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Come si vive la fede nella pandemia? Un’indagine lo svelerà

Tre i continenti coinvolti nella ricerca ideata dalla Pontificia Università Urbaniana. I risultati resi noti nelle prossime settimane. Il professor Elias Frank, direttore della rivista d’ateneo ‘Ius Missionale’ : “Dai primi dati emerge grande paura ma anche speranza e forte generosità”

Federico Piana- Città del Vaticano

Migliaia di cristiani sparsi tra Africa, Asia ed Oceania ai quali sono state rivolte numerose domande con un unico obiettivo: conoscere come si sta vivendo la fede in tempo di pandemia. L’idea è nata all’interno della Pontificia Università Urbaniana che ha lanciato un’indagine on line nei tre continenti che ricadono sotto la giurisdizione della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, da cui dipende anche la stessa università. I risultati definitivi saranno resi noti dopo il 15 agosto prossimo, data nella quale si concluderà la raccolta dei questionari.

Indagine con spirito missionario

“A volere questa indagine – spiega il professor Elias Frank, direttore della rivista d’ateneo ‘Ius Missionale - è stato il nostro consiglio di redazione. La nostra è una università missionaria e abbiamo il desiderio di sapere in che modo i fedeli di Asia, Africa ed Oceania hanno reagito alla crisi imposta dal virus. A rendere più interessante la questione è il fatto che in questi tre continenti la presenza dei cristiani è minoranza”.

Ascolta l'intervista al professor Frank

Non solo risposte ma anche messaggi di speranza

Il professor Frank anticipa alcuni contributi che sono arrivati durante la raccolta dei dati: non solo le risposte alle domande ma anche messaggi, foto e video che testimoniano come i credenti abbiano sostenuto la fede con iniziative personali e comunitarie. “Ad esempio - rivela il professor Frank- una persona dalla Corea del Sud ha scritto: anche se le strutture ecclesiali sono state chiuse, noi siamo la chiesa e noi dobbiamo rimanere aperti. Poi ci è giunta una foto bellissima di un neonato in braccio a suo padre che simboleggia la speranza, che inneggia al futuro”.

Dai questionari paura e generosità

I dati che stanno arrivando agli organizzatori dell’indagine fanno emergere con forza, tra le altre cose, le conseguenze che il lockdown ha provocato alle comunità ecclesiali. Un aspetto davvero molto toccante, sostiene il professor Frank: “In molti ci hanno confidato di aver perso ogni mezzo di sussistenza. Cose dolorose da leggere. Però, nello stesso tempo, le stesse persone raccontano di una grande generosità riversata nei confronti degli altri. Dall’India è stata inviata una foto che narra di una diocesi che ha creato un comitato per aiutare chi non ha più nulla, chi ha perduto i mezzi per sopravvivere”. Un ottimo segno per la Chiesa perché, dice il professor Frank, “la fede è viva se c’è la carità. Se non c’è la carità la Chiesa è solo ritualità”.

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11 agosto 2020, 14:38