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Dai vescovi del Perù il programma pastorale per superare la pandemia

La Chiesa peruviana chiede una rete di solidarietà con la società civile e le autorità statali per affrontarea la crisi sanitaria creata dal Covid - 19. Al termine della Plenaria la Conferenza episcopale invia un messaggio in cui non manca di mettere in discussione le decisioni delle Istituzioni e di ringraziare coloro che si sono dati da fare per aiutare le tante persone sofferenti

Alina Tufani - Città del Vaticano 

"Come Chiesa vogliamo continuare a contribuire al Paese; perciò annunciamo l'inizio del Programma Pastorale "Resucita Perú, ahora!" il cui obiettivo è quello di promuovere e rafforzare l'azione di solidarietà, invitando una vasta rete della Chiesa, del mondo accademico e della società civile in dialogo con le autorità dello Stato, per superare la pandemia. Questo è l'annuncio della Conferenza Episcopale Peruviana (CEP) in un messaggio pubblicato ieri al termine della sua Assemblea Plenaria.

La compassione per tante famiglie delle vittime

Si tratta di un progetto pastorale che la Chiesa peruviana propone dopo aver riflettuto sulle sofferenze causate dalla pandemia, sulla necessità di conversione, soprattutto della vita politica minata dalla corruzione, e sulla profonda gratitudine e speranza che nasce dall'esempio di solidarietà e dedizione del popolo peruviano, martoriato dalla minaccia di Covid-19.  "Un nemico invisibile", dicono i vescovi, "un virus mortale, le cui conseguenze stanno causando un livello di sofferenza forse mai visto prima nel Paese e nel mondo intero.

"Afflitti" e "oppressi" dalla sofferenza di tante persone a causa della pandemia, i vescovi levano la loro preghiera ad invocare compassione e aiuto di Dio, soprattutto per tante persone che sui loro letti di malati e morenti non hanno potuto contare su un sostegno spirituale, come pure per tante famiglie che, oltre al dolore di aver perso i propri cari, non hanno potuto piangerli e congedarsi da loro in modo cristiano. Una situazione limite è stata quella dell'emergenza sanitaria, che purtroppo ha portato alla sospensione delle celebrazioni pubbliche dei sacramenti, ma non ha cancellato la preghiera quotidiana e fervente di tutta la comunità religiosa e dei fedeli, ai quali sono profondamente grati.

Approfondire il rapporto col Signore

In questo momento di prova imposto dalla pandemia e dalle sue conseguenze sulla vita personale e sociale, i vescovi chiamano i fedeli a "riflettere sul nostro rapporto con il Signore" e a "rivedere come ci siamo allontanati dall'amore di Dio", cioè un invito alla conversione che si rivolge in modo speciale a chi esercita l'autorità e dirige il destino del Paese. "Purtroppo ci sono tanti casi di corruzione, c'è chi antepone il guadagno personale al bene comune del popolo a lui affidato, rendendo la crisi un'occasione propizia per offendere e opprimere il popolo di Dio e dimenticare che questa vita passa e che, alla fine, saremo giudicati dalle nostre opere", avvertono i vescovi.

Ai politici: lavorate per il bene comune

In questo contesto, il CEP "chiede" ai politici di lavorare per i peruviani più poveri e sofferenti, per il bene comune che "è la pietra angolare di una politica con etica, una politica di servizio", e ricorda che il vero potere è il servizio. "I politici devono capire che la loro forza - sottolineano i presuli - sta nel servire la popolazione; devono capire che non sono lì per dire alla gente cosa fare, ma il contrario: per conoscere i loro bisogni e fare ciò che chiedono".

Il messaggio dell'episcopato peruviano si conclude con una riflessione sulla speranza basata sulle parole di Papa Francesco che nel 2017, durante la sua visita in Perù, disse al popolo peruviano, colpito dal fenomeno del Niño costiero, di non lasciarsi derubare della speranza. "Come peruviani, siamo orgogliosi di vedere la risposta generosa di tante persone per aiutare in questa situazione", dicono i vescovi che ricordano  tantiuomini e donne che hanno risposto con decisione, con coraggio e generosità all'emergenza, "i santi della porta accanto", come li chiama papa Francesco: "Vogliamo render loro omaggio e alzare la voce per dire: GRAZIE, FRATELLI!

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21 agosto 2020, 12:12