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Covid, “in Pakistan c’è gente che non mangia”

Il vescovo di Faisalabad, monsignor Indrias Rehmat, descrive la situazione nel Paese che conta 300 mila contagi e oltre 6 mila morti da coronavirus: le risorse sono poche, la Chiesa fa il possibile ma la pandemia ha impoverito molti e “quando i beni di prima necessità sono negati la gente ruba e scippa”

Anna Poce – Città del Vaticano

Perdita di posti di lavoro a tutti i livelli – dal precariato ai posti di tipo impiegatizio – perdita dei raccolti. “La gente ha paura, ci sono persone che devono fare a meno dei pasti e quello che mangiano spesso non è un pasto vero”. E anche le ricadute sociali in termini di aumento della criminalità sono evidenti. È il quadro preoccupante che traccia monsignor Indrias Rehmat, vescovo di Faisalabad, in Pakistan. La sua testimonianza, raccolta da Aiuto alla Chiesa che soffre britannica si concentra sulla crisi alimentare del Paese che la pandemia ha reso più acuta.

La Chiesa pakistana cerca di porre rimedi ma l’impresa supera le forze. “Abbiamo chiesto alla gente di venire da noi – racconta il presule – ma il problema è che non abbiamo abbastanza risorse. Il denaro che le nostre parrocchie avevano non c'è più. I fondi sono diminuiti, perché tante persone non possono venire in chiesa a causa del Covid-19".

In una situazione del genere, monsignor Rehmat ha messo in guardia sul pericolo dei disordini sociali. "Quando i beni di prima necessità sono negati – ha affermato – la gente ruba e scippa” e il timore ulteriore è che “quando l'isolamento qui verrà revocato, aumenterà il rischio di un comportamento criminale”. In Pakistan i decessi a causa del Covid-19 sono più di 6.150, con quasi 290 mila casi confermati, anche se i test, informa il vescovo di Faisalabad, non sono così diffusi come si spererebbe.

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18 agosto 2020, 10:24