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Oggi il ricordo di San Benedetto. Hollerich: “In Europa la pace è in crisi”

Nel giorno della memoria liturgica di San Benedetto, patrono d’Europa, l’arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea, riflette sullo stato del continente alla luce del messaggio, ancora attuale, del monaco-santo: “I popoli europei, impauriti, sono alla ricerca di una nuova identità. Parlare di radici cristiane senza accogliere i migranti diventa una bugia”. Il tweet di Papa Francesco

Federico Piana- Città del Vaticano

"San Benedetto, patrono d’Europa, mostri a noi cristiani di oggi come dalla fede sgorga sempre una speranza lieta, capace di cambiare il mondo". Così scrive Papa Francesco in un suo tweet di oggi, giorno in cui si fa memoria liturgica del Santo proclamato patrono d'Europa. La sua festa diventa una buona occasione anche per riflettere sulla reatà attuale del Vecchio continente.

Il messaggio di San Benedetto può ancora ispirare l'Europa

La pace europea a rischio, i popoli in ricerca affannosa di una propria identità cancellata da un cambio repentino di civilizzazione, la nascita di un nuovo egoismo in tutti i Paesi del continente, l’idea delle radici cristiane da riattualizzare con una parola di profezia. Il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea, non si tira indietro e accetta di spiegare che il messaggio del monaco-santo - il quale “contribuì a portare il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure di Polonia” come ricordò Paolo VI nella sua lettera apostolica Pacis Nuntius del 1964 - ancora oggi può essere un valido aiuto per uscire da una crisi ormai divenuta endemica. E che l’attuale pandemia ha solo evidenziato con dolorosa preoccupazione.

Ascolta l'intervista al cardinale Hollerich

Eminenza, oggi l’Europa è più che mai alla ricerca di una propria identità: il messaggio di San Benedetto può essere ancora utile per la costruzione di una comunità di popoli migliore?

R.- La sua domanda è molto importante. E’ vero: l’Europa sta cercando una nuova identità. Ci troviamo in un tempo di grande cambiamento della civilizzazione e la gente ha paura. San Benedetto ci mostra che la vera identità potrà essere trovata se noi saremo aperti alla vocazione di Dio. Dio che ci chiama ogni giorno, ogni momento della nostra esistenza. E San Benedetto ha accettato tutto questo: ha fatto qualcosa di nuovo in Europa. Dunque, non è stato tradizionalista. Ha realizzato un’interpretazione della Sacra Scrittura seguendo i monaci dell’Egitto e così è riuscito a dare un’identità propria all’Europa: un’identità cristiana.

Il messaggio di San Benedetto può essere d’ispirazione, d’aiuto, anche per il rafforzamento di una collaborazione tra società civile e comunità ecclesiale per raggiungere l’obiettivo di una Europa più giusta, equa e sostenibile, come recentemente avete richiesto al Consiglio dell’Unione Europea?

R.- Anche questo penso che sia molto vero. San Benedetto ha creato una società giusta, la società dei benedettini era una città giusta. E noi, dopo il Concilio Vaticano II, sappiamo che il laicato è il centro della riforma della Chiesa, il centro di quelli che sono vocati veramente. Allora, come San Benedetto, anche noi dobbiamo lavorare per una società più equa. L’Europa sarà cristiana se ritroverà l’importanza della giustizia, dell’eguaglianza, della sostenibilità. Noi dobbiamo anche essere giusti nei confronti delle nuove generazioni. Abbiamo bisogno di una giustizia inter-generazionale: dobbiamo lasciare ai giovani una terra nella quale possano abitare, vivere, essere felici e trovare il senso della loro vita. Questa è una vera chiamata alla giustizia e trovo che persone come San Benedetto siano un’ispirazione profonda.

San Benedetto è stato non solo messaggero di pace e maestro di civiltà ma anche “araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente” come ricordò Paolo VI. Le radici cristiane dell’Europa sono ancora un valore da affermare e rivendicare?

R.- Credo che le radici cristiane dell’Europa ci siano ed è facile, per chiunque abbia un senso della storia, vedere che l’Europa è basata sul cristianesimo. Ma nello stesso tempo penso che noi raccontiamo sempre dell’ importanza delle radici cristiane senza aggiungere una parola di profezia che apra al futuro. La nostra comunicazione diventa un po’ pesante, una ripetizione. E la gente non si rivolge a noi per avere interpretazioni del passato ma ci guarda per aprire l’avvenire. Dunque, ripeto: le radici cristiane ci sono e qualche volta dobbiamo parlarne. Ma per aprirci al futuro, per sentire la chiamata di Dio, oggi. Perché Dio continua a chiamarci, ad interpellarci.

Dalla regola di San Benedetto, traspare un profondo rispetto per la dignità di ogni essere umano: un aspetto che diversi Paesi europei sembrano aver dimenticato nei confronti dei migranti. Come si può riscoprire e attualizzare questa regola del monaco-santo?

R.- Questo è molto importante! Soprattutto nel periodo della pandemia che stiamo vivendo, l’Europa è divenuta un po’ più povera, insicura ed è nato un nuovo egoismo. Noi non vogliamo vedere la situazione terribile nella quale si trovano i migranti. Tutto ciò che è accaduto intorno a Malta e all’Italia in questi ultimi giorni ne è un segno. Se la nave dell’Unione Europea non salva la gente che è in mare, se noi quei migranti li facciamo ritornare in Libia pur conoscendo le condizioni che ci sono in quella terra, allora perdiamo il cuore dell’Europa, allora parlare delle radici cristiane dell’Europa diventa una bugia. Noi non possiamo essere cristiani senza avere nel cuore la gente che ha bisogno d’aiuto. San Benedetto, forse senza saperlo, ha creato il primo sistema sociale europeo: la gente che non aveva figli si rivolgeva ai suoi monasteri che assicuravano vitto e alloggio. Ecco, dobbiamo ritrovare questo senso sociale che deve diventare davvero globale.

La vita monastica pensata e voluta da San Benedetto è improntata alla conquista e alla tenuta della pace. Secondo lei, attualmente, in Europa la pace è in crisi o sta per essere minacciata?

R.- La pace, politicamente, è in crisi in Europa. Se l’Unione Europea diventa più debole – e sappiamo che c’è il populismo che vuole indebolire l’Europa – allora la pace sarà minacciata. Ma è in pericolo anche la pace del cuore. Ieri sera, ho parlato con tanti giovani. Ho voluto sentire ciò che avevano da dire. Non erano, in particolare, giovani cristiani che vanno a messa ma giovani normali, di oggi: ho notato che non hanno più la pace del cuore. Penso che si debba proclamare il Vangelo a tutta questa gente senza pace e mostrare, con le nostre comunità cristiane, che la pace è possibile ma è soltanto un dono di Dio. Noi dobbiamo preparare il terreno per la pace che però solo Lui può dare.

 

Ultimo aggiornamento alle ore 13.30

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11 luglio 2020, 09:01