Cerca

Venezia, pandemia e ripartenza Venezia, pandemia e ripartenza  

Moraglia: riscoprire la virtù della speranza anche con piccoli gesti

La difficile ripresa dell'anno pastorale nella diocesi travolta dalla crisi sanitaria: il patriarca di Venezia in una lettera indica due proposte concrete per ripartire dalla carità fonte di speranza. Le sue parole sono rivolte anche alla politica italiana

Lisa Zengarini - Città del Vaticano

È un forte invito a riscoprire la virtù cristiana della speranza fondata sulla fede e che si concretizza nella carità quello lanciato dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia nella lettera pubblicata oggi per la ripresa dell'anno pastorale nella diocesi. Una ripresa che, a causa dell’attuale pandemia del Covid-19, si annuncia come “una traversata del deserto che non sarà facile”, ma che non deve indurre né al “facile sconforto”, né all’”ottimismo di maniera”, nella consapevolezza che “Gesù risorto non abbandona coloro che si affidano a Lui”, scrive il Patriarca nel documento. Solo guardando a questo elemento “essenziale”, “il Signore risorto che vive nella Chiesa”, essa può essere “segno di speranza” in questi tempi di Coronavirus. Una speranza che non può prescindere dalla “solidarietà concreta, visibile e quotidiana”.  “Oggi – osserva il Patriarca Moraglia - il pensiero sociale della Chiesa è attualissimo: partire dall’uomo vuol dire partire dalle virtù morali, che non possono essere separate da quelle teologali”.  L’esortazione è dunque, con le parole di Papa Francesco, a farsi “contagiare” dall’amore e all’ottimismo, la cui “essenza”, come diceva il teologo tedesco Dietrich Bohnoeffer, “non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano”.

Fare rete contro il rischio di ribellione sociale

La riflessione del Patriarca Moraglia parte dalla constatazione delle pesanti ricadute sociali ed economiche dell’emergenza Covid-19 in Italia, che si è innestata in una situazione già critica, segnata da povertà e precarietà di fasce sempre più ampie della popolazione. Il pericolo maggiore – evidenzia - è la tenuta sociale del Paese, dove malumori sociali diffusi, già rilevati in questi ultimi anni dagli studi del Censis, rischiano di degenerare in ribellione. Contro questo pericolo - sottolinea la lettera - tutti sono chiamati a fare la loro parte: “Pubblico, privato, imprese, associazioni, volontariato, sono, quindi, chiamati a fare rete, evitando polemiche pretestuose e garantendo quanti hanno minori tutele e risorse. Tutti dobbiamo contribuire a riscoprire e ricostruire il tessuto sociale”. Il patriarca Moraglia si rivolge in particolare al mondo politico: “Come cristiani e cittadini, domandiamo una politica meno litigiosa e più coesa nelle decisioni che riguardano il Paese, ossia, tutti noi; una politica che parli meno attraverso i social e i facili slogan, e più attraverso i fatti e il buon senso”.

Adottare un " invisibile"

Per affrontare la nuova emergenza sociale, il Patriarca Moraglia propone quindi alla comunità ecclesiale due “piccoli” gesti concreti che “rispondono alla logica evangelica della vedova che, avendo gettato pochi spiccioli nel tesoro del Tempio ha materialmente dato meno di coloro che l’hanno preceduta, ma che, in realtà, Gesù ci dice aver dato molto di più di chi vi aveva gettato grandi somme”. Il primo “è adottare in modo simbolico, ma realissimouna persona che per le sue condizioni sociali risulta invisibile. Le modalità, ovviamente, saranno differenti secondo le disponibilità: si potrà, quindi, inserire nella propria spesa settimanale uno o due generi di 'conforto' da destinare a chi da solo non ce la fa… E tale carità spicciola - scrive - a ben riflettere, non ci priva di nulla e attira su di noi la benedizione di Dio”.

Aprire le parrocchie alle scuole 

Il secondo gesto concreto è aprire le strutture parrocchiali alle scuole per offrire degli spazi in più, in considerazione delle attuali difficoltà ad accogliere tutti gli studenti rispettando la distanze di sicurezza. La ripartenza del mondo della scuola è infatti “un importante banco di prova per l’intero Paese” e “fallire in tale ambito sarebbe un segnale negativo per tutti”, evidenzia il Patriarca, ricordando come l’insegnamento a distanza penalizzi chi non ha i mezzi economici e tecnologici per parteciparvi con profitto. La Chiesa di Venezia può dunque contribuire anche in questo ambito,  mettendo a disposizione i suoi spazi per attività didattiche e formative.

Sforzi politici condivisi

Moraglia si rivolge infine alle forze politiche .“Nel riconoscere gli sforzi positivi”, sinora compiuti, il Patriarca sottolinea tuttavia “la necessità di operare in modo più condiviso” e soprattutto di una “strategia” che guardi alle future generazioni: “È compito della politica operare una sintesi capace di progettualità, mirando non al facile consenso ma ad interventi ‘strategici’, in grado di ‘pensare’ il futuro oltre l’orizzonte dell’oggi. Non possiamo consegnare ai nostri giovani un paese gravato da un ingente debito pubblico, da disoccupazione e senza una visione e un sogno”.

La lettera pastorale conclude con l’auspicio che il prossimo 1600.mo anniversario della fondazione di Venezia sia “in questo contesto di ripartenza sociale ed economica” l’occasione “per progettare il suo futuro di città unica che sorge dall’acqua e, insieme, di città universale che appartiene al mondo intero”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

27 agosto 2020, 07:42