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Sudafrica, monsignor Sipuka: "Resistere alla cultura della corruzione"

Il richiamo del presidente della conferenza episcopale sudafricana a "resistere a coloro che vogliono un Sudafrica corrotto”, perché “la corruzione è contraria ai valori per cui ci battiamo come africani, come cristiani e come Paese democratico

Isabella Piro - Città del Vaticano

"I sudafricani ne hanno abbastanza della corruzione”, bisogna “resistere a questa cultura”: scrive così, in una nota pubblicata sul sito della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc), il presidente del medesimo organismo, monsignor Sithembele Sipuka. Negli ultimi tempi, infatti, nel Paese sono stati riscontrati diversi casi di corruzione, legati soprattutto alla gestione dei fondi stanziati per prevenire e curare il virus Covid-19. Tali episodi riprovevoli hanno scatenato “una crescente ondata di rabbia da parte dei cittadini”, nota il presule, facendo emergere nettamente la sensazione che il Paese non ne può più di simili situazioni. “Si tratta di una nuova ‘pandemia’, quella della corruzione – spiega Monsignor Sipuka – e cresce la sensazione che il Sudafrica venga conosciuto, nel mondo, come ‘il Paese della corruzione’, intesa come un vero e proprio stile di vita” che “plasma l’anima nazionale”. “Corruzione sta diventando sinonimo di Sudafrica – incalza il presule – Ma di fronte a questo tipo di cultura e di identità che ci viene imposta dai nostri leader, noi diciamo no, in quanto cittadini: non lasciamo che la cultura della corruzione caratterizzi il nostro Paese!”.

Le generazioni future

Il pensiero del presidente della Sacbc va, poi, alle prossime generazioni: “Dio non voglia che ricevano in eredità il patrimonio della corruzione! Dobbiamo essere risoluti nel rifiutare questo tipo di pratica”. L’appello di Monsignor Sipuka ai sudafricani, quindi, “non è tanto a lamentarsi” della situazione, quanto a “resistere a coloro che vogliono un Sudafrica corrotto”, perché “la corruzione è contraria ai valori per cui ci battiamo come africani, come cristiani e come Paese democratico: come africani, infatti, abbiamo a cuore il valore dell’Ubuntu, ovvero dell’umanità e della cura del prossimo; come cristiani, crediamo nel servire piuttosto che nell’essere serviti; come democratici, riteniamo responsabili i leader che eleggiamo, mentre chi è corrotto non si considera responsabile di fronte a nessuno”. Dal presidente dei vescovi sudafricani arriva, inoltre, l’esortazione a perseguire i colpevoli di corruzione e a far sì che, una volta detenuti in carcere, siano considerati come gli altri prigionieri, senza alcun trattamento di favore.

Il primo passo

Ma come combattere la corruzione? Monsignor Sipuka offre alcuni suggerimenti: “Il primo passo da compiere – dice – è prenderne coscienza; ciascuno di noi valuti quindi il modo in cui usa il potere, le risorse e la fiducia che gli sono stati assegnati”. Anche l’utilizzo di strutture pubbliche a scopo privato è corruzione, spiega il vescovo, così come mangiare senza esserselo guadagnato o avere una casa accogliente senza aver lavorato per essa. “Se la vediamo in questo modo – spiega il presule – potremo capire che la corruzione è sottilmente in agguato nella nostra vita quotidiana, nelle nostre case, nei nostri rapporti interpersonali. Anche quando non facciamo la nostra parte all’interno della famiglia o della comunità, compiamo una pratica corrotta”.

Diritti e bene comune

Inoltre, la corruzione ha due conseguenze preoccupanti, sottolinea il presidente della Sacbc: la prima è che essa impedisce di raggiungere “gli obiettivi del bene comune” e la seconda è che “blocca i diritti delle persone” e, in pratica, “porta all’ingiustizia”, “provoca un senso di malcontento”, lede “la coesione sociale e la fiducia nella leadership”, tanto che “molte persone non vanno neanche più a votare”. “La corruzione non favorisce la costruzione della nazione e deve essere affrontata con decisione – continua Monsignor Sipuka – Il tempo delle lamentele è finito, bisogna agire subito”, perché “non possiamo aspettare la fine della pandemia da Covid-19”.

Iniziare da se stessi

E il presule conclude: “Quando ci arrabbiamo con la corruzione, ricordiamoci che la lotta contro di essa inizia da noi. Nella nostra vita personale e nel nostro lavoro, non dobbiamo essere responsabili di atti e disposizioni che sanno di corruzione, altrimenti non abbiamo il diritto di parlare contro di essa”. “Questo – è il monito del vescovo sudafricano - vale anche per noi uomini e donne del clero, perché i resoconti e gli episodi di corruzione non ci mancano”. “Preghiamo – è l’auspicio conclusivo - di restare lontani dalla corruzione e di agire con integrità”.

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31 agosto 2020, 11:56