Celebrazione della Messa in tempo di coronavirus Celebrazione della Messa in tempo di coronavirus 

La Chiesa italiana lavora al post-Covid tracciando un cammino comunitario

In una lettera ai vescovi, la Presidenza della Conferenza episcopale italiana getta le base per nuove forme di presenza ecclesiale, rinnova il suo grazie ai tanti che si sono impegnati in tempo di pandemia per far sentire la vicinanza della Chiesa e disegna il futuro con il maggiore coinvolgimento di genitori, giovani e adulti

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

La pandemia non sia solo un elenco di protocolli da rispettare ma “un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente”. E’ uno dei passaggi della Lettera che la Presidenza della Cei ha indirizzato ai vescovi italiani in vista della ripresa autunnale delle attività pastorali, “necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica, alcune delle quali legate a valutazioni regionali”. L’invito chiaro, frutto di un confronto nell’ultima riunione della Presidenza, è quello di lavorare insieme anche a tutti coloro – sacerdoti e catechisti – che hanno sperimentato forme nuove di vicinanza, mantenendo “i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali”.

Più coinvolgimento

Serve ora un passo in avanti, c’è l’urgenza – scrive la Presidenza Cei – “di progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggior coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale”. Si è notato infatti che il ritorno alle celebrazioni è stato “segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato”. Da qui l’invito a discernere su ciò che è veramente essenziale, cogliendo l’occasione della consegna della nuova edizione del Messale Romano, “opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita”

I sacramenti

Dignità e sobrietà sono le caratteristiche per celebrare i sacramenti in ambito comunitario e nel rispetto delle indicazioni sanitarie. Per la Cresima, “in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando”. La stessa attenzione “sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati”. Sulla presenza dei cori e dei cantori, si attendono invece indicazioni dal Ministero dell’Interno, mentre sulla possibilità di derogare al numero di 200 persone presenti nei luoghi chiusi, la decisione è affidata dal Comitato tecnico-scientifico alle singole Regioni. Per guidare le attività pastorali, sottolinea la Cei, dovrà essere scelto un diverso criterio, sul quale gli Uffici catechistici stanno lavorando, non più il “si è fatto sempre così” ma uno sguardo rivolto alle nuove possibilità che il tempo attuale offre.

Il nuovo volto della Chiesa

“Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima – conclude lettera – la riunione autunnale del Consiglio Permanente e l’Assemblea Generale (prevista a novembre) dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro”.

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23 luglio 2020, 14:45