Una donna cristiana prega a Lagos, in Nigeria (Pius Utomi Ekpei / Afp) Una donna cristiana prega a Lagos, in Nigeria (Pius Utomi Ekpei / Afp)

Non si fermano le violenze in Nigeria: al via 40 giorni di preghiera

Invocare l’aiuto di Dio per porre fine alla crisi nazionale: per questo la Conferenza episcopale della Nigeria indice “40 giorni di preghiera per la salvezza del Paese” dal 22 agosto al 30 settembre. Una settimana fa anche Papa Francesco ha pregato per i nigeriani vittime di violenza ed attacchi terroristici. Padre Patrick Alumuku, direttore della comunicazione presso l'arcidiocesi di Abuja: "Tutti i nigeriani sperano nella pace in questo momento"

Andrea De Angelis e Isabella Piro – Città del Vaticano

Un Paese troppo spesso dimenticato, scenario di massacri davanti ai quali non si può tacere, eppure la cronaca che arriva dalla Nigeria viene trascurata anche a livello mediatico. Questa settimana combattenti jihadisti hanno preso in ostaggio centinaia di civili nella città di Kukawa, nella parte settentrionale del Paese. Un’avanzata che porta ad un progressivo controllo delle popolazioni sul territorio della regione del lago Ciad. In oltre dieci anni di violenze sono più di 36mila le vittime nella parte nordoccidentale della Nigeria. L’iniziativa dei “40 giorni di preghiera per la salvezza del Paese”, come si legge sul sito web della Recowa-Cerao, la Conferenza episcopale regionale dell'Africa occidentale – intende dunque invocare l’aiuto di Dio per porre fine a questa terribile crisi. Si concluderà il 30 settembre, vigilia della Festa dell’Indipendenza.

La preghiera quotidiana 

Nell’arco delle giornate i fedeli sono invitati a recitare quotidianamente a mezzogiorno, dopo la preghiera dell’Angelus, un Padre Nostro, tre Ave Maria ed un Gloria al Padre. Il 1° ottobre, invece, per celebrare l’indipendenza nazionale, i presuli nigeriani raccomandano di recitare il Rosario, in particolare i Misteri dolorosi. La preghiera è arrivata anche dalla finestra di Piazza San Pietro, proprio nel giorno dell’Assunta. Il Papa, al termine dell’Angelus, ha infatti ricordato la drammatica situazione che si sta vivendo nel Paese africano:

“Oggi – ha detto lo scorso 15 agosto – vorrei pregare in particolare per la popolazione della regione settentrionale della Nigeria, vittima di violenze e attacchi terroristici”.

L'enorme sofferenza della popolazione

"Sembra che si stia cercando di creare una grande crisi nel Paese, i vescovi tentano invece di percorrere la strada della pace ed è particolarmente importante questa preghiera, tutti i nigeriani sperano nella pace in questo momento". Così padre Patrick Alumuku, direttore della comunicazione presso l'arcidiocesi di Abuja, che nell'intervista a Vatican News rivela come "siano molte le uccisioni in questo periodo, in particolar modo nel Nord della Nigeria e specialmente tra i cristiani".

Ascolta l'intervista a padre Patrick Alumuku

"Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana i massacri continuano, ma non si fa niente", prosegue, sottolineando come "la sofferenza è tanta, nessuno può capire quello che sta succedendo. In qualche caso sono attaccate anche comunità di musulmani, ma vengono colpiti soprattutto i cristiani". "L'occupazione è lenta, ma progressiva: piano piano i combattenti incendiano le case, uccidono e così occupano i territori", afferma padre Alumuku.

La gratitudine verso Papa Francesco

"Tutta la Nigeria ha ricevuto la preghiera del Papa con gioia, perché per la prima volta in questo periodo abbiamo avuto un sostegno dall'estero", dice con emozione il sacerdote nigeriano, manifestando la gratitudine di tutta la comunità cristiana verso Francesco. "Veramente siamo grati al Papa, questo appoggio dà voce a quello che noi ripetiamo: la vita è importante, nessuno deve toglierla a nessun'altro, sia egli cristiano o musulmano". "Per questo - conclude padre Alumuku - le parole del Papa pronunciate per la Nigeria nel giorno dell'Assunta sono state accolte con gioia nel nostro Paese". 

I massacri non si arrestano

La decisione di indire un lungo periodo di preghiera scaturisce dunque dal clima di grave insicurezza e violenza che si respira nel Paese africano, a causa di attacchi perpetrati negli ultimi mesi da diversi gruppi militanti che, tra rapimenti e omicidi, hanno preso di mira i cristiani, tanto che da più parti si è parlato di “genocidio”. Una situazione che la Cbcn denuncia e deplora con forza, chiedendo al governo di “porre fine con decisione all’uccisione di persone innocenti”. “Siamo tutti stanchi di questa situazione – scrivono i presuli in una nota – I nostri cuori sanguinano e siamo sempre più preoccupati per i massacri in corso”.

L’appello alla classe politica

Di qui, l’appello alle autorità competenti affinché assicurino che “gli autori degli omicidi siano consegnati alla giustizia”, perché “dove non c’è giustizia non può esserci pace e dove non c’è pace, non può esserci sviluppo”. Soprattutto, la Cbcn ricorda che “non ci sarà mai uno sviluppo sostenibile costruito sullo spargimento di sangue di persone innocenti, brutalmente assassinate da fondamentalisti”. Invitando, poi, i leader politici a non strumentalizzare tali omicidi, i presuli ribadiscono: “La perdita della vita di qualsiasi nigeriano non aiuta a promuovere alcuna religione o alcun progetto politico”. Inoltre, guardando alle promesse fatte dal governo attuale durante la campagna elettorale, la Chiesa di Abuja richiama l’esecutivo a “sradicare la corruzione, garantire la sicurezza per la vita e la proprietà privata, far crescere l’economia, creare posti di lavoro e un ambiente favorevole allo sviluppo del settore privato”. Al contempo, i presuli evidenziano che il governo ha promesso ai nigeriani “un significativo aumento della fornitura di energia elettrica, un’assistenza sanitaria di qualità e a costi accessibili per tutti e il rinnovamento del settore dell’istruzione”. “Queste promesse sono rimaste un lontano ricordo”, scrive la Chiesa nigeriana, bensì siano “prioritarie”.

Perdono e riconciliazione 

Rivolgendo poi una preghiera a tutte le persone colpite dagli attacchi, i presuli si dicono fiduciosi in Dio per fare “ciò che è umanamente possibile così da assicurare ad ogni nigeriano prosperità e libertà”. “Dobbiamo esser strumenti di perdono e di riconciliazione – conclude la Cbcn - e camminare sulla via della giustizia e della pace per tutti nel Paese. Che Dio ci dia il coraggio di lavorare per questo e benedica la Nigeria”. Inoltre una Giornata di preghiera ecumenica nazionale è stata indetta per domenica 23 agosto dall’Associazione cristiana nigeriana (Can) che ha invitato tutti i fedeli ad aderire all’iniziativa. In particolare, in una nota a firma del Segretario generale, Daramola Joseph Bade, i membri della Can hanno esortato le chiese del Paese a dedicare, in quella data, almeno 15 minuti di tempo per offrire preghiere collettive.

 

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22 agosto 2020, 07:35