi – afferma José Ulysses da Silva- è cresciuta. La gente sente la presenza viva della Madonna. La Vergine di Aparecida è sempre stata vista come la Madonna dei poveri, dei neri, delle persone investite dalle difficoltà della vita. E nessuno ha mai ha pensato che la pandemia fosse un castigo divino. La gente viene al santuario per ringraziare la Madonna e per dimostrare fiducia in lei”. Una fiducia immensa che si concretizza con centinaia di intenzioni di preghiera, inviate ogni giorno al santuario anche tramite il telefono, che non smette di squillare neanche la notte.

Messa a rischio la piccola economia del santuario

La virulenta diffusione del virus sta lentamente cambiando anche la dimensione sociale ed economica del santuario e del comune che lo ospita. Il blocco dei pellegrinaggi, per entrambi, significa perdere entrate cospicue che stanno mettendo a rischio interi nuclei familiari la cui sopravvivenza diventa sempre più incerta perché legata ad attività ormai in completa crisi: dagli alberghi ai trasporti, dai ristoranti alle semplici botteghe di souvenir. Il solo santuario dà lavoro ad oltre 2000 dipendenti, un terzo dei quali ora è stato licenziato: “Non potevamo fare altrimenti – commenta José Ulysses da Silva-. Abbiamo perso le offerte dei pellegrini ed i nostri negozi interni sono chiusi. Un dramma per molte famiglie che vivono solo di questo”.

Devoti in aiuto da tutto il mondo

Fortunatamente, in tutto il mondo si sono mobilitati i devoti della Vergine che cercano di sostenere il santuario con le loro piccole ma frequenti donazioni. “Grazie a Dio, sono rimasti molto fedeli e ci stanno aiutando. Sono loro che ci permettono di mandare avanti la radio, la tv e di sostenere i collaboratori. Senza questo grande impegno non potremmo fare nulla” racconta José Ulysses da Silva, senza perdere la speranza. Perché se l’organizzazione e la struttura del santuario necessariamente si sono dovute piegare alle mutate necessità sanitarie, così non è stato per la sua intima essenza, alla quale è rimasto pienamente fedele.

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03 settembre 2020, 08:30